vano essere convertite in soccorsi agli indigenti nel
modo più beneviso aH*Amministrazione, e lire 7.000
destinate pel riscatto dei pegni di lingerie e cose
indispensabili alle povere famiglie».
Il Re da parte sua concedeva lire 50.000 prelevate
dalla sua cassetta privata.
Il 17si ordinava altro triduo in S. Martino sempre
a spese della Città.
Circa i provvedimenti sanitari venne ordinata fin
dal 31 luglio un’abbondante provvista di paglia da
distribuirsi a coloro che, in quei tempi assai critici,
dormivano sulla nuda terra.
Si provvidero gli « Ospedali preparati per colerosi
e gli Uffici di soccorsi inerenti, di numerosi arredi
necessari, nonché per assicurare la somministrazione
di tutti i rimedi relativi ed i soccorsi personali degli
ammalati e li soccorsi pecuniari ai poveri ». Inoltre
la « Ragioneria approvò la scelta di due locali desti
nati a divenire Ospedale di colerosi ed ancora a siste
mare e provvedere quelli graziosamente ceduti dal-
l'Ospedale S. Giovanni Battista (20 letti) e quelli
dell'Opera S. Luigi (40 letti); ed all'oggetto di sop
perire alle spese che si necessitano per minorare i
danni in tale triste circostanza sia per adattare detti
locali, sia per provvederli degli arredi e per stabilire
i depositi di soccorso sia per procurare tutto ciò
che sarà relativo ad un esatto e sollecito servizio,
la Ragioneria ha posto a disposizione del Mastro di
ragioneria tutta la somma portata in bilancio sotto
la categoria dei casuali » (II) .
Dal
canto suo
l'
Arcivescovo accordava
la
facoltà
di valersi della Cappella dei mulini pel prolungamento
delle infermerie dei colerosi, ed il Canonicocav. Cot-
tolengo « si offriva di tenere un deposito di malati
colerosi a sue spese e farli servire e di soccorsi tem
porali e spirituali con che a tale effetto gli si ceda
l’uso temporaneo dell'atrio e porticato del cimitero
di S. Pietro in Vincoli » (12). A questa offerta Torino,
già in allora sensibilissima, pur ringraziando il Cot-
tolengo, rifiutava osservando«che la destinazione del
detto cimitero all'Ospedale progettato dalla carità
del predetto cav. Cottolengo potrebbe produrre un
effetto morale disgustoso al pubblico e molto più
ai malati » ed offeriva un locale da destinarsi.
Contemporaneamente si ventilò il progetto di
allontanare i molti operai ed artieri e si propose di
impiegarli in opere di pubblica utilità, mentre si deli
berò senz’altro, comegià detto, il trasloco dd « mer
cato sito sulla piazza delle erbe contrada e piazzetta
del Corpus Domini ».
Nè si fermarono qui le deliberazioni di queirim
portante giornata. Il Comune deliberò «l'acquisto
di IOazioni nella Società per lo Stabilimento di Rico
vero delle persone affette da colera mediante paga
mento. permantenervi alCoccorrenza lagente di ogni
sorta di servizio della Città»; miseadisposizione dei
colerosi lecamere sulla piazzadi Borgo f\>per aprirvi
undepositoprovvisoriodi orfeni percausadel colera;
edinfineacquistòfede di lanapergli arcieri eguardie
civiche concedendo inoltre ad esse un soccorso gior
naliero di carne in previsione del maggior lavoro a
cui sarebbero stati chiamati.
Il due agosto intanto si era pubblicalo un mani
festo invitando la cittadinanza ad offrire denaro ed
arredi e servizi personali per gli uffici di soccorso;
il 14un altro editto statuiva: «É rigorosamente di
feso a chiunque d'introdurre nella presente Città,
suoi borghi ed adiacenze, vestimenta ed altri panni
usati di lana o cotone, come anche di circolare per
le piazze e contrade della medesima non esclusa
quella in cui è stabilito il mercato o soltanto nell'in
terno delle case per fare incetta e vendita di detti
oggetti di vestiario o di lingeria usati od altri consi
mili cenci ».
Alle deliberazioni del Comune seguivano quelle
del Vicariato il quale ordinava di curare i fessi perchè
le acQue avessero libero corso, l'altro in cui -si
deva nolo « l’apertura di una pubblio lavanderìa in
Casa Grandis. borto Dora. Cantone delle Fontane,
per la purificazione dei vestiti ed abiti dei colpiti »,
indicando i prezzi stabiliti per tale bisogna; un altro
ancora in cui « essendosi fatto
oresente
il
araÉMn
danno che cagiona alla pubblica salute la
di più persone in luoghi ristretti » si
vietava*
camere,dar ricovero anchesui fìntili
esotto
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