NEL PRIMO CENTENARIO DEL «CHOLERA MORBUS» SCOPPIATO A TORINO
proibendo nel contempo ai tenutari di locande di
alloggiare più di due persone per letto.
Un pubblico comitato col consenso del Comune
invitava i cittadini ad «offerte caritatevoli per lo
stabilimento e mantenimento di un deposito desti
nato ad accogliere ed assistere i figliuoli lasciati in
Tubo d'argento eh* racchiudo la pergamene dei voto,
custodito dal Santuario
tenera età da persone povere rimaste vittima del
colera, in quanto questi orfani trovansi ridotti in
uno stato di quasi assoluto abbandono tanto più che.
essendo naturalmente sospetti della stessa malattia,
vengono al solito respinti per timore di essa anche
da coloro che per vincolo di sangue o di amicizia o per
tenera compassione sarebbero stati disposti ad acco
glierli ».
Infine più importante di tutte fu la decisione presa
nel settembre dal Comune di contrarre un prestito
di ben lire 500.000 al tasso del 4 % coll’intendenza
di Finanza al fine di fronteggiare le spese occorrenti
all'infezione; somma che come vedremo fu intera
mente spesa per tale bisogna.
Caratteristiche del morbo
Decorso - Statistica
Il Segretario della Commissione Sanitaria avvo
cato Cravosio, che descrisse tutti i casi di colera
scoppiati a Torino, così scrive: « Percorse il colera
in Torino uno stadio di 81 giorni terribile sempre
nell'invasione personale sì al principio che alla metà
ed al fine, cominciò ad aumentare dopo i 30 giorni
ed a diminuire nuovamente dopo 53di modo che non
ebbe che 23 giorni d'infezione un po' forte prolun
gata specialmente dal concorso dei malati del terri
torio deirinfermerie di Torino».
« Si osservò sempre un aumento di casi nei giorni
che seguivano le piogge ed in quelli che principia
vano il mattino con folta nebbia o col vento di mez
zodì. dopo 12giorni d'infezione nella Città si estese
nel territorio ove maggiormente ebbe occasione di
mostrarsi la di lui qualità contagiosa».
Il colera «attaccava di preferenza i siti malsani
e malpropri e le persone scorrette nel vestire e
nell'alloggiare od imprudenti nel cibarsi d’erbaggi e
frutta, nel mangiare e bere eccessivo o nell'abusare
del vino o dei liquori spiritosi » (13).
I
medici consigliavano tre mezzi preservativi:
tranquillità d'animo, temperanza, ed attenzione ai
cambiamenti d'aria, i professori Martini e Berrutti
nelle loro
Istruzioni sanitarie sul
«
Chotcra Morbus
»,
elencavano in 55 paragrafi i mezzi di prevenzione e
di cura quali il non mangiare «frutta immature,
legumi, funghi, uova indurite, erbaggi crudi, cacio,
insomma non fare indigestioni » mentre « all'apparire
dei primi sintomi si dovevano far fregagioni, porre
panni caldi di lana, bere tisane aromatiche tenendo il
corpo e gli ambienti estremamente puliti ». Il Co
mune intanto aveva mandato a purificare le case a
mezzo del farmacista delegato con la seguente ricetta:
« riporre in un vaso o piatto profondo di terra ver
niciata un miscuglio di 2 parti di sai marino con una
di perossido di manganese polverizzato, quindi collo
catolo sopra un recipiente di carboni accesi nei luoghi
da purificarsi, versarvi sopra dell'acido solforico a 66°
dilungato con 2 parti d'acqua per 2 di acido e ciò
a poco a poco onde procurare lo svolgimento del
gas cloro» (14).
Tali disinfezioni dovettero essere veramente salu
tari, se, a peste cessata si scriveva: « Il primo e più
sicuro mezzo di salvamento, dopo la protezione di
vina, attribuir si deve indubitabilmente alla purifica
zione e disinfettazione fatta eseguire con molta cura
per mezzo dell’apparecchio di Guiton-Morveaux e
collo svolgimento del cloro sia per tutta la città sia
nelle case e camere ove trovavansi persone affette
di colera e sui loro mobili e lingerie. Altro mezzo
efficacissimo fu la pulizia ottenutasi per tutta la
Città» (15).
Circa i sintomi del colera tutti erano concordi,
medici e popolani. Nella citata relazione del Berrutti-
Martini, si dice: « I sintomi caratteristici del
cholera
morbus
sono vomiti ed evacuazioni di materie liquide
simili a decotto di riso; cute e lingua di un freddo
marmoreo; estrema debolezza, crampi alle mani ed
ai piedi, colore livido a queste parti ed attorno agli
occhi, polsi quasi insensibili».
-* Nella diligentissima relazione Cravosio si ritrova
4 ancora che la maggior parte dei colpiti erano persone
poco pulite, dedite al vino ed ai liquori, incapaci a
comprendere le più elementari misure profilattiche,
cosi che il contado stesso ebbe più morti dellaCittà,
poiché gli abitanti erano alio stesso livello di intelli
genza... e davan credito, come ai tempi di Renzo,