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scovile, non è più possibile ricuperare i progetti.

Tale fatto si verifica anche per chiese fuori porta,

come ad esempio la chiesetta di S. Michele Arcan-

gelo voluta dai parroci del Sacro Cuore di Gesù e del

Patrocinio di S. Giuseppe, di cui si ignora anche il

nome del costruttore, che pure si rivela ben dotato

di

cultura medioevalista e attento all'inserimento della

modesta struttura in quello che allora — prima della

fondazione dell'Ospedale di S. Giovanni detto

Molinette » — era un borgo di carattere modesto

e semirurale. In taluni casi, la fortuna aiuta come,

per esempio, nel caso della chiesa del Patrocinio

di S. Giuseppe di via Biglieri, di cui si ha idea di

quello che sarebbe stato il suo aspetto se i fondi

fossero bastati, in quanto, una veduta d'insieme

congetturale si ricava da una medaglia coniata ai

tempi della fondazione.

E tuttavia chiaro che la committenza — sia essa

rappresentata dal parroco, che da un benefattore,

che da un gruppo di parrocchiani punta molto

sulla funzione di emergenza simbolica dominante il

quartiere e talora anche sulla funzione di prestigio e

decoro.

Una storia esemplare in questo senso è data dalle

vicende intercorse tra la stesura del progetto e il

definitivo assetto della chiesa di Nostra Signora

del Suffragio e di S. Zita, comunemente detta di

S. Zita (

8

) nel popoloso borgo di S. Donato dove la

compagnia del Suffragio intraprese iniziative diver-

se dal Conservatorio, opera di Pietro Fenoglio, al

vasto collegio adiacente alla chiesa. Inizialmente la

costruzione era stata affidata ad Edoardo Arborio

Mella per cui il ricorso alla purezza dello stile me-

dioevaleggiante significava un richiamo all'antica

spiritualità e, in questo senso appunto, va letta la

facciatina in cotto a filo sulla strada cui si allineava-

no le modeste case del quartiere. Un taglio ben di-

verso fu impresso, nel prosieguo dei lavori dal

committente Faà di Bruno il quale, confortato dal

ricordo dei fasti del barocco, non solo crea un ridon-

dante interno tutto ori, stucchi e marmi, ma soprat-

tutto innalza una monumentale cupola e un altissimo

campanile sfavillante di curiose policromie, inten-

dendo dare alla chiesa uno spettacolare risalto per

farne il polo di smaglianti gioie paradisiache nella

cupa atmosfera del quartiere.

Siamo a questo punto, già nelle spire di quell'e-

clettismo senza respiro che troverà credito anche in

altri borghi periferici, si pensi, ad esempio alla

Chiesa di S. Gaetano del Regio Parco per cui l'inge-

gnere Rivetti saccheggia quanto di prezioso si trova

nelle antiche tradizioni di stili diversi perché la chie-

sa assuma risalto nei confronti della mole della Ma-

nifattura Tabacchi e delle povere case nei pressi del-

l'ansa del canale.

Ritornando per un momento alle tensioni del

neogotico più verace, l'unica costruzione sacra pre-

vista nel piano di ingrandimento dei nuovi quartieri

fu la chiesa di S. Giulia per Borgo Vanchiglia (

9

). II

piano di Alessandro Antonelli prevedeva infatti un

considerevole spazio per l'edificio sacro (

10

) che egli

sperava di poter costruire con una mole così gran-

diosa da competere con lo stesso Duomo. L'iniziati-

va non andò a buon fine causa l'eccessiva spesa e,

dopo anni di discussioni e diatribe, la chiesa fu affi-

data a Gianbattista Ferrante, il quale costruì in forme

goticheggianti la chiesa, un vasto chiostro e la ca-

nonica valendosi di un sapiente inserimento nell'abi-

tato e di un intelligente collegamento col Borgo di

Po in quanto la facciata, centrata sulla via Giulia di

Barolo, oltre corso S. Maurizio, punta su Piazza

Vittorio e da questa sua posizione la chiesa riceve

respiro e leggibilità al di là del puro dato analitico.

Per contro la piazza retrostante, dominata dalla chie-

sa colle sue pertinenze, specie nei giorni di mercato,

ha un affascinante sapore di vecchio borgo.

Se dal filone medioevaleggiante si passa al gusto

eclettico vero e proprio, vediamo come i particolari,

desunti dalle diverse epoche del passato, vengono

ricreati finalizzandoli alle esigenze urbane di decoro

e di prestigio, così la chiesa nasce strettamente lega-

ta col tessuto abitativo, sia che si tratti di una nuova

costruzione, che di una ristrutturazione quale, ad

esempio, la chiesa e la Canonica di S. Maria degli

Angeli (

11

). La chiesa, insomma, diviene un servi-

zio un po' appartato e discreto — per una popola-

zione borghese di taglio medio e, proprio la scelta

libera degli stili, impeccabile dal punto di vista tec-

nico, permette l'assimilazione dell'edilizia religiosa

a quella civile.

Come appunto S. Maria degli Angeli

(11)

col suo

apparato decorativo di finissima eleganza stabilisce

un rapporto colle vicine costruzioni di Lombardi,

Riccio e Petiti, così, sempre

il

Ceppi, intona le sue

chiese col quartiere, dalla già citata chiesa di S.

Tommaso alla ristrutturazione della Chiesa delle

Sacramentine in chiave col gusto classicheggiante

del quartiere, fino alle soluzioni del Sacro Cuore di

Maria, dove al di là di ogni spunto contenutistico

gotico, si sviluppano spunti iconologici sintesi delle

moderne tecniche costruttive altrimenti usati nella

non distante stazione di Porta Nuova. Si vedano,

ad esempio, l'espressività delle guglie connessa col

freddo calcolo della riinvenzione degli elementi, o i

particolari decorativi dell'immane rosone o ancora il

tono da congegno meccanico istituito dal ritmo del

tiburio. In questo caso la chiesa ha il privilegio di

affacciarsi su una piazza e diviene naturalmente polo

aggregante di altri servizi, i Bagni Pubblici le cui

connotazioni liberteggianti non stonano di fronte a

quella artificiosità sapiente perseguita con estrema

tensione; in un altro caso, la Chiesa del Redentore fa

da contrappunto alla Casa Benefica per i Fanciulli

Derelitti, tra case di abitazione di un certo livello.

Col pieno eclettismo, spesso, comunque la chie-

sa viene a perdere la sua funzione emergente e fa

corpo colla struttura abitativa del quartiere; la sua

posizione discreta è in vie laterali, basti pensare alla

Chiesa di S. Barbara di Pietro Carrera, al S. Antonio

del Porta o ancora alla Chiesa degli Angeli Custodi

del Tonta, quest'ultima all'ombra del grande casa-

mento Gani, opera di G.A. Reycend che mantiene il

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