DIFESA CIVILE ANTIAEREA
Ciò presuppone che, nell'aria esterna, esista una per
centuale d’ossigeno sufficiente. Le squadre di sani
tari, di pompieri, di sterratori, ecc., possono invece
venire a trovarsi nella necessità di operare in loca
lità ove tale percentuale, per effetto di forti concen
trazioni di aggressivi chimici, non è sufficiente.
Da ciò la necessità dell’autoprotettore, o rigene
ratore d'aria, mediante il quale l'individuo resta
isolato dall'aria esterna e respira invece l'aria condi
zionata da un dispositivo a zaino che fornisce l'ossi
geno necessario all'aspirazione ed assorbe l'anidride
carbonica ed il vapore acqueo di espirazione.
Il respiratore e l'autoprotettore proteggono il
viso e le vie respiratorie. Sono stati però escogitati
degli aggressivi vescicanti che, come è noto, sono ca
paci di attraversare i comuni indumenti e di agire
sulla pelle del corpo. Da ciò l'ulteriore necessità
di vestiari protettivi, mediante i quali l'individuo si ri
veste di una guaina impermeabile, totale (scafandro,
tuta, ecc.) oppure limitata alle parti del corpo
esposte (scarponi, guantoni, cappucci, ecc.).
A questi mezzi protettivi, diremo così regolari,
è da aggiungere tutta una gamma di protezioni im
provvisate dipendenti dalle condizioni contingenti e
sopratutto dalla serenità, dalle conoscenze acquisite,
e dalla iniziativa dell'individuo; cioè dalla coscienza
chimica che egli si è saputo formare.
Così, mancando la maschera, si potrà sempre
improvvisare una protezione riempiendo un sac
chetto, una cassetta, una casseruola, ecc., con erba
fresca, foraggio bagnato, terra vegetale, carbone
vegetale sminuzzato, ecc., e praticandovi un buco
di aspirazione sul quale applicare la bocca mentre
si tiene serrato il naso con le dita. In caso estremo,
anche un fazzoletto ripiegato a tampone, od un indu
mento incappucciato intorno alla testa, può bastare
a proteggere da una nube aggressiva passante.
Anche la protezione del corpo puòessere improv
visata con mezzi di fortuna sufficienti a permettere
di attraversare una zona infettata: stivaloni da caccia,
scarponi da montagna, ecc., o, quanto mene, fascia
ture con stracci intorno alle scarpe.
In ogni caso occorre:
o) non sfuggire una nube aggressiva seguendo la
direzione del vento; se non si può fare a tempo a
sfuggire di lato, meglio affrontarla serenamente, in
migliori condizioni di riposoe, per riflesso, di spirito:
b) non lasciarsi prendere dal panico o darsi per
vinti; bensì mantenersi calmi, escogitare una prote
zione ed aggrapparsi risolutamente ad essa:
c) respirare il menopossibile: chi corre, si agita,
si spaventa, ecc., respira di più e quindi esaurisce
più presto la propria resistenza organica, ed assorbe
maggior veleno;
d
)
indossare subito i
mezzi
di protezione di cui
si dispone e
non
toglierli se non quando sia compieta-
mente
cessato
il pericolo;
per quanto possa essere
insopportabile il tormento di aggressivi irritanti infil
tratisi attraverso mezzi di protezione inadeguati o
non indossati in tempo, è sempre peggio abbando
nare tali mezzi ed esporsi agli aggressivi letali even
tualmente coesistenti.
La protezione individuale contro gli
incendi
è di
natura triplice: contro il fumo, contro il fuoco, contro
il crollo.
Il fumo presenta molte analogie, agli effetti bio
logici, con gli aggressivi soffocanti e lacrimogeni e
viene infatti spesso usato in loro vece quando si
vuole distendere una cortina aggressiva di enormi
proporzioni. I mezzi di protezione individuale sa
ranno dunque gli stessi: il respiratore, l'autoprotet
tore, o i tamponi di fortuna, secondo le necessità e
le possibilità contingenti.
Il
fuoco, durante la fase di primo contatto, pre
senta a sua volta una certa analogia, agli effetti cu-
tanef, cogli aggressivi vescicanti. I mezzi di prote
zione individuale saranno dunque analoghi: scafandri
o tute d'amianto, oppure coperte o fasciature inzup
pate d'acqua.
Dal crollo, l'individuo può cercare un riparo sui
balconi, negli stipiti delle finestre e delle porte,
oppure una fuga lungo le grondaie, ecc.
La protezione individuale contro gli aggressivi
di
struttivi
è pure di natura triplice; contro le schegge,
contro il soffio, e contro i crolli prodotti dalia esplo
sione. Tutti e tre questi fattori possono assumere
entità tali che la protezio
duale si rende asso
lutamente impossibile; tuttavia, sarebbe errore grave
rinunciarvi o non tenerla nel dovuto conto. Non
v'è stato uragano di fuoco, per tremendo che fosse,
che sia valso ad impedire al soldato italiano di giun
gere alla vittoria. L'elmetto, ormai adottato da tutti
gli eserciti del mondo, è una prova evidente del
l'opportunità di una protezione individuale contro
gli aggressivi distruttivi.
Le bombe d'aeroplano, assai più dei proiettili
d'artiglieria, preannunciano il loro arrivo con un
sibilo crescente; altrettanto si verifica, generalmente,
con gli scheggioni. Chi si mantiene calmo, ha tutto il
tempo di escogitare una protezione ed aggrapparsi
risolutamente ad essa.
In ogni caso occorre:
— schiacciarsi al suolo, con braccia e gambe spa
lancate;
—evitare il riparo di strutture suscettibili di
crollo; disporsi, se possibile, in fondo ad un fossato
(se in campagna), dietro un pilastro, od uno spigolo
maestro (se in città), in un angolo di muri maestri
e fuori dalla direzione di vetrate (se in casa, ecc.);
» riparare, appena possibile, in un ricovero.
Il cosi detto « pacifico borghese» che. al primo
segnale d'allarme, avrà prontamente indossato la ma
schera, radunato i suoi cari, raccolto il suo sacco
campestre tenuto
già pronta
con le sue cose di imme»