

GIOVANNI TOSELLI
e i l teatro di al ettal e piemontese
d i G U I D O Z A N O T T I
L’ultimo a nascere nella grande famiglia dei teatri
dialettali italiani fu il piemontese. Quando venne alla
luce fu accolto con entusiastico favore dal pubblico
e nel breve giro di pochi anni divenne palestra di
autori e attori famosi, la fama dei quali non si con
tenne nei limiti della regione e dell’Italia, ma si diffuse
oltre i confini. Quella felice fioritura posta a confronto
colle precarie condizioni in cui questo teatro attual
mente si dibatte — crisi comune a tutti gli altri teatri
dialettali — desta un senso di nostalgia, non priva di
amarezza a chi la ricorda e la rievoca.
L’atto di nascita del teatro dialettale piemontese
reca la data dell’anno di grazia
1859
. A portarlo al
fonte battesimale fu un attore drammatico fino allora
ignoto: Giovanni Tosclli, che per quella sua paternità
ne divenne il creatore cd il fondatore.
Prima di esporre alcune notizie su quell’attore no
stro, è necessario premettere che fino al
1859
non era
esistito in Piemonte un vero e proprio teatro in ver
nacolo. Non le farse dell’astigiano Giorgio Alione,
non ’L
cónt Piolet
di Carlo Giambattista Tana, ne altri
saggi di minor conto si potevano considerare inizi o
tenutivi per dar vita a cotesto teatro. E a dire il vero
anche le due prime produzioni con le quali venne
inaugurato il nuovo teatro piemontese non recavano
il segno di un appropriato teatro dialettale; fu sola
mente con il terzo lavoro che se n’ebbe l’impronta
delineata, sicura, concreta. Un teatro dialettale per
essere tale deve rispecchiare un ambiente caratteristi
camente regionale con una demologia alimentata da
soggetti e tipi tratti dal popolo e portati sulla scena
integralmente, con i propri pregi e difetti. Altrimenti
esulerebbe dal suo àmbito.
Giovanni Tosclli nacque a Cuneo il
6
gennaio
1 8 1 9
.
Fece studi di giurisprudenza, cd in qualità di procura
tole si associò con l’avvocato Jovelli, che teneva avvia
tissimo studio in Cuneo. Pur esercitando la sua pro
fessione, egli subiva il fascino dell’arte drammatica,
vervi la quale si sentiva irresistibilmente attratto; gli
piaceva partecipare attivamente a tutte le manifesta
zioni filodrammatiche e alle recitc di beneficenza che
si svolgevano nella sua città. Venne il giorno fatale
in cui Lt sua passione artistica ebbe il sopravvento sulle
G iovan i TowQi.
pandette. Il Tosclli era conscio che per l’arte che va
gheggiava avrebbe dovuto abbandonare una prospet
tiva di vita serena e tranquilla, se pure monotona e
uniforme, per intraprenderne un’altra incerta, trava
gliatissima; ma il dado era tratto, ed egli non tornò
indietro. Nella nuova via intrapresa attraversò infinite
peripezie, subì affronti, umiliazioni e sacrifìci. Tutto
sempre sopportò stoicamente, nulla mai riuscì a spe
gnere nel suo cuore la grande fiamma che vi ardeva.
Una volta sola interruppe la sua vita di attore per se
guire un più alto ideale, quello della Patria, parteci
pando come volontario garibaldino nella guerra del
1848
. Al termine di questa egli ritornò alle scene, ma
sempre con scarsa fortuna, passando da compagnia a
compagnia e vivendo spesso in gravi ristrettezze. Volle
il caso che il grande Gustavo Modena lo udisse una
sera recitare. Al termine dello spettacolo Modena
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