Table of Contents Table of Contents
Previous Page  658 / 1769 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 658 / 1769 Next Page
Page Background

NEL PRIMO CENTENARIO DEL «CHOLERA MORBUS» SCOPPIATO A TORINO

i rappresentanti consolari in Francia i quali comu­

nicano tutte le notizie riguardanti l’avanzarsi del

morbo. I ministeri sono mobilitati, non escluso quello

della guerra e della marina. Piovono a Torino rela­

zioni e progetti della classe medica e di privati per

fronteggiare il morbo: ciascuno ha pronta un’idea

geniale!

Viene intanto ordinato lo stabilimento di un cor­

done sanitario già precedentemente studiato il quale

comprendeva 300 soldati scaglionati in passi strate­

gici lungo la frontiera del Varo. Ma la precauzione

è elusa tanto che il 3 febbraio del '35 il Primo Segre­

tario di Finanza avvertiva il Primo Segretario per gli

Affari Interni che alcuni viaggiatori attraversando le

montagne verso le basse Alpi erano giunti a Clavières

di frodo, mentre circa 200 abitanti dei paeselli di

Acceglio, Lamarmora e Carrosio che erano emigrati

in Marsiglia dove lavoravano quali portaferiti... erano

tranquillamente ritornati in famiglia per passare le

feste di Pasqua!

In Torino i primi effettivi provvedimenti emanati

dal Governo portano la data del 24 maggio 1835.

In tal giorno « stante il timore di infezione colerica

la 4» Brigata della R. Accademia viene segregata al

Castello di Rivara » (2). Infatti notizie dalla Francia

annunziavano che il morbo avanzava verso il mare e

le provincie confinanti con Nizza, tanto che il 25 giu­

gno, per un caso di colera scoppiato a Tolone il 21,

si chiudevano le comunicazioni da parte degli Stati

Sardi colla Francia.

Il cordone sanitario è raddoppiato e I’8 luglio

«è mandato dal Governo di Torino un commissario

di sanità a Ventimiglia per l'impianto di un cordone

da Ventimiglia per la linea del Roja essendosi manife­

stati casi sospetti di colera nei bagni penali di Villa­

franca e di Nizza » (3); il 10« truppe sarde sono fatte

avanzare da Cuneo verso Limone per entrare nel

contado di Nizza per il colle di Tenda per formarvi

un cordone sanitario, ed altre allo stesso scopo

avanzansi per S. Remo ed Oneglia sopra Venti­

miglia» (4). Tutti questi cordoni furono causa di un

ncidente diplomatico colla Francia in quanto che un

soldato sardo, fedele alla consegna, aveva sparato su

un cittadino francese il quale, attendendo ai suoi

lavori campestri, aveva oltrepassata la linea di confine

e non voleva ritirarsi non ostante gli avvertimenti... il

che dimostra come il colera fosse fronteggiato al pari

di un nemico in carne ed ossa!

Il 13 luglio alcuni detenuti dei bagni penali di

Nizza vennero a contatto, non si sa come, con una

nave in quarantena e portarono l'infezione nello

stabilimento, onde il 14« il colera viene dichiarato

ufficialmente negli Stati Sardi dall'ispettore gover­

nativo prof. Berutti in Nizza e Villafranca » (5).

Non ostante i provvedimenti presi, l'infezione

con velocità sorprendente appare il 1° agostoaCuneo

dove si registrano subito 25 casi. Al 15tutta la pro­

vincia di Cuneo ne è infetta e così pure la stessa Rac­

conci dove i Reali ed i Prìncipi di Carìgnano sono

in villeggiatura.

L ’autorità militare adotta in Torino un altro prov­

vedimento per gli allievi della R. Accademia ordi­

nando che siano rinchiusi rigorosamente nella scuola:

questo il 27 agosto. Gli allievi infatti staranno segre­

gati sino al 4 novembre ed avranno il vantaggio di

rimanere immuni dal morbo.

Nel frattempo, il 6 agosto, Genova, Livorno e la

riviera ne vengono colpiti.

Tale è il quadro introduttivo del colera negli

Stati Sardi nell’estate del 1835.

Cholera morbus!

Le due parole si accompagnavano a tragiche e

paurose visioni e come non bastassero le molte

voci che correvano sulla malattia, venne da Roma

improvvisa la notizia che erasi vista dall'Osservatorio

del Collegio Romano la cometa di Halley nel segno

del Toro! Cometa era sinonimo di peste e di guerra,

di disastri e di rovine. Il popolino incominciò a rica­

marci su, a far sogni diabolici ancor prima che il

morbo comparisse nella capitale, mentre già circolava

la voce che le stesse acque potabili fossero state

avvelenate per strane ed occulte interferenze, come

in seguito vedremo.

Provvedimenti del Comune

Il Comune di Torino affrontò coraggiosamente

l’infausto evento.

La Congregazione della Città il 31 luglio, sotto la

presidenza del Sindaco conte Pallio di Rinco, mentre

riassume le misure sanitarie già da tempo preparate,

dispone per un primo triduo nella chiesa del Corpus

Domini e ordina senz'altro il trasloco del mercato

dei pesci e degli erbaggi (6).

Il primo caso di colera è del 23 agosto e colpisce

un uomo che muore il giorno successivo. Questo, con

altri casi subito seguiti, apparve « nel borgo Po e nelle

case componenti il vicolo del Moschino, regione Van-

chiglia, sito umido e basso in riva al Po, case antiche

e mal costrutte, camere strette e sporche» (7).

L'infezione, prontamente isolata «nella regione

Moschino, cessò affatto in

5

giorni

» (8),

si trasferì

a Porta Nuova, a Porta Susina e poi quasi ugualmente

in tutta la città escludendo però la Piazza Castello. j

La RagioneriadellaCittà dava atto il

30

agostoche

aveva ordinato « la celebrazione di un altro trìduo :

nel Santuario della Consolata con intervento del

Corpo Decurionale in forma minore per pregare la

Divina Vergine Protettrice di Torino a tenere questa

città preservata dal minacciatoflagellodel colera» (9).

ed un altro a S. Rocco acuì intervenne pure il Corpo

decurionale nei tre giorni successivi al giorno di

sua festa» (10).

. - In tale seduta il Vicario di Polizia, Marchese Benso

. di Cavour, « annunzia che S. M. la Regina Maria Cri-

stinaavrebbemanifestato le suesovranepie intenzioni

di concorrere a sollevare la Città nelleattuali sue crì­

tiche emergenze col provvedere ai bisogni del pub­

blico nel caso di invasione del colera, ponendo

disposizionedeliaCittà lire 22.000di cui 15.000

MI i

ii