

I MARMI SCRITTI DI TORINO E SUBURBIO
Fra la porticella della chiesa e la cappella della B. Ver–
gine della neve, detta
la Madonna grande,
vi
è
la seguente
epigrafe marmorea, che prima della rivoluzione francese
aveva anche lo stemma, concernente l'abate Ignazio Car–
raccio, figlio di Tommaso capitano delle milizie di Lanzo,
ove da qualche tempo la sua famiglia era fra le magnatizie,
e di Anna Felisi dei signori di Villar Focchiardo. Quindi
vuoI essere qui corretto
il
canonico teologo A. Bosio, che
nelle sue citate annotazioni al
Pedemontium sacrum
lo disse
figlio del conte Pietro, p. presidente di Camera, confonden–
dolo c61 nipote suo, pure Ig nazio. Questi Carrocci, se gli
epitaffi non mentiscono, furono uomini di una modestia in–
comparabile; lo zio ricusava per tre volte
il
cappel verde;
il nipote a mala voglia accettava l'ufficio di vicario capito.
lare. Ma con questo non mancarono, ned all'uno ned all'altro
le preminenze. Lo zio Ignazio fu abate di due pingui abbazie,
canonico perpetuo della Metropolitana, pro cancelliere e gran
croce e commendatore dei santi Maurizio e Lazzaro, ecc.,
come ci appalesa anco quest' epitaffio:
D. O. M.
'(
Ignatio Carrotio
Infvlis tertivm recvsatis glorioso
Hvivs Ecclesiae Metropolitanae canonico et praeposito
S. Mavri de Pvlcherada abb:tti
S. Mariae Maioris de Secvsia perpetvo commendatario
5S. Mavritii et Lazari magnae crvcis
Commendatori consiliario pro cancellario
Regiae Celsitvdinis Christinae a Francia
Eleemosynario
- Mariae Franciscae Elisabeth a 5abavdia
Regi Lvsitano nvptae dedvctori honorario
Et Caroli Emmanvelis II ad evmdem Regem
Oratori designato
Et Petro comite Villaris Fvlcardi etc.
Ad Ga1lorvm regem legato
Necnon Camerae Qvaestorvm protopraeside
Ex fratre nepotes
Officiorvm memores
Posvere
Vixit annos L
vn.
Obiit
Ili
Kal. jvnii MDCLXXIII.