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(•(diretti «piasi a guardarci, «-«mie so fossimo siali

urlio rcompartiment*» di un vairone. K'ilarono un

po’. poi tutte c due toUero i gnauli. Le iiii*rlii«*

•Iella madre avevano un

r«»r*o

più carico, (/aitilo

era più riero. \ve\a gioielli niaiinilit i. mentre la

lifilia ne era «piasi priva. La radazza, a -entir-i

guardata, aveva espressioni niulev oli-rime : era

rome

una parola elle non

ri

atterra in una lingua

mal eonoseiula. La madre, inv «*«•«*. dopo un mo­

mento. si

rcn tiv

a comoda, a suo a^io:

Iteli

com­

porla com'era di dm* jramlte. la \ila. dm* reni, le

•palle, il vi»o: lutto provalo e collaudato.

Fumiamo la «ala di prima darre, rlie le due donne

avevano trasformato in un salotto ltor“lie>e. Kii-

Iriaino in quella di terza. Aveva pochi mollili: la

fantaria andava incontro a o"iii rora con rtupore.

Sopra^iunse un ronladiuo. e noi avremmo gridato

per la meraviglia: che rcarpe portava, che mani

aveva, e in quel cerio dovevano esserci delle uova,

nel piscio

c è

il liianro. il

rorro

e la rperanza di

un pulcino. La r|o(Ta peraule didl'ahilo ri mire a

raccontare la rioria di ini mercato all'aperto, in

una rtrada di paere: molli-simi campi ahhiamo ai-

traversato. ma non ci era mai capitalo d incontrare

così liene un contadino. Due divani, uno rpecchio:

eppure certe cose non le avevamo remile mai

cori

nelle e chiare.

Che dunque si via^i anche nelle rale d'aspetto?

Però le sen.-azioni e i penrieri del v ia rio non rierce

mai di esprimerli. Pare manchi un

lesriito

connet­

tivo qualumpie che permetta la vita, con un mi­

nimo di ralda consistenza: certe idee ^rande^iauo.

ri

tendono come Indie di sapone,

ri

lacerano. Si

rono rolli* forse contro i rami di «pieH’alhero.

d ie

• i vede dal (incrtriuo del treno.

O

ri

rollo

arrertate

a quel muretto, tiepido di sole. O in •'remilo a

quella contadina, che da lontano rcmhra lidia,

l/idea non c’è più. !Nc narce un'altra. K quella di

prima, in parte, ('.‘è qualche co.»a che -i rinnova.

Siamo noi a rinnovarci, forre, nella corra del treno.

Pare di creare il mondo, correndo. Di certo il Si­

gnore correva ili

mi

modo rimile

Mille

(erre e

Mille

acque, «piando le creò. Da fermo •'li «archile stalo

più ditìicile. A creare ci vuole un po’ di rincorra,

come ci vuole per saltare. Troppo arduo è Miliare

a piedi •rimiti. Se mai. «liova piuttosto •'illudere le

mani: come

ri

vede nelle fotografie «lei campioni

di

M illo,

«piccali nel loro volo, e in cerio quadri

del Padre Klerno. intento alla sua corra di sei

•rioni

i

. Perchè poi

ri ria

fermato, non rapremmo

dire,

(llie

ci

forre

anche per il

mio

v ia rio un punto

di arrivo?

Ma l’arrivo nortro. «li noi immilli, è di nuovo al

punto di partenza. Per cui. cara veirliin Porla

Nuova, «pialche volta ci è anche capitato di •inar-

darti con occhio Irirle e

deliiro.

« Alberto. signore. albergo? ».

hacciaino semini di uo; è vero che abitiamo le va­

lide. ma il nostro v ia rio è finito.

GIOMOCCA