NEL PRIMO CENTENARIO DEL «CHOLERA MORBUS» SCOPPIATO A TORINO
la piazza della Consolata di una colonna di granito
portante una statua in marmo della Santissima Ver
gine; stabilimento in perpetuo di una preghiera di
quarantotto ore nella chiesa della Consolata nei
giorni 27, 28, 29 agosto; intervento del Corpo Decu-
rionale per deputazione in forma maggiore durante
sette anni in occasione delle messe da celebrarsi in
detto Santuario della Consolata il giorno 30 agosto,
giorno del voto.
Il 3settembre la Deputazione Decurionale si recò
con apposito cerimoniale al Santuario ove, presente
l’Arcivescovo, si offerse a Maria il voto fatto, rac
chiuso in un astuccio d'argento che venne deposto
sull’altare. Segui una solenne funzione a cui inter
venne tutto il popolo, mentre il 13 settembre si
recavano alla Consolata i Reali e la Corte.
L’impegno assunto dalla Città venne eseguito in
tegralmente come ne fa fede la colonna così cara ai
torinesi, e per trasportar la quale venne costruito
appositamente uno speciale carro che portò il non
indifferente peso da Balme, in quel di Biella, alla
piazzetta sede del monumento. Il carro venne con
servato fino a qualche anno fa come ci ha assicurato
il
Rev.moRettore del Santuario il quale intendeva,
nell’odierno centenario, ricordare pure il modesto
fattore del voto stesso, almeno in fotografia!
Mentre il 2 febbraio 1836 i restauri alla cappella
erano terminati, il 28 maggio si poneva in forma
solenne la pietra fondamentale della colonna stessa.
Oltre al voto ed alle già ricordate funzioni reli
giose in altre chiese, «cessato il morbo venne cele
brato nella chiesa del Corpus Domini un Te
Deum
di liberazione con intervento del Corpo Decurionale
in forma minore in ringraziamento aM’Altissimo per
la liberazione della capitale dalla malattia del
cholera
morbus»
(18), e con tale ringraziamento i torinesi
bandirono i brutti ricordi ritornando alla gioia della
vita ed al salutare lavoro.
dal colera
Per quanto il racconto dei casi a cui soggiacque
Torino nel 1835 non debba considerarsi alla stregua
di una diligente indagine, tuttavia era da prevedersi
che il lettore poteva richiedersi quanto era costata
l’infezione, alle finanze comunali.
Dall’esame dei libri contabili municipali per gli
Il suesteso articolo ci porge lo spunto per ricor
dare che nel bilancio della Città è stanziata la somma
di lire 497,50 annue quale importo della cera da
somministrarsi al Santuario della Consolata per la
festa delle 40 Ore in commemorazione della libera
zione dall'epidemia colerica.
Durante la discussione del bilancio preventivo
dell'esercizio 1907un gruppo di consiglieri comunali
un ordine <Mgiorno per l'abolizione dello
.
anni 1835 e 1836, risulta che il Municipio di Torino
fu all’altezza della situazione con vedute veramente
molto moderne.
Si è ricordato che fin dalla seduta del 31 luglio la
Ragioneria aveva posto a disposizione per le spese
del contagio la somma portata in bilancio sotto la
voce di casuali. Ora la somma stessa si limitava a
lire 50.000 la quale, pur essendo cospicua per quei
tempi e per tal voce, tuttavia si manifestò subito
insufficiente non ostante si dovessero aggiungere le
altre 50.000 lire del Sovrano e le 22.000 della Regina,
in totale lire 122.000.
L’accennato prestito deliberato il 17 settembre e
subito concesso in mezzo milione fu quello che diede
modo di fronteggiare tutti gli eventi. Scorrendo la
contabilità dell'anno 1835 infatti si nota che le casuali
lire 50.000ammontarono invece a lire 360.000, mentre
nell'impostazione del bilancio 1836 quelle tali spese
casuali vennero intestate con una singolarissima voce
e precisamente «Voto della Città e spese residue
stante il colera» e determinate in lire 100.000.
I pagamenti fatti in quell'anno furono, se ben di
poco, ancora superiori, ammontando precisamente a
lire 101.596,35.
Nessuna traccia invece si è trovata delle sotto-
scrizioni private, le quali è da presumersi non furono
piccole specie per quanto riguarda l'offerta ed il dono
di oggetti, di cui vi sono molti accenni.
Attenendosi alle sole cifre conosciute il morbo
costò al Comune lire 533.600che divise per i 233casi,
fa lire 2.500 per ogni colpito!
Occorre ancora ricordare che dal 3 settembre a
tutto il 4 novembre furono distribuite dal Comune
n°l 38.600razionidi paneecarneai lavoratori bisognosi,
oltre ai sussidi che in misura assai largamai mancarono
a coloro che richiedevano l’intervento comunale.
Carlo Alberto che viveva a Torino e che aveva
potuto controllare quanto ii Comune avesse fatto
per la capitale, donò alla città il 23 dicembre 1835
una medaglia in oro «per manifestare la sovrana
compiacenza per tutte le cure datesi dal Corpo Decu
rionale in occasione del cholera morbus» (19). La
sovrana approvazione diceva dell'abnegazione sempre
presente in ogni triste circostanza con cui Torino sa
assolvere, con dignità, la suamissione di Città romana
e sabauda.
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stanziamento della spesa suddetta, che esso riteneva
di carattere facoltativo.
. -Ma lo stanziamento fu ugualmente approvato ed
in seguito mantenuto, sentito il parere deU’illustre
giurista Giampietro Chironi. Senatore del Regno,
insegnante nell'Ateneo torinese, che era in tal anno
assessore municipale.
Riteniamo far cosa gradita ai lettori riportando
il testo delle considerazioni addotte dal prof. CM-