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tra cui s’effettua, al concetto cioè del «

dare per

ricevere

», alla relazion di credito ch’è contenuta

nell’atto1? Certo, si potrà ben dire, che nella storia

del fenomeno questa considerazione apparisce

come stato psicologico, non giuridico: e che im ­

porta? L a coscienza giuridica vi è di già rilevata,

c come eccita allo scambio, gli dà forza: sotto il

fatto economico l ’analisi trova dunque un feno­

meno più remoto, il concetto di obbligazione, che

non bene ancor si delinea, ma che non è meno

presente alla coscienza individuale.

Perchè con la «

coscienza di sè

» ogni uomo ha

pure in sè la ragion del diritto ; il bisogno, il sen­

timento della consociazione possono costringere

questa ragion giuridica individuale a subir l ’adat­

tamento a ll’ambiente sociale, ma non la tolgono :

la temperano, la modificano nella finalità sua,

non la sopprimono. Lo stato della coscienza che

in sè si riflette, a sè si rivela, dà a ll’uomo la

prova del suo essere come persona, come soggetto

di diritto:

uomo,

sa ch’egli può dirigere l ’attività

sua verso i fini ch’ egli vuole;

persona,

sa che

questa possibilità a lui naturale, è un potere, una

signoria che toglie figura di

diritto

per la forza

che lo tutela, e che gli viene limitata nell’esten-

sion sua da un fatto che a lui è pur naturale,

la socialità.

A questa idea così elementare, si riduce pur

sempre la lotta che si combatte intorno l ’entità