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LE

COSTRUZI ONI BI ZZARRE E ARDITE

DI ALESSANDRO ANTONELLI

I

l nome dell’architetto piemontese Alessandro Anto-

nelli è tornato agli onori delle cronarlie. Sono sempre

le sue gigantesche creature che, periodicamente, lo fanti»*

rivivere nelle prose scheletriche dei comunicati e nelle

colorite narrazioni dei quotidiani.

Nel 1930, fu la Mole di Torino, con i suoi 1**7 metri

<

1

: altezza; adesso è la «upola «li S. <ìaudenzio di Novara,

di 1.11 metri. Poco o niente però si è detto di un’altra

non meno caratteristica costruzione antonelliana, che

>orge a Torino all’incrocio del corso S. Maurizio con

Via Bando.

E noi iniziamo proprio da questa, parlando degli edi­

tici deH’Antonelli, perchè essa rivi •. il cocciutissimo ed

originale carattere dell’architetto novarese (l’Antonelli

era nato a (ìhemme nel 17^*S). I.a costruzione di cui

parliamo, venne progettata verso il 1840. In quell’epoca,

molti prati vi erano ancora lungo la riva sinistra del

Po; soltanto qualche palazzotto signorile e poche mo­

deste casette, segnavano in quella zona l’estremo limite

della città sabauda. Tra una casa e l’altra, era rimasto

all’Antonelli un breve appezzamento di terreno, che pa­

reva destinato soltanto ad accogliere una baracca di

legno stretta stretta. E questo era stato il pronostico

fatto all’Antonelli da un tale che voleva comperare il

praticello ad 1111 prezzo di molto inferiore a quello che

il proprietario chiedeva.

L’Antonelli. risentito, promise al mancato acquirente

che 111 quel limitatissimo spazio egli avrebbe eretto una

casa di sei piani sopra terra, abitabile e comoda.

Tre anni dopo, infatti, la casa era costruita. Ma gli

inquilini non

venivano.

Ancora non erano conosciute le

velleità spaziali dell’Antonelli, sebbene si dicesse già

molto delle sue stravaganze.

Vedendo quella casa sottile sottile da sembrare un

muro isolato, tutti dicevano che un giorno o l’altro sa­

rebbe crollata. Risoluto come sempre e convinto che

hn ^sitava dare una prova pra-

i(

della solidità della sua co-

tni/ione,

l’Antonelli qualche

|tn.:|>o dopo vi si installava con

Itutt.i

la famiglia, scegliendo pro-

>ri<

>i due ultimi piani; cioè il

plinto

ed il sesto.

Ouattro anni abitò l’Antonelli

in questa casa, che ancora oggi

(pare sia destinata a crollare al

primo soffio di vento, e che in-

malgrado il suo secolo di

vita si presenta solidissima e

nza alcun bisogno di..... inie­

zioni di cemento o di rinforzi

metallici. La casa, si presenta

come 1111 triangolo rettangolo

con il cateto minore di quattro

metri (questo è rappresentato

lalla facciata di corso S. Mau­

rizio) e uno di una decina di

metri; la facciata che unisce

ipotenusa al cateto maggiore,

larga cinquanta centimetri

appena.

’Antonelli, da uomo pratico,

ivcva tutto previsto durante la

truzione della casa; perfino

la carrucola

jht

i mobili che

non possono passare

jht

la por-

tieina, larga

jkxo

più di un

nu tro. Nell’interno, si sale per

mia scaletta strettissima. Ad

»gni piano vi sono due camere

un gabinetto di toeletta.

Non manca niente in essa;

' Ili vi abita, perù, è neces­

sario raccomandare di mante­

nersi nelle giuste dimensioni,

per non dover ricorrere all’uso

«Iella carrucola di cui dicemmo...

Ma in Torino vi è un’altra

casa — ricca questa di ricordi

del nostro Risorgimento — pro­

fittata e costruita dall’Anto-

n- Hi.

E

un tozzo palazzotto di

tr piani, che esternamente nulla

*!i

anormale o di originale pre-

* nta. Soltanto visitandone l’in­

terno, e soprattutto i due piani

* to terra, si comprende che

doveva servire ottimamente allo

so i*> per cui il marchese Carlo

F.nianuele Birago di Vische l’a-

v<-va fatto costruire. S’era nel

iSj2, e a Torino i patrioti che

so tenevano l’idea dell’unità d ’I-

taiia abbisognavano d ’un adatto

lo- ale di ritrovo.

Nacque così

il

pJazzotto dei Birago

di Vische,

tuttora in piedi allo

sbocco

di

»