

174
I MARMI SCRITTI DI TORINO E SUBURBIO
Arnaldo, che nel suo
Giardin del Piemonte,
naturalmente pro–
fondeva odorosi incensi a colui che era in caso:
Il fulmine arrestar e
t'l
tuo,n guerriero.
Immaginiamoci se i
fortunati
nipoti dello zio dovevano
mancare di assidersi alla mensa, non certo frugale, che si
apprestava loro senza fatica. Quindi il Bartolomeo Aghemio
succedeva allo zio nel canonicato, e
il
Giovanni Antonio suo
fratello, e perciò anche nipote dello zio, surrogava questo
nello stesso bt!nefizio. Molte volte sarebbe anche il caso di
consigliare a tutti codesti gaudenti f-avoriti, di provvedere
all'epitaffio, poichè delle opere loro nulla quasi mai rimane
dopo morte. È però vero che talora è forse più prudente,
e sarebbe anche più conveniente, che mancasse o si perdesse
la memoria loro, che ci tramandano invece i menzogneri
epitaffi, i quali messi al nudo, ed interpretati nel vero senso
dai posteri, che nulla hanno più da paventare da loro, fini–
scono per offuscarla affatto. In quanto però al canonico
Aghemio di cui si tratta, avendo lasciato senza pesi la sua
eredità alla cappella canonicale, era cosa equa che gli
venisse eretto un ricordo. '
L'iscrizione dell' Aghemio, posta nella sagrestia grande,
dice cosi:
Joannes Antonivs Aghemivs
Hvivs Metropolitanae canonicvs a thesavris
Petrini canonici a, thesavris
Et D. Mariae de Pvlcherada abbatis
De hoc Capitvlo optime meritvs
Ex fratre nepos
Patrvi exempla incitatvs
Haereditatem svam nvll0 adiecto onere
Hvic sacrario ex asse relinqvens
Grati animi onvs
,Perpetvo relinqvebat
Obiit anno MDCCXVillI
Die XVI sept. aetatis svae LXIV.