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16 febbraio 17X1). Nasce in Chicri il patriota Giuseppe Avcz-

zana. Uomo dalla vita avventurosissima partecipò alle campagne

napoleoniche ancora adolescente. Dovette esulare per ben due

volte, nel 1X21 e nel 1S48 in Ispagna ed in America, ove a lungo

risiedette e dove prese moglie. Nel 1849 fu ministro della guerra

della Repubblica Romana. Nel 1Xfto, ritornato in Italia definiti­

vamente, combattè, a fianco di Garibaldi, col grado di gene­

rale. Pugnò anche nella guerra del 1866, e morì in veneranda ctì.

nel 1879, a Roma, ove le sue ceneri riposano.

17 febbraio. La Comunità Valdese festeggia in questo giorno

l'anniversario della sua emancipazione. Il 17 febbraio 1848, infatti,

R e Carli» Alberto emanava lo storico Editto in cui affermava:

«I Valdesi sono ammessi a godere di tutti i diritti politici dii

nostri sudditi, a frequentare le scuole dentro e fuori delle univer­

sità cd a conseguire 1 gradi accademici ».

Otto lustri prima, e precisamente il 17 febbraio 1808, nasceva

nella nostra città, da antico ceppo patrizio, Carlo Promis, archeo­

logo c architetto di virtù preclare. A lui i torinesi debbono gra-

ntudine per aver egli, con studi cd opere di scavo, dato inizio ai

restauri delle Torri Palatine nonché fornito i disegni per la piazza

Carlo Felice.

Un sussidio mensile di 600.000 lire in favore dell’eroica Ve­

nezia, stretta d’assedio dagli austriaci, viene votato il

18 febbraio

1848

dal Parlamento Subalpino.

Il 18 febbraio 1H51 gli ultimi diritti feudali vengono aboliti

dal Parlamenti» Subalpino, tra la grande indignazione degli estre­

misti di destra c dei clericali contro Massimo D*Azeglio, Presi­

dente del Consiglio.

Due lustri più tardi, il

18 di febbraio

dell’anno 1861, si inau­

gura il pnmo Parlamento Italiano: nel Discorso della Corona il

Re Vittorio Emanuele II annunciava potersi ormai considerare

condotta a compimento l’ Umtà Italiana « per la concorde volontà

dei popoli e per lo splendido valore degli eserciti ».

A sede del Parlamento era stata eretta nello spazio di soli tre

mesi dall’orch. Pcyron, entro il corrile del Palazzo Carignano,

un'aula in legno capace di 600 stalli per i deputati e di tribune

con 450 posti. La spesa ammontò a 500.000 lire!

Largo a le masere,

largo al carlevè!

Ciao!... mi il cònòsso!

veti a balè!...

(F. Garelli).

Nella seconda metà di febbraio si accelera il ritmo delle feste

carnevalesche che toccano il verace nella settimana grassa, mentre

per l'aria, ancora frizzante, si spandono i deliziosi effluvii degli

agnolotti, che confezionati ben sodi e compatti dalle sapienti

massaie non possono in questi giorni disertare il desco del cultore

delle tradizioni gastronomiche pedemontane.

Preceduto dalla sua Fanfara reale:

l'irte d'sà Maria Catlina,

dal

Ciabòt

della natia Callianctto fa ritorno a Torino Giandója Cri-

ttoira.

(Il cognome, ci scommettiamo, non lo conoscevate). Gli è

al fianco la sua amata consorte Giacometta, la bella e prosperosa

figlia del mugnaio, col capo adorno di una cuffia... monumentale,

cd un filo di « dormi » attorno al collo.

Di Giandója, nato in un cavolo enorme, cd allattato... con

una brenta di ottima

barbèra,

si potrebbe dire, senza tema di

errori, come egli rappresenti, più che una maschera vera e propria,

un carattere, il carattere cioè del popolano piemontese, fatto di

un ottimo cuore, di una apparente ingenuità sotto cui s'asconde

un solido c saggio buonsenso sinterizzato nell’aurea massima:

.4

Fé questiòn d'iter

1

piessla!.

Giandója è

bògianen,

naturalmente!

Però, come tutti i

'bògianen :

Guai s’Ia testa au ròja,

se

7

di d'ie bete a ven. Guai!

Ma, ahimè! nulla vi è d'eterno su questo misero nostro pia­

neta! e, dopo le allegre monfcrrine, danzate in compagnia di

qualche

bela tota,

giunge nel giorno del

tner

1

Quaresima,

come una magra cd ossuta zitella, a lanciarci con gravità il lu­

gubre « Memento »!: Sówu

d' Quaresima

stagiòn d’Ie prediche :

pi tiert baldorie

pi gnun fracassi

— ammoniva il poeta Tito Li­

vido. Sulle nostre mense, ai succulenti agnolotti cd ai saporosi

cotechini, succedono le tenere insalatine, nonché la polenta col

merluzzo, o, per esprimerci nel «Padre Lingua»:

póle e merlò

!

Si nói vedeissò ’nt la pannsa d'un fra

— canta un ignoto poeta —

T

è còme s’i Jussò ani’ un giardin trapianta :

rave, biarave, carote,

spinass,

seler, tartijle, siolòt, ramòlass...

Ad ogni modo possiamo sopportare tutto questo con cri­

stiana rassegnazione: infatti siccome (lo dicevamo poco fa) nulla

vi è d'eterno in terra, verrà ben presto (cioè dopo venti giorni),

il

giobia mairi

a portarci l'ordigno con cui

ressiè la vtja e maira

Quaresima.

Ed allora potremo di nuovo concederci qualche pic­

colo svago!

Surmm

corda adunque!

Il

20 febbraio

1861 si spegne a Torino Gusuvo Modena,

attore drammatico celeberrimo e patriota.

a i

febbraio

1849. Il Ministero presieduto da Vincenzo G io­

berti, in carica dal 16 dicembre 1848. rassegna le proprie dimis­

sioni. A l Gioberti succede nd l'alu carica di capo del Governo

il generale Chiodo.

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