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La Consolata e la Dinastia Sabauda

L

a storia della Reai Casa di Savoia offre un singo­

lare interesse per la fede adamantina, il valore

e la virtù di cui rifulsero incessantemente i suoi

Principi. E se questa eroica Dinastia, fra le insidie e

i secolari assalti di più forti potenze circonvicine,

seppevalidamente tutelare i proprii diritti, risorgendo

dalle più difficili prove più gagliarda e temuta; se. con

continui ingrandimenti, riuscì infine ad estendere

il proprio dominio su tutta l'Italia, ciò lo si deve non

soltanto al fatto di avere essa avuto dei valenti guer­

rieri, dei capitani espertissimi, dei savi legislatori,

ma anche perchè gli Augusti suoi Principi seppero

sempre dimostrare la più fervida divozione alla Ver­

gine Consolatrice, affidandosi pienamente alla sua

«gentil tutela». Infatti il vanto più nobile dei Prin­

cipi Sabaudi fu sempre quello di attribuire alla loro

Celeste Patrona le loro più fortunate vicende e i

loro più segnalati trionfi, come si rileva dalle glorio­

sissime pagine della storia del Santuario della Con­

solata.

Le origini di Casa Savoia sono oscure, ma non

appena essa, con Umberto Biancamano, si affaccia sicu­

ramente alla storia - cioè poco dopo il Mille - i suoi

Principi prendono decisamente una ragguardevole

parte negli avvenimenti delle loro epoche. Non corre

gran tempo che Oddone, figlio di Umberto, acquista

la contea di Torino, sposando Adelaide di Susa: la

prima grande figura di donna apparsa in Casa Savoia;

la famosa mediatrice di pace fra Gregorio VII ed

Enrico IV. Adelaide, come è noto, abita sovente a

Torino, nel castello di Porta Segusina; essa è lodata

come insigne benefattrice di chiese e monasteri; il

priorato di S. Andrea le è più di ogni altro a portata

di mano, non è quindi illogico il credere che essa

estendesse di frequente le sue liberalità anche su

questo (fenobio e sull'annesso sacello della Consolata.

Morta Adelaide. l'Italia diviene più che mai «una

nave senza nocchiero in gran tempesta». Casa Sa­

voia si trova quindi coinvolta nelle grandi lotte fra

il Papato e l'impero, fra l'impero e i Comuni, fra

Guelfi e Ghibellini, ed impigliata in più modeste ma

non meno maligne guerre cogli staterelli feudali e

comunali confinanti. Finalmente l'Italia sente viva­

mente il bisogno di pace; e braccio e mente di En­

rico VII di Lussemburgo, sceso fra noi dalla Germania

per favorire questo bisogno, è Amedeo V di Savoia.

Fallito quel generosotentativo. AmedeoV, cheormai

confida più nel patrocinio della Consolata che non

nelle iniziative imperiali, nel 1315 prende sotto la

sua tutela il priorato di S. Andrea e dona un calice

prezioso al Santuario, dimostrando, con questi atti,

che la fiducia nella Celeste Patrona della sua Casa

non era per nulla inferiore alla sua fama di guerriero,

che gli valse il titolo di Grande.

Proprio in questi tempi lo Stato Sabaudo si divide

in due parti: la Savoia rimane al ramo comitale; il

Piemonte al ramo considerato come cadetto dei Prin­

cipi d'Acaia. Questa divisione dinastica costituisce

un pericolo estremo per la Monarchia insidiata da

tutti i lati. In queste durissime contingenze, anche

questi Principi cadetti cercano di propiziarsi la Ma­

donna della Consolata; perciò, nei 124anni della loro

dominazione, i vari sovrani di questa Casa compiono

da Pinerolo, loro capitale, ripetuti pellegrinaggi al

Santuario torinese, abbondano in donazioni verso la

miracolosa Cappella, e la lasciano sempre provvista

di lampade votive. Con questi atti di devozione essi

rialzano la loro potenza in Piemonte, tenendo fronte

ai Saluzzo, ai Monferrato, agli Angioini, ai Visconti

e ai più forti Comuni regionali.

Ed ecco ora affacciarsi la gloriosa età in cui lo

spirito cavalleresco dei Savoia spinge Amedeo VI, detto

il Conte Verde, a procacciarsi fama e gloria in tutta

Europa, per mezzodella Crociata banditada Urbano V

contro un nuovo pericolo turco. Giunto a questo

punto mi sia lecito constatare, che certi avvenimenti

di capitale importanza nella storia di Casa Savoia si

sono iniziati o compiuti proprio nella ricorrenza del

20 giugno, giorno sacro alla Consolata; mi sia quindi

ancor lecito di ritenere, come tali fatti non siano

dovuti ad una semplice combinazione di eventi, ma

alla costante protezione della Vergine Consolatrice

verso la Dinastia. Ciò premesso, ritornando alla pre­

detta Crociata, soggiungerò che Amedeo VI fu il solo

principe che rispondesse coraggiosamente all'appello

papale, e si accingesse all'impresa comandando forze

proprie. Noleggiate pei suoi uomini parecchie galere

genovesi e veneziane, il 20giugno 1366egli levava le

ancore a Venezia, inalberando sulle navi il gonfalone

deWà Madonna; e singolarmente da Essa protetto.

• vinceva i Turchi a Gallipoli, e liberava sui campi di

Varna, dalle mani dei Bulgari, l’imperatore greco

Giovanni VI Paleologo. Amedeo VI moriva nel 1383

a Santo Stefano di Puglia durante l'impresa di

Napoli

contro Carlo di Durazzo. Pochi giorni

prima di spi­

rare stabiliva, nel

suo

testamento, una

Messaperpetua