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Sfogliando una vecchia strenna 1880..

«F ischie tto» e «La Luna»,

giocondità a buon me rcato ,

veglioni un po ’ grassocci, Ago ­

stino Depretis, il Sindaco Sam-

buy, le serve padrone, i poveri

« travet »...

Non desideri fe b b rili d ’eva­

sione a qualunque costo, ma

spirituale indifferenza al tem po

che tu tt'a l più aveva nome

mezzogiorno nel d is c e n d e r e

delia palla da Palazzo Madama.

Il

lume a p e tro lio conciliava

la meditazione alla tom bo la , le

storielle di vita c ittad ina alla

gazzetta senza commen ti pe r

cui ognuno sognava in p o litica

come gli piaceva. L'esistenza

non ancora s t a n d a r d iz z a t a

creava in ogni c ittà t ip i, ma­

schere e macchiette pa rtico la ri,

p rodo tti del luogo al pari di

una specialità gastronomica.

Una colazione a Lucento

rappresentava un viagge tto ; il

teatro Regio il non plus u ltra

della felicità, e la mole A n to -

nelliana allora in p ro g e tto ,

fonti inesauribili di conversa­

zione quando non si sapeva come passare u n 'o ra .

Una strenna illu s tra ta de ll'epoca dedica una serie

di vignette che ci d icono la men ta lità di questa To­

rino: « s tu d i p ro fond i », come li chiama l'a u to re .

Come simbolizzarla?

Oggi

dicendo Torino ci si sente rispondere FIAT,

ma in

quel tempo il nome richiamava il vermouth,

i grissini, il

bicerin... come infatti la rappresenta la

caricatura!

Neppure la mole spicca nel cielo, ma i

forestieri

ripartono ammirati per la pulizia della città,

il tra tto

cortese dei suoi abitanti, la calma sovrana

delle

sfilate serotine, ed i buoni pranzi negli alberghi

discreti.

Una bottiglia del celebre aperitivo od un

chilogramma

dei lunghi, dorati, fragranti grissini ri­

compariranno sulle mense lontane a ricordo nostal­

gico: ...

ah Torino!

Dopo il vermouth ed » grissini patroni immor­

tali ... s'avanza la caratteristica d'ogni città che ha un

passato, che è stata capitale, che ha contato nella

sto ria ... Parigi ha gli

apaches

e

T o rino che è un piccolo Parigi

ha una variante: i barabba.

Barabba non è tepp ista come

il compagno m ila n e s e , non

guappo come que llo napole­

tano ... è un sentimentale del

co lte llo ed un idealista del

fu rto , debole quasi sempre,

tro p p o amante del vino per

ragionare... Il c r o n is t a del

tempo facendo un po '

d 'h u -

diceva che « rom p o n o la

monotonia della passeggiata dei

po rtic i di Po » ...

Ecco quindi la barabberia

cogli s tiva le tti a lti di gran

moda, sguardo procace, posa

alla bella O te ro : è il con trasto

della T o rino semplice che vi

è

venuta incon tro in pianelle e

calze co lorate, viso ape rto ,

portando odorose vivande con

co rd ia lità .

Ma chi ricorda ancora i ba­

rabba e le sue compagne?

Scomparsi, come è scom­

parsa la « cocotte ».

Non solo Gozzano era stato

colpito dal nome esotico ma già i torinesi d'allora.

Cocotte! la cocotte non aveva stato civile, ma

un rango, una moda, un pubblico. Non era una

donna, non era ancora una dea, ma un qualcosa

d'indefinito che destava — siamo franchi — un senso

d'ammirazione non solo negli uomini.

Rara avis... una specie ibrida e costosa.

Le signorine di famiglia dovevano ignorarne l'esi­

stenza, le mogli non assomigliarle, le spose fulminarla

col disprezzo... e con altro: terribile rivale che poteva

distruggere la felicità e la casa.

Quando passava, quando entrava in un locale tutti

gli occhi eran su di lei, la regina della città, il faro su

cui incrociavano i mosconi, la gamma più alta della

mondanità e del lusso!

Oggi che vi è un campionato di calcio, la cocotte è

sparita... e le sedie chiuse di platea dacché si son tras­

formate in prim i posti cinematografici più non accol­

gono le sue forme profumate di

patciulì o

d i muschio.

S C H I Z Z I DAL. V E R O