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I H a g i i i a r c ! • mi po* la I c n l a z i o m * di tull i gli no-

m i n i : .nielli-,

«■

- o p r a i t u t t o , di c o l o r o rlu*

iio ii

v i a g g i a n o mai . Il «•mire di u n a città o di mi pac.-e c

t empr i * la -ta/.ioiic. l ' o r - c p e r c h e c il c c u t r o di

lutti i d c - i d c r i . c--< ii do r i - a p u l o c l i c o gn i g i o i a ci

\ i e n e da l o n t a n o , o d c \ c e —en* c e r c a t a l o n t a n o .

( li a « c u n

1

1 in ar i o p o r t a a d u n a -ila m e t a : ai l o r o

i n c r o c i il t r e n o ha un - u - - u l l o c o m e il c u o r e co-

« H e l l o a - c e g l i e r e I r a d u e f e li c i t à.

Dire di l'orla Nuova più di «pianto «appiano le

iio«lre lolo e co.-a «lillirile. I. poi c c già I orario

llllicialc delle l‘'rrro\Ì«*

d e l l o

Stalo che -e ci peli-

tale

vale una lirica. I «>rino-\ene/ia: I orino-

Moina: Idrino-Savoiia: Torino-Mudane: e

t a n t e

altre linee ancora, chi* a leggere tutta la pagina è

una meraviglia. Dove ci è accatlulo «li «eutir gri­

dare il nome di «

H o t i o l r c i i o

» in una -era «li piog­

gia? Dov e quello di Mainiti ria ? Dovi «pieliti «li l»»r-

rehtdvicino? Ira «olino e veglia, qua-i -draiali

nello -coiupartimeuto. -i «ente Inori il frenatore

gridare, oppure -i vedono pa««are rapidamente le

«ta/.ioiii

c o u

i loro nomi e-tro-i e poetici.

I. orario ci -a ritiare «pie-te impre--ioni: e perciò

dicevaniti

vale una lirica. Notale che ha per-

«ilio gli -pa/i tipografici Inanelli, iu ohhetlieu/a

alla più aggiornala precetti-lica poetica, (am quel

canlo di-lem nelle orecchie, come o-iamo parlare

con la uo-tra t—ile voce? Mihiamo voluto provare.

Nulla e ne—imo mai ci i»er-uatlerà che i ferrovieri.

-par-i iu faccrinle appena Inori della granile tettoia

di l’orla Nuova, lavorino davvero. l\-«i rccilano

una parte, \ccortlano i loro g«‘-li al runittre degli

«camiti, all "evadere lento, e pur martellato, ilei

viaggiatori, Tarliamo. Ma parliamo davvero a que-

• lo -olo patto: chi* tulli diventino, per noi. ma­

nichini. I. impiegalo che ci vende il liiglietlo è an­

cora. un po almeno, iiii uomo. I.o vediamo «la

vicino: mezzo per-ona e mezzo lanla«ma. Ma

quando ci da il re«lo del uo-tro liiglietlo ila mille

non è moneta a corto legale, la -uà: -mio gettoni.

Imitili per ini imprevisto, penne—i di libero pa--

-asigio. per chi «a tlove. Quello che ci lutea il Iti-

gliello

carduecianameiitc (m ordale ') « la guar­

dia»

è già un manichino, (io-i pure queiraltro

che ci ila i giornali dove leggeremo a intervalli ar­

ticoli

che ci ti-mlireranno pieni

ili

lauta-ia.

I. poi lutti manichini: -penalmente quei manovali

che picchiano, che picchiano: tingendo ili riparar»*

i lunari, per laici credere che «iano opera umana.

I.e ii-ale «li a«pellt* » non le trovale ilei luoghi mi-

racolo-iy (ila-.*«• prima e «econda: «la—e terza.

Ognuna ha una «uà li-oiiomia e ini «no «arallere.

>ianio «tali a rive«lerle. a l’orla Nuova, in una gior-

uala di gran «••!«*: taceva l'aldo anche in ipicllc -ale

appartale. Uniranno» due doline. cla»»«* prima, pro­

babilmente madre e liglia. (li trovammo ili fronte.

Trattrici t»

ripoto

Fm. t ^ . a

(Na**»» W « )

a