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UN MONUMENTO NAZIONALE DEL SÈCOLO XVI

a tante ragnatele che affogano in

un feltro schifoso cornici e deco­

razioni.

Volentieri si distolgono gli

occhi da tanta miseria per con­

templare attraverso l’unica fi­

nestra rimasta aperta la verde

campagna nitida e l'azzurro cielo.

Così è ridotto un gioiello

d’arte, e una delle poche opere

del Rinascimento, sia pur tardo,

piemontese.

* * •

Quasi completamente dimen­

ticato da tutti gli scrittori di

storia e di arte torinese, questo

Oratorio è ricordato solo dal

Grossi nella sua Guida alle cascine

e vigne della collina torinese, dove

al volume 2°, pag. 8, dice:

« Allsio. - Vigna con Cappella

del sig. Alisio, sita nella valle di

Salice lungo la strada DoraGrossa,

vicino alla Cappella di Santa Mar­

gherita, distante un miglio da

Torino. Abita vicino la chiesa di

Santa Teresa». Segue la trascri­

zione della lapide posta sopra la

porta.

È stato poi segnato con il

N. 880 sulla Topografìa della città

e territorio di Torino, del geom.

Antonio Rabbini (1840) e indicati

come proprietari «Ponte conte

e cavaliere fratelli ».

E nuli'altro.

Nel 1400la nostra collina non

era abitata se non da pochi pa­

stori e contadini. Fu solo verso

la metà del 1500 che i signori e i

nobili di Torino pensaronodi usu­

fruire delle meravigliose alture

vicino alla città costruendovi ville, cascine circon­

date da vigneti; residenze alcune lussuose, e altre

luoghi di riposo e di raccoglimento.

«Nei travagli della pestilenza,chepurtroppo allora

di frequente si succedevano(fine del secoloXIV), con­

tinuò il colle torinese a ricevere i fuggiaschi,confidati

nell’aria più salubre e nel rezzo delle solitarie sue

piante» (Cibrario

,Storia di Torino,

voi.Il,

lib. I.cap. IV).

Cosi anche un fattore, con parola moderna, sani­

tario, contribuì a far sorgere quella ininterrotta serie

di ville, alcune delle quali arrivarono fino a noi, altre

furono abbandonate e distrutte durante le guerre e

guerriglie che vennero nei secoli successivi. « Nel

1630 furono le medesime (ville) campo di luttuose

scene e di militare licenza» (Cibrario,

ibid.).

Fra la fine del 1500e il principio dei 1600furono

iniziati i lavori di parecchie cappelle e chiese votive.

Fig. 4. -

«Carlo Emanuele I nel 1583 fece por mano alla

Chiesa del Monte dei Cappuccini » e « un voto fatto

dal Duca Carlo Emanuele I sulla cruda pestilenza del

1599dii causa alla fondazione dell’Eremo dei Camal­

dolesi » (Cibrario,

ibid.).

Ma la più antica, e forse la più significativa è la

Cappella in istudio, anch’essa dedicata e voluta dal

Duca Carlo Emanuele I e dalla sua consorte Caterina

d'Austria, come si legge nella cartella in marmo,

murata sopra la porta:

HOC AUSPICATO ORATORIO CAROLI EMANUEL»

SABAUDI ET CATERINA* AUSTR1ACAE P. P. A. AE.

PERPETUATI FELICITATETI CMS IMMORTALI8US

COMMENDARE ET REGIAM UBERAUTATEM

POSTERGATI PREDICARE JOH. IAPT6TA A CRUCE

CULTOR

UTRIUSQUE REUGIOSBStMUS

ET VOUIT ET OEKJIT

ANNO DOTIMI MOUOOCVI

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