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questa regione, e tutto al più possono concorrervi

per una quota parte mediante invasi delle acque

meteoriche. Ne consegue pertanto la necessità di

integrare le insufficienze locali con l’apporto di

acqua proveniente dalla pianura dell'Alto Piemonte.

Per la soluzione dell’importante problema l’in-

gegner Mario Quaglia presenta una protesta resa

j»ossibile qualora concorrano due adduzioni: l una

di acque sotterranee, l’altra di acque ili morbida,

in forma integrativa fra loro, e precisamente:

a)

l’emungimento, nel periodo irriguo, della

falcia freatica della pianura padana a quote suj>e-

riori a quelle del comprensorio a sua adduzione a

quest’ultimo con condotta a

|k‘1o

libero;

b)

la derivazione a gravità, nel periodo ili

morbida, di acque suj>ertìciali defluenti nei corsi

d'acqua dell’alta pianura padana a quote su|H*riori

a quello del comprensorio e litro adduzione a questo

ultimo per la formazione di invasi, usufruendo della

stessa condotta sopra indicatà.

Con questa duplice utilizzazione di acque alte, in

forma fra di loro integrativa, si consegue un’equa

ripartizione della ricchezza idrica tra una regione

favorita, quale la pianura padana, ed una regione

povera, quale il comprensorio di Poirino. Però a tal

fine la regione deficitaria deve contribuire con il

completo sfruttamento delle sue risorse idriche, e

cioè con invasi delle sue acque meteoriche, conte­

nendo la sua richiesta di acqua alla zona di pianura

nei limiti di stretta necessità.

Ciò è possibile tenendo presente che l’alta pianura

piemontese ha già impegnate nel }>eriodo estivo »•

iemale tutte le possibilità dei suoi corsi d’acqua na­

turali e le restano disponibili solo quota parte delle

acque di morbida di questi ultimi; tenendo presente

che la stessa regione può disporre ancora ulteriori

utilizzazioni di acque sotterranee, sempre che l’emun-

gimento attuale di queste non si effettui a deflussi)

libero tutto l’anno, ma venga disciplinato in de­

flusso strettamente estivo.

L ’irrigazione dell'Altipiano di Poirino, Villa­

nova tl’Asti e Riva di Chieri renderebbe possibile

la trasformazione fondiaria, di cui sarebbero suscet­

tibili tali terreni, colla modificazione dell’attuale col­

tivazione asciutta a base di cereali a coltivazione di

prati stabili: verrebbe quindi accresciuta la produ­

zione, l’impiego della mano d’ojiera, il valore dei

fondi ed il benessere dei contadini ; e la sua realiz­

zazione, oltre che a concretarsi in un vantaggio eco­

nomico. risulterebbe un’opera altamente sociale.

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