

ió
febbraio
1789. Nosco in Chicri il patriota Giuseppe Avez-
z jiu
.
Uomo dalla vita avventurosissima partecipò alle campagne
napoleoniche ancora adolescente. Dovette esulare per ben due
volte, nel i8 ;i e nel 1S4S in Ispagna ed in America, ove a lungo
risiedette e dove prese moglie. Nel 1X49 fu ministro della guerra
della Repubblica Romana. Nel 1860, ritornato in Italia definiti
vamente, combattè, a fianco di Garibaldi, col grado di gene
rale. Pugnò anche nella guerra del 1866, e morì in veneranda età*
nel 1879, a Roma, ove le sue ceneri riposano.
17
febbraio.
La Comunità Valdese festeggia
111
questo giorno
l’anniversario della sua emancipazione. Il 17 febbraio 1848, infatti,
Re Ciarlo Alberto emanava lo storico Editto in cui affermava:
« I Valdesi sono ammessi a godere di tutti i diritti politici dei
nostri sudditi, a frequentare le scuole dentro e fuori delle univer
sità ed a conseguire 1 gradi accademici •.
Otto lustri prima, e precisamente il 17 febbraio 1808, nasceva
nella nostra città, da antico ceppo patrizio, Carlo Promis, archeo
logo e architetto di virtù preclare. A lui i torinesi debbono gra-
ntudine per aver egli, con studi ed opere di scavo, dato inizio ai
restauri delle Torri Palatine nonché fornito i disegni per la piazza
Carlo Felice.
Un sussidio mensile di 600.000 lire in favore dcll’eroica Ve
nezia, stretta d’assedio dagli austriaci, viene votato il
18 febbraio
1848
dal Parlamento Subalpino.
Il
18 febbraio 1
Ks
1
gli ultimi diritti feudali vengono aboliti
dal Parlamento Subalpino, tra la grande indignazione degli estre
misti di destra e dei elencali contro Massimo D’Azeglio, Presi
dente del Consiglio.
Due lustri più tardi, il
18 di febbraio
dcli’anno 1861, si inau
gura il pnmo Parlamento Italiano: nel Discono della Corona il
Re Vittorio Emanuele II annunciava potersi ormai considerare
condotta a compimento l’ Unità Italiana « per la concorde volontà
dei popoli c per lo splendido valore degli eserciti ».
A sede del Parlamento era stata eretta nello spazio di soli tre
mesi dall'arch. Peyron, entro il cortile del Palazzo Carignano,
un’aula in legno capace di 600 stalli per i deputati e di tribune
con 450 posti. La spesa ammontò a 500.000 lire!
Largo j le masere,
largo al carterè!
Cufci'...
mi it riflesso!
ven a baie!...
(F. Garelli).
Nella seconda metà di febbraio si accelera il ritmo delle feste
carnevalesche che toccano il vertice nella settimana grassa, mentre
per l’aria, ancora frizzante, si spandono i deliziosi efHuvii degli
agnolotti, che confezionati ben sodi e compatti dalle sapienti
massaie non possono in questi giorni disertare il desco del cultore
delle tradizioni gastronomiche pedemontane.
Preceduto dalla sua Fanfara reale:
l'irle J ’sà Maria Cattino,
dal
Ciabòt
della natia Callianetto fa ritorno a Torino Giandója Cri-
noira.
(Il cognome, ci scommettiamo, non lo conoscevate). Gli è
a! fianco la sua amata consorte Giacometta, la bella e prosperosa
figlia del mugnaio, col capo adorno di una cuffia... monumentale,
ed un filo di <donni » attorno al collo.
Di Giandója, nato in un cavolo enorme, cd allattato... con
una brenta di ottima
barbèra,
si potrebbe dire, senza tema di
errori, come egli rappresenti, più che una maschera vera e propria,
un carattere, il carattere cioè del popolano piemontese, fatto di
un ottimo cuore, di una apparente ingenuità sotto cui s’asconde
un solido e saggio buonsenso sintetizzato nell’aurea massima:
A Fì- questiSn
/
i m i
piessla!.
Giandója è
bògianen,
naturalmente!
Però, come tutti
i'bògianen:
Guai s’Ia testa an ròja,
se
7
dì d’Ie bote a veti. Guai!
Ma. ahimè! nulla vi è d’eterno su questo misero nostro pia
neta! e, dopo le allegre monferrine,
in compagnia di
qualche
bela Ma,
giunge nel giorno del
metri scurot,
la Quaresima,
come una magra ed ossuta zitella, a lanciarci con gravità il lu
gubre « Memento •!: SJma
d'Quaresima
—
stagiòn d’ie prediche :
—
pi neii baldorie
—
pi gnun Jracass!
— ammoniva il poeta Tito Li
vido. Sulle nostre mense, ai succulenti agnolotti cd ai saporosi
cotechini, succedono le tenere insalatine, nonché la polenta col
merluzzo, o, per esprimerci nel «Padre Lingua»:
póle e merlò
!
S i nói vedeissò ’nt la pannsa d’un fra
— canta un ignoto poeta —
l'è còme s'i fussò ant un giardin trapiantò :
—
rare, biarave, carote
,
spinass,
—
seler, tartifle
,
siolòt, ramòlass...
Ad ogni modo possiamo sopportare tutto questo con cri
stiana rassegnazione: infatti siccome (lo dicevamo poco fa) nulla
vi è d’eterno in terra, verrà ben presto (cioè dopo venti giorni),
il
giobia mairi
a portarci l’ordigno con cui
ressiè la veja e maira
Quaresima.
Ed allora potremo di nuovo concederci qualche pic
colo svago!
Sursum
corda adunque!
Il
20 febbraio
1861 si spegno a Torino Gusuvo Modena,
attore drammatico celeberrimo e patriota.
a i
febbraio
1849. U Ministero presieduto da Vincenzo Gio
berti, in carica dal 16 dicembre 1848, rassegna le proprie dimis
sioni. Al Gioberti succede nell’alta carica di capo del Governo
il generale Chiodo.
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