

La M m pn diacuna cupola
di
S. Caudanxio a Novara
Via Giuseppe Verdi sul corso San Maurizio. Costruita
la casa, venne aperto il « Cattò del Progresso ». noi
cui due piani sottoterra pare appunto si radunassero
i cospiratori.
Sino a
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anni fa, era visibile ancora, tra l’altro,
una stiletta circolare, graziosa e di un certo gusto clas
sico, che rivelava le caratteristiche del ritrovo segreto.
Damascata di rosso, con marmi e specchi, doveva essere
il locale destinato a coloro che costituivano lo stato
maggiore.
Qualche anno fa, su questa casa venne fatta murare
una lapide in cui si ricorda che in essa spesso si aduna
rono gli uomini di avanguardia del Risorgimento. E tra
i citati vi sono Cavour, Garibaldi e Crispi.
A correre dietro alle informazioni, ci sarebbe pure da
dire che dai sotterranei di questa casa si dipartivano
delle gallerie, attraverso le quali potevano trovare scam
po i carbonari durante le sorprese della polizia.
Sin qui, abbiamo conosciuto soltanto l’AntoneUi mi
nore, azzardoso e testardo; ma non ancora abbiamo
conosciuto l’altro Antonelli, quello della guglia ardi
tissima. il realizzatore dei progetti combattutissimi.
Dei due colossi antonelliani, la più anziana è la cupola
di S. Gaudenzio di Novara, iniziata nell’anno 1860 e
terminata verso il 1880.
Millecento sono i gradini che portano alla cima di
San Gaudenzio; a quella della Mole, si giunge dopo
averne contati mille e duecento.
La cupola di Novara venne ideata dall’Antonelli
mentre erano in corso i lavori per il Duomo. Presentati
i progetti, la proposta dell’architetto viene accolta con
l’incarico però di terminarla entro pochi anni. Ma di
anno in anno, si giunse firn» al 1880. E la spesa, da trenta
mila lire è salita a trecentomila.
I
novaresi erano preoccupati dell’ascendere continuo
della cupola; inoltre ingegneri e costruttori avversavano
in pieno l’opera dell’Antonrl!i. Ma questi, quasicchè le
discussioni e i sopraluoghi, ordinati
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verificare la
solidità della fabbrica, non lo riguardassero, imperter
rito continuava nel suo assalto al cielo. Finalmente,
venti anni dopo che i lavori erano stati iniziati, l’Anto-
nelli poneva termine ad essi; e sulla cima della cupola,
veniva messa la statua del Redentore, che pesa 4 quin
tali ed è tutta rivestita d ’oro.
È un’ingiuria dire che l’Antonelli, fidandosi troppo
della sua capacità, non aveva previsto i pericoli che
hanno oggi messo in allarme i novaresi.
Lui vivente, la cupola di San Gaudenzio aveva dato
sintomi di instabilità.
Malgrado i suoi novantanni, egli si recò al primo
allarme, a Novara, sereno e tranquillo; e visto il male
ne trovò il rimedio.
Nella Mole, i lavori di irrobustimento vennero ini
ziati nel 1930, sotto la direzione dell’ing. Alberto Pozzo
Attorno ai venti pilastri di cotto, che reggono la
costruzione, ne vennero eretti degli altri colossali di
cemento.
La Mole venne pure rinforzata con potenti iniezioni di
cemento nel sottosuolo; poiché era il fondo ghiaioso
che presentava il pericolo maggiore.
La Mole venne costruita, come è noto, per incarico
della nostra comunità ebraica, la quale voleva fame
una monumentale sinagoga per ricordare l’editto con
cui Re Carlo Alberto aveva concesso agli ebrei di abi
tare fuori del ghetto.
Cominciata nel 1863, anche per essa non si credeva
clu fosse destinata a giungere a tanta altezza. In dieci
anni di lavoro, l’Antonelli era riuscito a costruirla sino
al vertice della grande cupola arcuata. Qualche anno
dopo il Municipio di Torino, ammirato della monumen
t a l i dell’edificio ancora in corso di costruzione, chie
deva alla comunità ebraica che gli venisse ceduto in
cambio di un’altra degna sede.
Negli ultimi anni di vita l’Antonelli, che, malgrado
l’età e gli acciacchi, seguiva costantemente la crescita
Iella sua creatura, nell’impossibilità di salire le centinaia
di gradini, visitava i lavori della Mole facendo tirar sù,
con un sistema rudimentale di corde e di carrucole, la
poltrona su cui passava la sua giornata.
Dopo la sua morte, la Mole venne ultimata dal figlio
ing. Costanzo (deceduto nella nostra città nel 1923).
I.a cura con cui l’Antonelli seguì la costruzione di
entrambe le sue ardite creature, diventò proverbiale.
Sia per San Gaudenzio che per la Mole, è noto che egli
non passava un mattone sen/a prima averlo pesato;
sorvegliava, inoltre, l’amalgama della calce ed istruiva
gli operai carpentieri e muratori su come dovevano
manovrare per salire ai ponti più alti...
\ Torino, da quando sono stati portati a termine i
lavori di rafforzamento alla Mole, nessuno più si preoc
cupa della sua salute.
E. se sorgono dubbi, c ’è la stella gigantesca lassù che
conforta, con i suoi raggi che paiono braccia protese
verso il cielo. Questa stella, sostituì l’angelo di rame
rimasto folgorato durante un fortunale nel 1904. Occor
sero opere difficili e costose, per far scendere dall'inco
moda posizione l’Icaro antonelliano che ora riposa nei
sotterranei della Mole.
Per molto tempo, la Mole rimase accessibile a tutti
i visitatori. Ma essendo poi accaduti dei luttuosi inci
denti, che tornavano a svantaggio totale del Municipio,
il quale doveva provvedere spesso a riparazioni ed a
restauri dei cornicioni esterni, i permessi vennero prima
limitati e, quindi, definitivamente soppressi.
Poiché abbiamo accennato ai ... voli dalla Mole, ricor
diamo un tragicomico fatto accaduto ad uno studentello
bocciato, che voleva punire se stesso. Recatosi sull'ul
timo balconcino della Mole, egli si lanciò nel vuoto...
tenendosi però ben stretto alla fune metallica del para
fulmine. Invece di precipitare, il giovane scivolò così
lentamente al basso, fermandosi poco sopra la grande
cti|K)la, da dove venne tolto dai nostri pompieri.
Dell’Antonelli, ancora molto ci sarebbe da dire; per
esempio, ch’egli aveva studiato alla Brera di Milano e
alTUniversità di Torino; che a Roma aveva seguito
degli speciali corsi di architettura, che era stato per vari
detenni professore alla nostra Accademia Albertina e
chi’ era pure stato deputato al Parlamento subalpino.
Da
questo si deduce che non era poi quello che di
ce; ano
i suoi contemporanei: un maniaco pericoloso.
Doveva però nascere cent’anni dopo, per trovarsi nella
sua giusta epoca.
Casa MrAatMMiii: la facciata « 4 matti -