

S
P
O R T
I
l
campionato italiano <li calcio è pressoché ultimato.
Fra pochi p om i sarà ufficialmente proclamata la
squadra campione per l’A. X V I, e allora i tecnici
prenderanno la parola per salutare la vincente e per
commentare i risultati del lungo torneo. Sarà un'ana
lisi profonda che occuperà le cronache sportive dei
giornali i>er molto tempo, che in sostanza si baserà
su questi tre fondamentali punti:
1) il campionato dell’A . X V I è stato interes
santissimo come pochi altri;
li) è stato tecnicamente inferiore ai precedenti
di questi ultimi anni;
3
) ha attratto — in conseguenza di quanto
espresso nel primo punto — molto più pubblico
che non negli anni scorsi.
Lasciamo ai tecnici il compito di illustrare i tre
temi in sede più adatta che non sia la nostra ed a
conclusione definitiva del campionato; a noi ci basta
parlarvi della squadra che più ha impressionato, che
da sola ha offerto al torneo i tre quarti d’interesse:
la Juventus. Non ha infatti scritto un capitolo a sè,
questa squadra, nel campionato di quest'anno!
Facciamo, colla memoria, un passo indietro nel
campionato e riportiamoci albi fine del
1937
. L a
Juven tus allora era molto in basso, nella classifica.
Nessuno la degnava d'una parola: perdeva da tre
domeniche e si sarebbe detto che la squadra bianco
nera avrebbe finito di lottare j>er la « salvezza ».
Sicuro: salvarsi per non andare in serie B. L'ultim a
delle tre sconfitte consecutive si era registrata a
Roma, di fronte ai giallo-rossi. Quel giorno la J u
ventus — sia detto per inciso — era priva «li Monti.
La riscossa della Juventus è cominciata da questo
momento: riscossa condotta con un impegno, con una
volontà, con una tenacia che hanno suscitato un
vero sbalordimento. In questa formidabile ascesa la
Juventus, forse, s’è guadagnata — e lo merita —
quella popolarità che non era riuscita a guadagnarsi
quando giocava meglio, ossia all’epoca dei « scu
detti » consecutivi. Perchè quel risalire ]>osizioni su
posizioni e perseverare in testa alla classifica è im
presa da sbalordire il pubblico, questo gli ha decretato
il supremo onore della popolarità. Esso vede emergere
questa squadra dal lotto di tutte le avversarie, im
placabile. È un'apparizione straordinaria. Finora nes
suno lo aveva creduto. Pressapoco si diceva: « È una
mezza squadra, non gioca che in difesa, non sa artico
lare un gioco d’attacco che riesca a reggersi; quando
la fortuna l'abbandonerà farà un capitombolo ».
Perchè vedete la Ju ven tu s è, per definizione, la
squadra fortunata. Così non lo si definì il Genova,
mai, eppure in tutte quelle partite vinte fuori casa
lo zampino della buona sorte qualche volta c’è en
trato. Ma dovete sapere che la fortuna è un elemento
di successo, e non solo per le squadre calcistiche.
Fa parte della personalità. Esistono persone che con
la sola loro presenza fanno cadere ogni ostacolo,
spargono intorno l’ottimismo, vanno avanti in un
alone di letizia. Sono predestinate al successo e|
bisogna affidarsi a queste persone se si vuole la riu-1
scita dell’impresa. C’è un segno che le distingue dai
comuni mortali ed è un segno che irradia dalle loro
fronti e che gli occhi non vedono, ma l’animo intuisce.
Tale la Juventus. Il suo gioco è ottimismo, sempre:
è gioco che sembra sempre vedere davanti a sè un
orizzonte luminoso. Non disarma, non si scoraggili,
non perde le staffe. È un gioco che ragiona per no
vanta minuti, che non ha le ansie, le angoscie e gli
scoraggiamenti dei deboli: è ragionamento non istinto,
discute ma non sa degli sproloqui, di fronzoli, non
resta mai senza fiato. Questa è la vera fortuna della
Ju ven tu s che si traduce poi in merito.
Osserviamola reparto per reparto. Ha una difesa
superba. Basti dire che durante l'intero torneo la
difesa juventina, nonostante gli occhi di lince degli
arbitri, pronti a fare da castigamatti, non è mai
caduta in fallo. Quei difensori giocano veramente
con un'armatura di ferro, ma con guanti di velluto.
Bodoira, Foni e K ava, Varglien e Depetrini e anche
Monti, nonostante la sua mobilità lim itata, formano
l'investimento più sicuro del capitale. Significa che
giocano con i nervi calmi, l’occhio nitido, il cuore
freddo. Ma questa è la difesa che ormai conosciamo
e che tutti apprezzano. Il perchè «lei successi a catena,
dell'ascesa trionfale della Juventus, bisogna andarlo
a domandare ai cinque attaccanti. Messi insieme
quattro di essi formano una media di
'l'I
anni appena
e la loro notorietà, all’inizio del campionato, era
limitatissima. Escluso, ben s'intende, Gabetto. L 'u l
timo degli attaccanti, Tornasi, versa l’espcrienza — coi
suoi quattro capelli — nelle vene dell'altrui giovinezza.
Nasce così il valzer juventino, che attrae nel suo
vortice scintillante pubblico e avversari. Il quintetto
allegro ha un gioco a scatti, apparentemente fatuo,
sciolto perchè fresco, semplice perchè inaspettato che
però determina un'autentica tecnica da cui nascono
e si creano i goal che assicurano i successi. I De Fi-
lippis, i Gabetto, i Santhià, i Bellini hanno spirito
«l’invenzione e spregiudicatezza goliardica, riboccanti
«l'allegria e pieni di nerbo come sono. Essi giocano
nella «-oriente «Iella loro spensierata giovinezza a
cui accoppiano intelligenza, calcolo, se occorre, ed
una buona scuola. Ecco la Juventus che si è preso
il lusso di smobilitare una squa«lra di senatori per
mettere su e portare molto in alto una compagine che
ha all'attacco dei collegiali sui cui volti spuntano,
come le foglie sugli alberi in primavera, i primi peli
«Iella barba dei folletti. È così perchè nella Juventus
dal dirigente al giocatore, dal massaggiatore al cu
stode del circolo, è innato in tutti uno stile particolare
che determina una spiccata personalità.
SILVIO VAKITTO
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