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dove i Valdesi svolgevano un'attiva opera di evangelizzazione.

La costruzione della chiesa, attestata sul corso e definita dalle

quinte architettoniche del Collegio e della parete della casa ac-

canto con finte architetture è opera di Edoardo Arborio Mella e

dell'ing. C.M. Vigna, la sua inaugurazione nel 1882 fu un

momento di alta tensione di cultura medioevaleggiante (cfr.

INNAURATO,

op.

cit.).

Edoardo Arborio Mella (1808-1884) vercellese, continuò

l'opera del padre Carlo finalizzata alla conservazione del patri-

monio, soprattutto architettonico e fu segretario perpetuo della

scuola Per il gratuito insegnamento del disegno» istituita a

Vercelli col lascito di un altro membro della sua avita famiglia.

Edoardo aveva cominciato la sua attività di critico e di studioso

assai tardi pubblicando nel 1857 il libro

Elementi di architettura

in

cui condensò la sua esperienza di lunghi viaggi. Era, insom-

ma all'altezza di quei tempi in cui, mentre le notizie arrivavano

più velocemente, la gente viaggiava e la vivacità della cono-

scenza si rifletteva dalla creazione alla conservazione al restauro

come del resto stavano a comprovare — accanto alla sua opera

— quella di D'Andrade e Brayda.

(7) A Luigi Formento (1815-1882), allievo del Bonsignore

e che conserva della lezione del maestro la nettezza d'impianto e

l'ariosità compositiva, si deve il Tempio Valdese (in collabora-

zione col generale Beckwith, 1851) affacciato sul Viale del Re e

affiancato a destra da un interessante edificio a giorno allora

dedicato a scuola (oggi non più a uso religioso) e la chiesa di

S. Secondo che è da considerarsi il suo capolavoro. La chiesa

colle sue due canoniche e l'alta torre campanaria, sempre in stile

si esalta nel paramento in cotto e, all'animazione esterna segna-

ta da guglie e pinnacoli corrisponde un interno di grande fascino

nella palpitante penombra. Fatto curioso resta la sua produzione

civile fitta, ma non rilevante, che permane in un ambito di gusto

classicheggiante.

(8) Del dissidio vivace tra il progettista e il committente

resta un carteggio studiato da ENNIO INNAURATO

(L'opera in-

gegneristica ed architettonica di Faà di Bruno nett'inserimento

dialettico del revival storico torinese espresso datla cultura

architettonica di Arborio Mella,

in Bollettino Società di Ar-

cheologia e Belle Arti », n.s., nn. 32, 33, 34, 1978), che sotto-

linea come per Faà la povera spiritualità presente nel borgo

aveva bisogno di punti evidenti e manifesti ove appoggiarsi e

ove far convergere la propria sensibilità religiosa, esprimentesi

in forme di devozione e di pietà, particolarmente bisognose di

riferimenti vistosi». Invece Arborio Mella considerò un grande

tradimento le modifiche liberamente aggiunte sia all'interno che

all'esterno e giunse a scrivere: « ... ma lo sconcio più grave

recato alla costruzione consiste nel modo barbaro e strano con

cui ne fu sfigurata la cupola esternamente. Anzitutto, scelte per

coprirla, tegole in cemento, pare che il fabbricante di queste

abbia voluto profittarsene per dare un saggio e fare una esposi-

zione di colori vivaci che nei prodotti di quel materiale si posso-

no ottenere, ed una volta entrati in simile via di coraggioso

policromismo, si tinteggiarono con procaci ocre gialle e rosse le

pareti verticali, che s'erano forse elevate in muro ordinario in-

vece che fare il paramento laterizio, che era chiesto dalla natura

della costruzione e dal nesso inscindibile fra cupola e facciata,

che erano le parti più visibili dell'esterno rimanendo chiusi i

fianchi in cortili privati» (cfr.

La Chiesa detla Madonna del

Suffragio in Torino,

Estratto da « Ingegneria civile e le arti

industriali », III, 1876, n. 1-4).

(

9

) La scelta del Ferrante da parte della Marchesa Giulia di

Barolo viene fatta in base alla religiosità il che fa osservare ad

ANDREINA GRISERI e ROBERTO GABETTI,

L'Architettura dell'e-

clettismo: un saggio su Giovanni Schetlino,

Einaudi, Torino,

1973): la scelta dei progettisti si faceva sempre più ristretta:

non interessava ormai l'architetto uscito da una grande scuola o

di sperimentata cultura al pari di Antonelli e di Canina, né era

richiesto il competente diocesano esperto in imprese laiche

come Schellino, occorreva un architetto religioso tipo il Ferran-

te per conseguire risultati tristi ed opachi ». Anche se, per quan-

to riguarda le scelte sia del Mella che del Ferrante il motivo

della religiosità diviene primario, mi sembra un giudizio troppo

severo per G.B. Ferrante cui si deve anche tutta una serie di

pregevoli architetture civili dalla perduta palazzina Tornielli alla

casa di Piazza Solferino 3.

