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A
neutralizzare gli effetti delle aggressioni aeree
contro le città o, quanto meno, a limitarne la
portata, sono state escogitate forme svariatis
sime di difesa (attiva e passiva) essenzialmente devo
lute alle Forze Armate dello Stato; nonché di
protezione (individuale, collettiva e pubblica) essen
zialmente devolute alla popolazione civile. Lasciando
da parte le prime, che esorbitano dal nostro compito,
soffermiamoci rapidamente sulle seconde.
La protezione individuale
La protezione individuale contro le infezioni
bat
teriche
rientra ormai nelle nozioni più o menodiret
tamente e profondamente acquisite dalla popolazione
civile. L'epidemia di colera nel 1908, di vaiolo del
1914, di «spagnola» del 1919, di encefalite del 1929,
e quella di « influenza » che ricorre periodicamente
tutti gli anni, sono valse a portare, in tutti gli strati
sociali, la conoscenza di norme fondamentali di
igiene e di profilassi atte a prevenire, o quanto meno
a circoscrivere le forme d'infezione epidemiche che.
nei secoli trascorsi, desolavano le contradedel mondo.
Un esempio. Durante la Grande Guerra si veri
ficò, in un grande campo di concentramento di pri
gionieri addetti ai lavori di erezione di un ponte
sulla Vistola, una grave epidemia di colera. Le acque
del fiume ne furono, e restarono a lungo, infette
e tali risultavano all'esame batteriologico. Era pra
ticamente impossibile evitare il contagio alla città
di Danzica posta subito a valle ed infatti si ebbero,
a più riprese, numerosi casi sporadici. Tuttavia non
si verificò epidemia.
É nota la straordinaria vitalità della maggior parte
dei germi epidemici ed è altresì noto come essi
impregnano l'ambiente in cui viviamo. La nostra
stessa bocca ne è un vivaio. Tuttavia noi non andiamo
ad ogni istante soggetti
a
peste, a vaiolo,
a
tuber
colosi. e cosi via. Si è che tra infezione esterna e
resistenza organica interna, esiste un equilibrio che,
istante per istante, ci protegge. Occorrerà dunque,
in caso di guerra, mantenere questo equilibrio.
A ciò si giunge evidentemente per due vie:
1) diminuendo i veicoli d’infezione mediante la
sterilizzazione (perciò: pulizia della persona, disin
fezione dopo inevitabili contatti sospetti, ebollizione
o cottura prolungata dei cibi e delle bevande, ecc.);
2) aumentando la resistenza organica mediante
lacura della propria salute e, all'occorrenza, mediante
la premunizione (perciò: nutrizione efficace, vita mo
rigerata. ecc.. nonché vaccinazioni, iniezioni pre
ventive, ecc.).
La protezione individuale contro le infettazioni
chimiche
é giàentrata nelle esigenze normali di vita
delle popolazioni dei vari stati europei: occorre che,
al più presto, si possa, anche da noi, pensare, come
nelle case tedesche, all’ «armadio delle maschere
anti-gas» come ad una necessità corrente.
I respiratori o « maschere anti-gas», sono appa
recchi semplici, poco ingombranti, robusti, di costo
limitato, di lunga efficacia; possono essere indossati
da chiunque, anche da bambini e da animali, tenuti
a lungo, e permettere persino il sonnoa
chi li
indossa.
Constano essenzialmente di:
— un
facciale,
robusto, impermeabile, più o
meno esteso, destinato sempre a formare sul viso
una camera perfettamente stagna;
— un
serbatoio-filtro,
collegato direttamente, o
per yamite di un tubo, al facciale predetto e conte
nente, in strati successivi, sostanze speciali atte ad
assorbire o neutralizzare tutti gli aggressivi chimici
conosciuti;
. — due
valvole
a semplice effetto: una di
aspira
zione
attraverso il serbatoio-filtro ed una di
zione
direttamente all'esterno.
Col respiratore, dunque, l'individuo
esterna
attraverso un filtro che la
sostanze chimiche in