

tutta la letteratura romantica avventurosa della no
stra fanciullezza, che con pochissimo rivive e torna a
farci sognare: cosa che non ci desta nessunissima
vergogna. ma soltanto una profonda pietà per coloro
che per caso non ne siano più capaci.
Ma or ci pare che il proemio sia stato siiflicente ad
introdurci a parlare deH’argomento più importante,
quello a cui volevamo arrivare senza parere, facendo
le \ iste di a\er dimenticato uno dei frutti più impor
tanti. gioia dei radazzi per tradizione, vivissimo e
colorato: le ciliege. dosi, parliamo delle ciliege.
Dozzine di leggende «Iella terra dove questi alberi
ebbero la nascita parlano di e v i con frequente bene
volenza: la caduta dei petali dei loro fiori a servir
di tappeto a cortiletti di casiicee di bambù, viene
associata a quella del pesco e del mandorlo, nei so
piti di piccole Butterfly che aspettano il fd di fumo
davanti alle figure degli dèi domestici.
Lato poetico dei fiori, degnamente coronato dal si
gnificato tangibile dei frutti, l'uso dei quali ebbe qui
da noi fortuna da tempo non molto remoto, ma
incoraggiato da un favore sempre crescente, tanto
da far quasi pensare che non si tratti di piante eso
tiche. ma nostrane
e
ben radicate nel nostro ricordo
oltreché nella nostra terra. Più nessuno, oggi, d i
nanzi alle ceste gonfie di frutti rossi, pensa che il
loro
uso fosse
anticamente una ghiottoneria per pa
lati ricchi: oggi i ragazzi se ne ornano gli orecchi e
'Cagliano i nòccioli ai passanti, come usando di un
pieno loro diritto:
e
forse non hanno torto. Poche
cose infatti stanno bene d'accordo come le facce dei
bimbi
e
le ciliege rosse.
Ma se qualcuno pensasse (die da moltissimo tempo
godano favore e siano alla portata di tutti, sbaglie
rebbe. almeno nei riguardi del Piemonte, dove la
fiera di IVcetto si è resa celebre per la diffusione a
cui ha dato origine. Ma il movimento primo non è
partito dalla campagna, come si potrebbe credere
dato il carattere villereccio della fiera.
Nel
1922 un medico. Delegato di Vigilanza presso
la Scuola Elementare V ittorio Alfieri, per provve
dere a soccorrere gli alunni più poveri della scuola,
affinchè aneli
‘ essi
potessero siodere del beneficio
delle colonie estive, lanciava l ’idea e patrocinava
I iniziativa, consistente in una fiera benefica da te
nersi presso la scuola stessa, sotto l'egida del rosso
frutto di cui stiamo parlando. E poiché pieinonte-
'issimi si voleva rimanere, il nome che fu dato alla
festa prese nome dalle tre varietà di ciliege che sono
in commercio per la delizia di grandi e piccoli: cosi
per la prima volta si parlò di « Cerèse. Griotte. Gra-
fiòn ». tre nomi che a tutti i piemontesi sono assai
familiari, e i medesimi frutti troneggiarono nelle
cesie e nei posteggi della prima festa, che ebbe ot
timo successo, e promise di ripetersi annualmente,
•inche per soccorrere i fanciulli poveri, per i quali,
col pagamento delle quote, il posto fu presto trovato
presso la colonia « Kegina Margherita ».
II manifesto che allora chiamava a raccolta tutti co
loro ai quali ia beneficenza ed i! buon gusi.» stava a
cuore, incominciava con queste parole : « Con questo
lembo di poesia giapponese vogliamo richiamare la
Vostra attenzione sulla Festa di beneficenza, indetta
nei giorni 9. IO. 11. «lei prossimo giugno a favore
del Patronato Scolastico Vittorio Alfieri ».
K la figura un po' arcigna del bizzarro astigiano era
chiamata a tutelare l'iniziativa, e certo era soddi
sfatta della nuova funzione. Ma proprio allora si
stava già facendo, certo per una di quelle felici an
ticipazioni che le persone buone e vive sanno qual
che volta avere nei riguardi di provvedimenti che
solo più tardi diventeranno necessità diffusa in veste
nazionale, quello che ora nuovamente si è fatto nel
tempo <lella conferma del più stretto accordo tra il
Regime e il Giappone, col piantarsi di alcuni ci
liegi. buon segno pacifico dell’alleanza guerriera.
Come si vede, il ciliegio è ancor oggi d'attualità.
Ma per ritornare alla festa delle ciliege ed alle sue
origini, ricordiamo come si fecero ancora due edi
zioni consecutive della medesima, sempre collo stesso
carattere pubblico e festoso, e sempre collo stesso
nome che meritava di div entare glorioso, di « Gè-
rèse. Griotte. Grafiòn ». In seguito, si fece la cosa
in edizione ridotta, limitatamente alle mi
la-
stiche, anche se il favore del pubblico ormai con
quistato. perdurava, ed assicurava la continuazione
dell'esistenza della benefica colonia che poteva dare
la salute e la gioia a parecchi bimbi. Ma ora l'a n
tica costumanza riveste un carattere analogo a quello
che ebbe al suo sorgere, ritornando quasi del tutto
agli antichi fasti, coll’appoggio delle autorità, le
quali non possono mancare di veder di benevolo
occhio l ’iniziativa, che in tutto si accorda col movi
mento imposto dal Regime con influsso su tutte le
classi sociali.
Già nel 1929 la festa fu ripresa con una certa solen
nità. con accompagnamento di poesie e manifesta
zioni sceniche, il tutto per dare un maggior lustro
a quello che. dati i precedenti, non aveva altra ne
cessità che quella di esser nominato per riscuotere
il plauso meritato. Ed ora. come abbiamo detto, il
fasto antico riprenderà rinnovato e vivo, e richie
derà nuovo plauso di pubblico che certamente non
potrà mancare, stando ai precedenti ed ai meriti del
l'iniziativa. che trova ora tutto lo slancio necessario
uell apposgio. come dicevamo, delle autorità e del
direttore della scuola, aiutalo dalle varie iniziative
che lo fiancheggiano. Tra queste, importantissima
quella delle « Amiche della Scuola ». signore che si
occupanti di mantener vivi i rapporti tra la Scuola
stessa e le famiglie, dando tutto il necessario so
stegno ai meno abbienti.
Ma per tornare all'attuale sviluppo della Fiera delle
ciliege, che ora copre con la su i mportanza. come
sotto ali benefiche, lo smercio dei frutti rossi, come
si usa chiamare queste benefiche escrescenze del c i
liegio. dopo aver fatto notare che non si tratta nep
pure di iniziativa tanto antica, anche se utilissima,
bisogna ancora ricordare che l'origine del suo svi
luppo consiste appunto nella Fiera delle « Cerèse.
Griotte, Grafiòn », che portò verso la città ì« «hocco
della bella produzione, che ora fra tanta apertura