(IO) Il piano di ingrandimento di Vanchiglia di Alessandro

Antonelli era stato approvato nel 1846, ma gli abitanti del pove-

ro Borgo continuarono a gravitare sulla parrocchia della SS.

Annunziata; solo dopo il colera del 1854 che attirò su questo

territorio l'attenzione della Municipalità determinando l'apertu-

ra di nuove vie e l'interramento del canalone detto Fogna dei

Canonici e la chiusura del Cimitero Israelitico, venne ventilato

il desiderio di fondare una nuova parrocchia. L'Antonelli pro-

gettò un edificio monumentale a tre navate di sessanta metri per

trenta destinato ad emergere grandiosamente, ma rivelatasi fa

spesa eccessiva e rifiutando il Municipio di concorrervi, né d'al-

tro canto accettando l'architetto di ridimensionare per esigenze

più modeste l'edificio sacro, si arrivò agli anni Sessanta senza

nulla di fatto (cfr. GIACOMO TRUCCHI,

Retazione storica dell'e-

rezione delta chiesa di Santa Giulia in Vanchiglia,

Torino,

1869).

A proposito della grande fioritura di chiese in questo perio-

do di trasformazione industriale (cfr. ENNIO INNAURATO

op.

cit.).

Sarebbe da verificare la corrispondenza tra i fenomeni spi-

rituale e quello industriale anche nelle tradizioni cattoliche come

Max Weber ha fatto per quelle protestanti.

(11) Per quanto concerne l'assetto della città in questi anni

si veda:

VERA CoMOLI MANDRACCI,

Torino,

Laterza, Roma-Bari

1983.

GIOVANNI MARIA LUPO e PAOLA PASCHETTO,

La città tra

Otto e Novecento: la trasformazione urbana,

in

AA.VV

.,

Tori-

no città viva,

1980.

(12) Cfr. MILA LEVA

PlsTol,

Torino. Mezzo secolo di ar-

chitettura,

1969 e dello stesso autore

L'architettura dell'ectetti-

smo a Torino,

Piazza editore, Torino (in corso di stampa).

(

13

) Impossibile comunque esaminare tutte le costruzioni

religiose sorte in questi anni, ma per dare un'idea dell'impor-

tanza del fenomeno ne diamo un elenco pur non completo delle

più importanti; di un certo numero di esse si tratta nell'opera più

completa sull'edilizia religiosa del secolo scorso di G.I. AR-

NEUDO,

Torino sacra,

Torino, 1898.

Beata Vergine delle Grazie (Crocetta) (G. Ferrari d'Orsara,

1889).

Gesù Nazareno, Via Duchessa Iolanda (Giuseppe Gallo, 1913).

Immacolata Concezione, Via Nizza (Enrico Mottura, 1909).

Madonna degli Angeli, Via Carlo Alberto (ristrutturata da Carlo

Ceppi).

Basilica-Santuario di Maria Ausiliatrice, Via Cottolengo (Spe-

zia, 1868).

Nostra Signora del Buon Consiglio, Via Curtatone (Giovanni

Salvadori di Wisenhof, 1911).

Nostra Signora della Pace, Via Malone (don Mossotto, 1892).

Nostra Signora della Salute, Via Vibò 27 (Angelo Reycend,

1913).

Nostra Signora del Suffragio, Corso Casale (Giovanni Battista

Ferrante, 1874).

Nostra Signora del Suffragio e S. Zita (Edoardo Arborio Mella e

Francesco Faà di Bruno, 1876).

Patrocinio di S. Giuseppe, Via Biglieri (1920).

S. Alfonso, Corso Tassoni (Giuseppe Gallo, 1895).

SS. Angeli Custodi, Via Amedeo Avogadro (Giuseppe Tonta,

1884).

S. Antonio da Padova, Via S. Quintino (Porta, 1883).

S. Barbara, Via Assarotti (Pietro Carrera, 1869).

S. Be

rn

ardino, Via S. Paolo (Giuseppe Gallo, 1893).

Sacro Cuore di Gesù, Via Nizza (Edoardo Arborio Mella,

1877).

Sacro Cuore di Gesù, Via Villa della Regina (1892).

Sacro Cuore di Maria, Via Morgari (Carlo Ceppi, 1889).

S. Gaetano di Thiene (Regio Parco) (Lorenzo Rivetti, 1882).

S. Giovanni Evangelista, Corso Vittorio Emanuele II, (Edoardo

Arborio Mella, 1882).

S. Giulia (Giovanni Battista Ferrante, 1866).

SS. Redentore, Via Cocchi (Giuseppe Gallo, 1894).

Santuario della Vergine Addolorata, Corso Moncalieri, (Giu-

seppe Gallo, 1892).

Vergine SS. Carità, Corso Unione Sovietica (Crescentino Casel-

li, 1884).

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