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rava percorrere; e l'ottenuto consenso dei suoi genitori,

cui era teneramente legata, le rese più tranquillo l'animo

«• il cuore. Tutto dunque procedeva nel migliore dei

modi; essa a\rehbe ineseguito il suo sogno tino a rag­

giungerlo e sarebbe stata fedele alla promessa che si

era fatta. L’orizzonte

m

era acceso in un'alba promet­

tente di trionfo e di gloria.

Ma la felicità della nostra piccola artista non fu

purtroppo di lunga durata. I n grave colpo di avversa

fortuna giunge a far crollare i suoi sogni e le sue spe­

ranze. (ili affari commerciali di suo padre, già tanto

fiorenti, subiscono un improvviso irreparabile rovescio.

Non c’è rimedio: il disastro è tale che il padre si accascia

in uno scoramento che gli impedirà di riprendersi e ri­

farsi la fortuna perduta; la madre per riflesso si ammala

gravemente. Perché la famiglia IVzzana non venga ine­

luttabilmente travolta dalla fortuna avversa, le due

figliuole affronteranno con grande coraggio la nuova

situazione. I.a sorella maggiore tronca gli studi e si dà

alla professione di sarta. (ìiacinta usufruendo dei ri­

tagli di stoffa che la sorella lascia cadere, confeziona

cappelli e vestitini |>or bambole, che vende ad un nego­

ziante di giocattoli; e per di più prende a cucire panta­

loni e tende per i soldati. Giorno e notte lavorano le

due coraggiose ragazze, Giacinta riesce tuttavia a non

interrompere del tutto 1 corsi della Malfatti. I.’ora più

difficile pareva già silurata, quando un’altra sventura

colpì la famiglia IVzzana. I.a sorella maggiore improv­

visamente si ammala e muore. Giacinta rimane sola

ad affrontare il dramma della sua casa; è sola nella lotta

contro la minaccia della miseria, è sola a faticare |>er

guadagnarsi il pane, per sè e per i suoi vecchi, senza

altra risorsa che il suo coraggio, indomito, eroico.

Siamo alla fine del 1850. Giacinta Pezzana non ha

ancora diciannove anni. Alla scuola di Carolina Malfatti

giunge un certo Prina, capocomico di una compagnia

drammatica di terzo o quarto ordine; viene da Reggio

Emilia, dove è impegnato por un corso di recite; gli

occorro subito un'<• amorosa »: bisogna sostituire quella

Giacarta P in m

m

" T im a Raqaia ” .

che ha abbandonato la sua compagnia por fuggire con

ini ufficiale austriaco. I.a Malfatti gli presenta due

allieve che dice adatte al ruolo richiesto. No. non mi

vanno

•<

ris[>onde il ca|MHoinico, sono tropp» basse, mi

occorre una In-lla ragazza ». In un angolo della sala. se­

minascosta da una tenda, sta la Pezzana. Il capocomico

la scorge e grida; >■Quella io voglio, quella fa per me».

La Malfatti osserva che • quella » non è preparata, non

possiede vestiario, è male in arnese.

Non importa,

insiste il Prina, voglio quella ». » Io sono pronta

»

in­

terviene la Pezzana. K si viene al contratto. (Quattro-

cento lire por tutta la stagione di sossantaeinque giorni.

( 011 quella somma dovrà provvedersi il vestiario, pa­

garsi il viaggio e l’alloggio.

La prima tappa della sua vita di attrice nella com­

pagnia Prina fu per la Pezzana la più dolorosa che do­

vette affrontare. Perchè proveniente da una scuola di

recitazione e non da «Guittalemme ». jnechè di origine

borghese odi buona educazione e moralità, viene motteg­

giata e schernita «lai suoi »compagni d'arte », o poiché

in taluni lavori aveva ottenuto applausi a scena aperta

suscita anche invidie e gelosie. Giacinta tutto sopjwrta

in silenzio. Quante volte le venne in animo di fuggire

da quell’ambiente dove la necessità l'aveva spinta a

rifugiarsi, ma por la parola data rimase tino alla fine

del contratto, e rifiutò al termine della stagione l'offerta

di un rinnovo da parte del suo capocomico. Essa sarebbe

ritornata a Torino, avrebbe riveduto i suoi genitori e

la sua casa! Ma ancora una volta la sventura la col­

piva duramente. Alla vigilia della partenza por Torino

essa riceve notizie inquietanti sulla saluto della mamma.

Il viaggio di ritorno, come è comprensibile, lo compie

nella più penosa angoscia, o con un tristi- presagio...

Giungerà in tempo |ne rivederla? Ad attenderla a To­

rino era la signora Malfatti; e da lei (ìiacinta apprende

che sua madre non è più. e che i funerali si stanno ta­

cendo proprio nello stesso istante del suo arrivo!

* * *

Da circa 1111 anno,

siamo nel i.Sfx»

la Compagnia

dialettale piemontese di Giovanni Toselli agisce trion­

falmente al Teatro d'Angennes. Al Toselli viene un

giorno annunciata una giovane attrice che desidera con­

ferire dirottamente con lui. E (ìiacinta Pezzana, la

quale, senza preamboli di sorta gli dice a bruciapelo:

• Voglio venire a recitare nella sua Compagnia ». Toselli

trae una buona impressione da tanta franchezza e dalla

bella presenza della giovane attrice. L'accompagna sul

palcoscenico e la invita a recitare quello elio sa. Il To­

selli va intanto a collocarsi negli ultimi j>osti della

platea. Terminata la prova. Toselli ritorna presso di

lei: « Peccato, figliuola», lo dice «che non ci sia stata

un'orchestra. Lei ha cantato benissimo..., ma non si

sgomenti, lei ha ottime qualità «1 io la scritturo, ho

fiducia che sotto la mia direzione farà carriera ».

(ìiacinta Pezzana sotto la guida di Giovanili Toselli

conquista in breve il favore della critica e del pubblico.

In breve tempo la sua personalità si fa largo tra la nu­

merosa schiera delle «giovani attrici. Negli anni in cui

rimase nella Compagnia «lei Toselli

che fu il suo vero

maestro — recitando in dialetto piemontese, si affermò

decisamente per avviarsi a quella fama elio non tardò

molto a conquistare. Al termino «lei biennio comico 1

siti

1863 (ìiacinta Pezzana lascia la Compagnia Toselli o

passa nella Compagnia drammatica italiana dei fratelli

Dondini, un complesso di primo ordine, che aveva |ne

primo attore Ernesto Rossi. I na sera a Torino — e

precisamente al Gerbino —recitando la piirte di Desde-

mona nell’»Otello • a banco di Ernesto Rossi la Pez-

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