« tori inesperti. Quindi ne sono venute mora
<c le più barbare figure. L ’ardimento e il buon
« senso fu tale, che non si temette e non si
« arrossi di fabbricarne uno col nostro
col
letu,
berretto in testa e treccia di capelli »
( Gazzetta di Sardegna,
anno 1853, n. 31).
Io non posso sentenziare se l’opinione dello
scrittore sardo sia giusta e incontrastabile, ma
è un fatto che in Sardegna si trovò un nu
mero grandissimo di tali mostruosi idoli, do
poché fu colà (anno 1819 circa) il vescovo
Münster di Copenague che ne faceva ricerca
e li pagava bene; chè , non appena egli di
mostrò desiderio di averne, le provincie di
Barbagia e dell’ Ogliastra, ne eruttarono un
numero portentoso di tutte le forme più strane
e capricciose , e di tutte le dimensioni. In
fine è un fatto incontrastabile che anche in
Cagliari era un fabbricatore di questi mostri,
cioè un tal Mungia fonditore di campane, e
lo stesso Della Marmora ce lo attesta ; per il
che chi dubitasse dell’ originalità di questi
monumenti non potrebbe essere tacciato di
far opposizione irragionevolmente.
— Ma ammettiamo che sieno autentici
questi monumenti, vera negazione dell’arte;
in questo caso, apparterrebbero alla
Età ro
mana ?
— N o , perchè la precederebbero, se fos-
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