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Questa facciata (fi*:. 2) panni sia sempre

stata troppo severamente giudicata: certo sof-

fre pel confronto con quella juvariana di Santa

Cristina «lei più lussureggiante barocco, ina se

la si considera senza pregiudizi, non si può che

a

ili

mirarne l'architettura ancora barocca sì.

ma trattata in modo severo: l'ornamentazione

corretta tendente al neoclassicismo: eccellenti

le proporzioni dei due piani e delle varie mem­

brature: la nobiltà del materiale costituito da

granito

roseo

di Baveno

e

marmo bianco: certo

sarebbe

assai

avvan taggiata

se

fosse ornata

dalle "ei statue mancanti sui piedestalli del

primo piano. Intanto il prospetto soddisfa de­

gnamente al pensiero veramente romano di

Juvara. di nobilitare piazza S. Carlo con due

chiese gemelle e segnare trionfalm ente l ini-

r

boero di via Roma.

Il

Caronesi si era preoccupato «li seguire le

prescrizioni del Consiglio Decurionale che v o ­

leva conservare lo schema juvariano della fac­

ciata a due piani, adornandolo secondo il gusto

neoclassico dell’epoca : (piindi abolizione delle

fiaccole sopra il frontone, sostituite da attico

portante le statue di S. Francesco di Sales e

del Beato Bonifacio di Savoia, m o tivo archi­

tettonico adottato già in Cannobio (fìg. 1);

'ili frontone aggiunta di un bel bassorilievo

r r

di Stefano Buti raffigurante Emanuele F ili­

berto che riceve il pane Eucaristico da San

Carlo Borromeo. Il grande orecchiuto fine-

strone ovale di Santa Cristina è sostituito da

un ovale inquadrato da cornice rettangolare

neoclassica: il portone è coperto da trabea­

zione orizzontale mentre in Santa Cristina è

sormontato da timpano curvilineo. In Santa

Cristina il primo piano è adornato nel mezzo

da grande Stemma sabaudo tra due belle

statue barocche: in S. Carlo sopra la trabea­

zione del primo piano si vede un accenno di

basso frontone triangolare non finito. Che in­

tendeva di collocare qui il Caronesi? Forse un

gruppo statuario od uno Stemma?

La colonna lapidea ( fìg. 3) portante la statua

della B. \ .. complessivamente alta m. 15.45.

collocata nella piazza della Consolata nel 1836.

è stata disegnata dal Caronesi mentre la statua

è scultura di Giuseppe Bogliani: anche qui il

nostro architetto fu male tratta to dalla sorte

perchè in tutte le guide torinesi il bel monu­

mento è attribu ito al Bogliani.

N ell’ archivio civico di Torino al n. di inven­

tario 1355. anno 1835. troviam o un memoriale

manoscritto di Ferdinando Caronesi; egli dice

che ebbe incarico dalla città di compilare un

M

progetto di monumento da erigersi sulla piazza

della Consolata per tramandare la memoria

del voto fatto dalla città di Torino, il 30 agosto

1835. ed esaudito dalla B. V. della Consolat

per la liberazione dal colera. Il Caronesi allestì

vari p rogetti di cui si conservano i disegni,

alcuni acquarellati. Il concetto in form ativo di

essi è una colonna che porti la statua della

Madonna: sulla base sia incisa un’iscrizionf

relativa al voto . (Num eri di inventario 1355.

1356. 1357). In alcuni progetti la colonna è

di stile dorico arcaico, in altri la colonna è di

stih* dorico più ornato ed il piedistallo è ador­

nato da 4 teste di toro agli angoli con ghir­

lande: in altri p rogetti compare la colonna

corinzia. In un disegno firmato dal Caronesi

(Torino 1836) ved iam o la colonna corinzia col

piedistallo ornato da 4 teste di toro con ghir­

lande; la statua ed il capitello corinzio deve

essere di marmo bianco di Carrara; altri pezzi

di marmo bianco di Frabosa; il fusto della

colonna ed il piedistallo di granito lucido della

Ballila (Sienite). Questo disegno è firmato dal

maestro di ragione Francesetti di Mezzenile,

Pietro Giani. Rosazza, Marsaglia. A ltri disegni

firmati dal Caronesi sono relativi alle fonda­

zioni ed alla ubicazione del monumento sulla

piazza. Per verificare 1’efFetto del monumento

si collocò in sito un modello in scala naturale

di tela armata ed il Caronesi narra che egli

si era nascosto lì presso per sentire il parere

dei cittadin i e dei passanti.

Il

Caronesi sensibilissimo alle proporzio

classiche, disegnò in modo eccellente il piedi*

stallo e la corinzia colonna rastremata, il tutto

bene coordinato col profilo e col tipo della

statua soprastante; assai delicato è l'intaglio

del capitello corinzio, mentre poi nell’esecu»

zione furono omesse le 4 teste angolari (fi

toro e le ghirlande del piedistallo.

Egli qui evidentem ente si ispirò alle colonnt

onorarie molto in vo g a durante Pepoca impe­

riale romana per glorificare gli imperatori.

La

colonna corinzia della Consolata ricorda quella

innalzata in Rom a in onore di Antonino Pi#

ora ricostruita in modello come appare nel

periodico

Palladio,

numero V I, 1937, pag. 207;

solamente che il piedistallo della nostra è pro«

tetto da una meschina ringhiera di ferro; quell#

romana, da un m olto più opportuno p a ra p e tti

di marmo traforato.

Il palazzo D'Angennes eretto nel 1836 al*

1angolo di via S. Francesco da Paola e via

Principe Amedeo (fig. 4) insieme alle facciata

del palazzo Gozzani di S. Giorgio in via Bogino,