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i

Brotso - China Parrocchiale.

morena d'Europa dopo aver spianata la sommità dell'al­

tura, venne eretto un tempietto dedicato a quella divinità.

Vi affluivano, j>er i riti religiosi, i pastori della Val

(hiusella, gli abitatori delle locali capanne in pietra,

che |>er primi scavarono le miniere j>er trarne ferro, ed

i guerrieri dei presidi di pianura, che vi cercavano

buoni auspici per le continue battaglie in loco e contro

i domati, ma indomiti Galli Cisalpini delle vallate della

Dora.

Il

tempio, come (piasi tutti quelli della romanità,

era di forma rotonda e con un pronao a colonnati sul­

l'entrata. Esso venne rifatto e dedicato al culto cristiano

probabilmente nel VII od Vi l i secolo dopo Cristo.

Soltanto verso il i »oo fu ingrandito dai Conti di S. Mar­

tino e Castellamonte, naturalmente a spese dei popolani,

e rifatto a forma quadrata.

Altra trasformazione subi nel secolo XVI nello

stile longobardo di cui conserva oggi delle caratteri­

stiche; vi fu aggiunto il coro, a forma circolare, il quale

si protende sul dirupo, con a fianco l'aguzzo campanile.

L ’arredamento dei mobili della sacristia fu opera di

artigiani locali del '700 che vi lasciarono incisi nomi e

date. Più tardi un artigiano brossese, certo Catrano,

scolpì, sia pure rozzamente, il j>ergamo ed i confessio­

nali.

Verso la metà del sec. XVI

11

° furono costruiti l’al­

tare maggiore e le balaustre in marmo nero e rosa. I.'al­

tare in blocchi massicci, con delle volute semplici ed

eleganti, fu con tutta probabilità scolpito da un disce­

polo del Guarini (ricorda infatti lo scalpello della Cap­

itila Reale della S. Sindone di Torino). Forse su ordine

dei Duchi di Savoia, che in quell’epoca dedicarono le

loro cure a tali opere. (L'altare in marmo di S. Seba­

stiano Po ed altri nel Monferrato sono dello stesso stile).

Nel H|oo il parroco Don Honatìde apportò alla chiesa

di Hrosso notevoli opere di restauro. Molti ricordano

che, quando vennero sollevati i lastroni di pietra del

pavimento centrale, per essere sostituiti da piastrelle di

cemento, nel sotterraneo, non più profondo di due metri,

apparvero, e solo per brevi istanti, degli scheletri di

religiosi, rivestiti di paramenti, seduti in poltrone, che

al contatto dell’aria si polverizzarono.

A distanza di mezzo secolo i medaglioni di Santi,

dipinti sulla navata (che ha forma ogivale) da un abile

pittore di Verolengo, sono nitidissimi e conservano lu­

cido l’oro delle aureole e dei cornicioni, come nitide e

non scalfite sono tutte le decorazioni della chiesa. Pre­

gevoli sugli altari laterali alcuni quadri di artisti ignoti

dei secoli che vanno dal K

kmi

al 1S00. I n affresco in

ottimo stato, opera del XV secolo, nascosto dal palco

dell’organo, raffigura la morte che falcia le vite umane.

Secondo Catone, dal

i(h h )

av. C. avvenne un movi­

mento d'espansione di jMtpoli giapetici verso l’Europa e

nel V secoli) di Roma si registrò una continua irruzione

di popoli nordici nelle valli affluenti ilei Po, con l'interna­

mento di Taurisci sulle montagne e quasi certamente

quelli fra essi che abitarono nella Valle d'Aosta e nel

Canavese e eli'erano più degli altri indomabili, furono

detti Salassi. Nella Val ( hiusella essi salirono dalla pia­

nura della Dora Baltea

jht

la morena, alla ricerca di

una migliore esistenza, stabilendovisi e sfruttando i pa­

scoli, i boschi millenari ed il suolo vergine e fertile.

Vigeva certamente il sistema patriarcale (I) e si può

affermare che i Salassi avevano una concezione di so­

cietà mutualistica, poiché più tardi, e cioè nel periodo

medioevale, si denominarono ■ Inchini », cioè tutti |x*r

uno (>• tucc 1111 *•). Secondo quanto ci hanno tramandato

i nostri avi, fino al

i

S

jo

i tuchini furono in ogni occa­

sione animati da veri sentimenti di fratellanza e di in­

tima amicizia, non volendo in nessuna occasione acco­

munarsi e trattare affari e scambiare prodotti con gli

abitanti delle vicine vallate del Chj e d’Aosta, trovando

quasi esclusivamente con la città di pianura, e cioè con

Ivrea, gli sbocchi ai loro commerci; e ciò lino al prin­

cipio del secolo attuale.

Si può presumere che questi abitatori della Val Chiu-

sella, che risulta fossero numerosi, si rinserrassero in

paeselli sparsi nella vallate, chiudendosi (rimangono i

Cios - Chiosi - da < lamiere) in case ili pietra a finestre

piccole con inferriata, barricandosi j>er difendersi dagli

orsi, dai lupi e dai banditi che, superando le dorsali

delle valli attigue dell Orco e del Chj, turbavano la tran­

quillità di quelle genti.

Quando i legionari romani giunsero nel Canavese e

fondando Eporedia (da » Ippo-redux », ritorno e sverna­

mento di cavalli) ebbero bisogno di armi

jht

occupare

le Gallie, secondo Tito Livio il console Appio Claudio

nell'anno (>07 di Roma costrinse a tributo queste valli

impadronendosi immediatamente delle loro miniere. Ed

i Salassi, seguendo il loro esempio, si armarono per di­

fendersi estraendo il minerale di ferro e con forni e ca­

taste primordiali (di cui rimangono ruderi nella Valle

dell’Assa), fondevano la ganga ferrosa e fabbricavano

daghe e spadoni. Da Baio sino alle [«endici di Monte

Marzo la valle è tutta intersecata da gallerie che dimo­

strano la millenaria coltivazione delle miniere. Dopo la

fondazione di Eporedia (Ivrea), la guerra intrapresa da

Valerio Messala contro i nln-lli Salassi fu terminata da

Terenzio Vairone che li ridusse in obbedienza.

L'origine latina dei nomi delle più note località della

Val Chiusella è dimostrata chiaramente. Il Monte Marzo,

ch’è l’alta ed aguzza vetta che si scorge nelllo sfondo della

valle, fu battezzato Mons Martis » (Dio della Guerra);

e cosi Mongiovino v^ne ila Mons Jovis • e Krosso si

chiamò »Obrussum • dall'oro di coprila perchè risa­

lendo il corso dell’Assa la superficie dettando terreno

ricoprente le masse ferrose risplendeva di cristalli piri-

tiferi che sembravan d’oro. Inoltre Castra deriva da

• Castrum», Chiusella da • claudere », Trausella da

«Trans Ella ». Traversala da «Traversus Ella », Fossata

da • Fossa », Arborei da - Arboreia », Vico da • Vicus »,

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