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l Tn impasto denso arre e pungente nello stesso

tempo in eui i toni naturalistici e riflessivi si uni­

ficano in un linguaggio pregno di sbattimenti e di

allogioiti Satirizzate. K 1‘eterno dramma della lirica

contemporanea di cui « i limoni montaliani ». erano

lirica oltre il resto programmatica: un pigliar co­

scienza progressivamente su piani intellettualistici

della irriducibilità di soggetto ed oggetto con con­

seguente tentativo di drammatizzarne la dialettica

sii tonalità roche e scabre per sfociare poi all'iil-

timo nell'attimo di felicità su piani di misticismo

naturalistico: una fantasia cioè che si dialettizza ed

una ragione che si lievita. Kd ecco il coro del Lete

animarsi :

« .Noi Maino in pare : eppur. frequenti volle.

•e memoria riaccende un fioro lume,

incantali palazzi, piatile folte

e giardini odoro-i, qual tempo

inventavamo, -‘alzano dal tiume.

Il dolee vila! K non per il po»«e.«o

i Ite in cenere ,-i inula e rende i euori

opachi e (trevi: «i della liellezza

intravveduta, per i desideri

che -bocciavano in noi. da rami fiori.

Ora -appiani» il nulla d’ogni eo-a:

ma per vivere ancora accetteremmo

d W r la pietra -il eui l*aequa scorre,

il fango ove l'in-etto si ripo-a.

l'erha -ulle rovine di una torre ».

Quell*io oscuro che chiede di riconoscersi nella chia­

rità rassicurante del non io. si rasserena e ritrova

la >ua catarsi, come allorquando:

« l.luel mattino che lungo l’Krrer

Ira le liane ed i papiri di-|ier>i ........

ad un albero •torto e tiabe-ro ...........

-i fermò il mio vagare incantalo

-il ogni foglia dormivano uccelli

dalle piume viola e farfalle

nere e ro--e... in quel punto mi raddero

anni e -eeoli di -ulle -palle ............ ».

Tornar vergine come Adamo tutto solo nell'uni­

verso dopo e««ere stato «pieghevole ad ogni vento

di dottrina — coinè giunco su sponda di canale»

è la secreta aspirazione e la definitiva stazione del

nostro.

Il linguaggio e quella sintassi tanto cara al Bel-

lonei dalla inversione e dall'armonia scabra di « gor­

gogliati strozzate «lai gelo — fontane, le ore nel

cuore» si slargano in aperture di canto solenne:

« F.tiopia addio, «ronda

mia gioventù, terra -enza mi-ura ........

Già le tenere

co-te d'A-ia. che attenua e ira-figura

come un femmineo velo il -ofTocanle

vento ('.ani-in rhe na-ce dal tuo rore,

fan -ponda. eon le tue. alle -alate

acque. ad ora ad ora ro.«e o verdi,

di que«lo mar che è un fiume, rhe fu strada

nel pa-«alo. ad a—ai grandi leggende! a.

Ma « Nolte di guardia » è la lirica sopra la quale

fa perno ed ha vita quest'ultimo libro che « nato da

cotrsta nuova sensibilità ed intuizione di una pa­

nica realtà costruisce finalmente un'autentica voce

lirica dopo tanti anni di letteratura africanistica

(piasi sempre esauritasi su un tessuto folcloristico

e retorico ».

« K proprio come una caverna immeii-a

umida e -cura (pie-la notte a picco

-ul fiume clamoroso,

ieri una valle silente di fango ».

Un doppio trasalimento del cuore s'intreccia in un

canto fermo e nitido in cui la nostalgia per la lon­

tana Liguria

« Là nella mia Liguria,

presto le roccie grige,

umane roerie

rhe il tempo ha ro-o come monumenti

•otto l'acetilene, nel silenzio

si vede il fondo pullular di triglie

ro »f e di totani ...... ».

s'alterna in un ritmo ameheo colla presenza or­

renda ed incantata della natura africana.

« ...... (Ira l'acqua del fiume

ha il rantolo strozzalo

di un ntaniaro rhe Vagita, l’o—enti

grilli stridono a -ratti

inaspettati. Livelli

feroci segano

-ègami e segano -barre di nero

arriaio: in un ranliere

d'invisibili orrori »*è mutalo

il fiume in piena ».

Quell'accenno « ad un piccolo supporto discorsivo

per amalgamare i vari toni della sua poesia » ri­

serva benigna del suo antico esegeta, si vede chia­

ramente come nella storia presente della poesia del

Gravile sia bruciato dalla ispirazione colma di un

sentimento adamitico che era l'intima e segreta

vena del poeta.

« Se un giorno ancora dormirò nell'oro

delle -piagge tranquille,

o vento di burra-ra in farcia

mi spruzzerà il «alino «opra il bordo

d'un leudo

o in una «tanta rhiu«a il mio lavoro

si fermerà d'un tratto ad ascoltare

qui «lo vociare notturno delt'Afrira.

fetore di rarogna. fumo

di rami verdi e freddo e oscurità ....... ».

Il dramma metrico di cui parlavamo all'inizio, come

in ogni artista che non abbia solamente senso pun­

tuale e per cui la musica non al>hia valore mera­

mente slrumentalistico, si

è

risolto e liberato col

rasserenarsi del suo mondo.

K se per una preistoria estetica del nostro era ne­

cessaria l'insistenza «sul dramma psicologico della

cosidetta poesia uuova », a storia in atto vediamo

come quegli «

inri/ut

» mossi da premesse di un

gusto forse esasperato si rilievitino in una «

ma-

siq u e

» tipicamente plastica pur nella sua colorata

duttilità.

Quindi se astrattamente ed empiricamente si può

parlare di tradizione in un senso delollisiano, la con-

chiusione storica per chi vorrà potrà anche essere

questa : ma ad un patto che la si sappia finalmente

intendere questa benedetta parola nel suo autentico

significato.

n in o

bangi

*