S
e ho da vivere, bisogna che io mi abbia ciò che
mi occorre per vivere. Ora, tuttociò che la
Natura può darmi e mi dà; tuttociò che la
scenza. l'arte, l'industria posson darmi
e.midànno
non mi basta.
"Qualcuno diràche
molti, anzi moltissimi
senecontentano. Buon
prò lor faccia. Qual
cuno dirà che sono in
saziabile; non lo nego.
Il fatto è che io mi
sento soffocare non
dico, chè troppo s’in
tende, in quest'afa di
interessiminuti,gretti,
transitori, che d’ogni
parte m'avvolge; ma
nel finito qualeeh'esso
sia, per quanto dila
tato in larghezza, lun
ghezza, profondità, co
munque solennizzato
d'imperialismo. Per
poter respirare a mio
agio, io ho bisogno
d'infinito ed ho biso
gno di mettermi con
l'infinito in un certo
rapporto morale. Il
relativo ad altro non
serve che a formi de
siderare l ’assoluto.
Nulla di dò che passami può cattivar veramente se
dietro a ciò che passa non vi è qualcosa che resta.
La vita non è per me di nessun valore, se non posso
riattaccarla a qualcosa che abbia infinito ed assoluto
valore. Senza questo valore infinito ed assoluto,
senza questo termine fisso di ragguaglio, tutti i valori
correnti mi si svalutano tra le mani,mentre con esso
e per esso tutti, tra le mani mi si assecurano e mi
s'accrescono. Senz'esso io nego. non voglio a non
opero, con esso io rffcrmo, voglio ed opero. Sen-
z’esso la vita mi è inutile travaglio; con esso la vita
mi è utile esercizio...
In Questenatole, che si trovanotre I orimi periodi
di quella sua confessione spirituale che è fe scritto
Per una fede, ravvisi senz’altro l'essenziale caratteri
stica dell'insegnamento del Grande Maestro di Let
teratura Italiana che per trentacinque anni fu onore,
vanto, decoro del nostro Ateneo: Arturo Graf.
Un ascendere dal
finito all’infinito, dal
contingente al perdu
rante, ed un bisogno
di affrontare iproblemi
tutti della vita, del-
l’Arte, del pensiero,
con ferrea logica,senso
dell’indagine vivo, a-
cuto, profondo e biso
gno di scorgere - o
illudersi di scorgere -
un baleno di luce al di
làdelletenebre opache
della materia.
Allorché salì la cat
tedra della nostra Fa
coltà di Lettere il Graf,
in unaprolusione:SufJo
spirito poeticodei tempi
nostri, tracciò un tasto
programma cui volle
mantenersi costante-
mente fedele. Pro
gramma di nobiltà ar
tistica, di austerità
hjlt
negli studi, di modesta
riservatezza e di ari
stocraticospregiodella
volgarità, della ciarlataneria e dell'approssimazione.
Vecchio, viàno all’ultima ore, diceva un giorno
a me. adolescente: “ Ragazzo, se vuoi avviarti pei
tribolati sentieri deU'Arte, e lo puoi, rammentati
che prima di tutti devi accontentare te stesso; ed
esser contenti (fi sè stesso costa una terribile fatica,
lo nond sonomaiarrivalo... Accontentare le fede?.»
Niente di piO agevole
E mi citava l'esempio di alcuni contemporanei
prodigantisi unicamente alla ribalta:
" Per far di sè
Olirvi
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