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LA CONSOLATA E LA DINASTIA SABAUDA

all'altare della Consolata, invocando eterna salvezza

a coronamento dei grandi benefici dà Lei ricevuti.

Lo Stato Sabaudo fa ancora notevoli progressi

sotto

Amedeo

Vili.

Egli pel primo di sua Casa ottiene

il titolo di Duca; estintosi il ramo d'Acaia, unifica

lo Stato e ne rialza sempre più le fortune; disgustato

del mondo, si ritira a vita religiosa in Ripaglia; ivi

accetta la tiara sotto il nome di Felice V; vi rinunzia

poi per comporre lo scisma ond’era travagliata te

Chiesa in quel tempo, e ristabilire degnamente la

gerarchia cattolica. Come ultima prova del suo affetto

verso la Consolata, anch'egli la ricorda nel suo testa­

mento, legando al Santuario cento fiorini di piccol

peso per la celebrazione di una Messa anniversaria

in suffragio dell'anima sua e della consorte

Maria di

Borgogna.

Sotto gli immediati successori di Amedeo Vili lo

Stato, travagliato da esterne influenze, da frequenti

reggenze, da intestine discordie, si avvia ad un triste

decadimento. Incomincia anche a trionfare la corru­

zione, perciò la Provvidenza, ad edificazione dei sud­

diti, pone sul trono Sabaudo un Principe, che sarà

assunto dalla Chiesa fra i Beati:

Amedeo

IX ; e una

Principessa assai religiosa e intelligente:

Jolanda

; due

coniugi perfettamente concordi, in mezzo alle loro

grandi amarezze, a confidarsi nella Consolata, a ren­

derle il massimo onore e a largheggiare col suo San­

tuario in doni occasionali assai frequenti e in lasciti

testamentari per Messe tanto in suffragio delle loro

anime, quanto per assicurare la protezione della

Madonna alla loro Famiglia.

In seguito, fra lo svilupparsi in Italia dei dominT

assoluti e regionali, lo Stato Sabaudo - preso grave­

mente di mira nelle guerre di predominio tra Francia

e Spagna, e occupato violentemente dai due conten­

denti, - finisce, sotto Carlo III, col rimanere compieta-

mente travolto. Toccava al prode Emanuele Filiberto,

figlio di quell‘infelicissimo Duca, di rialzarne le sorti.

A questo scopo, nel 1545, egli si reca presso l’im­

peratore Carlo V, suo zio, che allora stava accam­

pato a Worms contro la lega smalcaldica, sperando

di venire utilizzato, sotto le bandiere imperiali, non

solo contro i Protestanti, ma anche in una even­

tuale ripresa delle armi contro la Francia che. in

violazione dei patti da essa stipulati. Tanno innanzi,

aCrespy, continuava ad opprimere le terre Sabaude.

Giunto ad Innsbruck. Emanuele Filiberto si decide a

confidare, per lettera, a suo padre i suoi generosi

disegni tenuti fino allora gelosamente nascosti;

pale­

sandogli cioè che la prima causa che h spingeva in

Germania era la lusinga di riscattare, coi propri! meriti,

lo Stato paterno, o almeno recare un qualche sollievo

alle sciagure dei sudditi.

E questa lettera, coila quale

si inizia da

Casa

Savoia

quella politica nazionale,

che

ebbepoi

tanto

pesosullefuture grandezze d'Italia,

reca la fatidica

data del

20giugno 1545!

Il patriottico

programma

di Emanuele Filiberto ci pare adunque,

in

questa guisa, interamente affidato aita protezione

della Consolata: donde la sua nomina a generalissimo

dell'esercito spagnuok» e ia sua strepitosa vittoria

a San Quintino (IO agosto 1557), colla quale poteva

poi ricuperare lo Stato avito, e restituirlo, dal mas­

simo squallore a cui l'avevano ridotto gli stranieri,

ad una grande prosperità.

Da Emanuele Filiberto in poi, i Principi Sabaudi,

vistisi chiuso l'orizzonte al di là delle Alpi, scelta To­

rino per capitale, non pensano che ad ingrandirsi in

Italia, e da quell'epoca le prove di devozione, che

essi dànno alla Consolata e le copiosissime grazie che

ne ricevono, sono continue ed irrefragabili.

Ci troviamo in pieno periodo delle preponderanze

straniere, e il solo Principe Italiano che osi affrontare,

in nome dell'Italia debole e divisa, l'altera potenza

spagnuola è il grande Carlo Emanuele I; è un principe

che, per una miracolosa guarigione ottenuta da bam­

bino e per altre grazie ricevute in difficilissime cir­

costanze, farà rappresentare, in una medaglia apposi­

tamente coniata, la Consolata in atto di proteggere

Casa Savoia, e spenderà, in compagnia di Caterina

d'Austria sua consorte, somme assai ingenti per i

restauri, le rinnovazioni e gli abbellimenti del mona­

stero, della chiesa e dell'altare della sua Celeste

Benefattrice.

Viene in seguito Vittorio Amedeo I, che muore nel

1637, lasciando alla vedova duchessa Maria Cristina

due figli in tenera età e la reggenza dello Stato. La

reggenza è funestata da una terribile guerra civile;

le fazioni, che fanno

Cristina da una parte,

e ai Principi suoi cognati dall'altra, sono reciproca­

mente spalleggiate da Francesi e da Spagnuoli; Torino

viene anche assediata; ma la Consolata infine si piega

alle lagrimevoli suppliche della Duchessa, e le resti­

tuisce Stato, governo e sicurtà.

Carlo Emanuele

II,

suo figlio,nasce nel 1634,proprio

il 20 giugnol Al buon presagio corrisponde la realtà

dei fatti: Carlo Emanuele

II

ha un regno prospero e

pacifico. Riconoscendo tutto ciò per un grandissimo

favore della Consolata, come la insperata guarigione

dell'ancor fanciullo Vittorio Amedeo

II,

suo unico

figlio, dispone che ogni sabato si reciti, prima della

Benedizione, nel Santuario, una preghiera da lui

composta e, d'accordo colla duchessa Giovanna Bat­

tista sua sposa, provvede affinchè ivi pure, in detto

giorno, venga esposto il SS. Sacramento: uso tuttora

praticato.

Ed eccoci alle grandi guerre di successione, che

combattutesi in gran parte in Italia tra le alte potenze

straniere confinanti coi Piemonte, costringono i Sa­

baudi a parteggiare per Cuna o per l'altra nazione,

onde evitare di essere da tutte sopraffatti. Prima a

scoppiare

è

la guerra di successione spagnuola.

Vit­

torio

Amedeo

II

Dreferisce l'unione coll’Austria e

Torino viene nei 1706 duramente assediata

é à

Franco-tsoani. Non occorre ricordare fatti assai cele*

brati dalia storia e sempre vivi nella memoria dei

divoti delia Consolata. Dal orimo ciomo del

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