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PITTORI E SCULTORI ALL'ESPOSIZIONE DI BELLE ARTI AL VALENTINO

(Luigi BofEa Tariatta)

Ritratto M ia Signora Ba lla rti

Rivara e della quale era già l'impronta nelle pitture

di Macrino d’Alba e negli sfondi dello stesso Sodoma.

Di derivazione diretta con questi Maestri vi è un'opera

del vecchio Marco Calderini, allievo del Fontanesi:

Raggi di Sole,

una tela di grande poesia. Sempre nel­

l'atmosfera dell’800 si inquadrano le tele di Gio­

vanni Giani, pittore schiettamente piemontese, come

pure quelle di Guido Montezemolo. Alessandro Lupo,

colorista vivacissimo, ha fra l'altro

L'ultima sera,

un

gruppo di Vitelli che fanno pensare ad un'opera del

Pittara. L'amore della terra nostra è in tutti i paesisti

piemontesi: sia in quelli che seguono la tradizione dei

vecchi Maestri, sia negli altri che ricercano vie nuove:

traspare da

La Valle fiorita

dell'Alimandi, come la

Strada al sole

di Alberto Palchetti, nei magnifici

paesaggi del biellese del Bozzalla. come in

Primavera

di Giulio Boetto, nelle opere di Felice Vellan e spe­

cialmente in

Mercato di Corso Valdocco,

come in

Giornata di pioggia e Case sul Bormida

di Alberto

Cafassi. Formano un gruppo a sè e pur con spirito

nuovo si attengono alla tradizione. Domenico Vali-

notti, Massimo Quaglino. Domenico Manzone, Ca­

millo Rho, Teonesto De Abate, Gregorio Calvi e

Carlo Terzolo. Del primo non vi è che un paesaggio

schiettamente nostro perchè gli altri due sono stati

eseguiti nel mezzogiorno, ed anche qui l'artista si

rivela sempre un felice interprete della natura. Del

Manzone primeggiano

Prato nella Valle

e

La mucca,

e

del Rho

Mandorlo in fiore

e Coso

bianca.

Vi sono contrassegni inconfondibili che fanno dei

paesisti piemontesi una sola famiglia e se ne trovano

del Levrero. del Rolla, del Carletti, del

Solavaggione, del Gamero. e perfino nelle opere dei

pittori novecentisti quali Italo Cremona. Tra i pae­

sisti venuti di fuori particolarmente ammirate sono

state le tele del Bazzaro e del Frisia, del quale ultimo

alcune vedute partenopee e di Venezia presentano

caratteri nuovi.

Il ritratto ha offerto anch'esso saggi di non dubbio

valore: fra gli altri sono stati notati quelli del Boffa

Tarlatta. del Menzio, del Malvano, e di un giova­

nissimo: Stampini, e così pure l'autoritratto del com­

pianto pittore Cavalla.

La plastica non ha subito forti ondeggiamenti e

perciò il ritorno ad una interpretazione del classico

ma con spirito più moderno, spoglio dalle deriva­

zioni portateci dal di fuori, non è costato quello

sforzo che indubbiamente hanno fatto i pittori per

ritornare all'interpretazione del vero visto con occhi

e spirito nuovi.

Questo il panorama generale della plastica pre­

sentata all'Esposizione del Valentino, nella quale ri­

mangono più ancora ben distinte le diverse tendenze.

Vedasi ad esempio il frammento originale in ce­

mento policromo di Innocenti Bruno di derivazione

Martiniana e al polo opposto

Risveglio della Primavera

di Michelangelo Monti di schietto ottocento. Ma fra

i due poli a segnare il nuovo equilibrio raggiunto

nella scultura ecco

Ragazza nuda

di Michele Guerrisi

di interpretazione classica ma moderna nella linea

aggraziata;

Selvaggia

di Umberto Baglioni, un bel

nudo eseguito con molta nobiltà, e

Sonno

di Umberto

(Giovanni Riva)