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un ponte). Oltre la confluenza della Dora, la fascia

fluviale confina — mediante l'argine con ampie

aree a parco e agricole, restringendosi dietro alla

Manifattura Tabacchi del Regio Parco a causa degli

insediamenti industriali e riaprendosi in aree forte-

mente degradate (Impianti SATTI). Dopo la con-

fluenza con la Stura, una notevole riserva ambienta-

le, ad assetto artificiale, è l'isola tra il fiume e il

Canale AEM fino al confine con San Mauro.

Il paesaggio del Sangone è invece caratterizzato

dall'alto ciglione d'erosione da cui la città s'affaccia

sul fiume e sulla sponda fronteggiante dei comuni di

Nichelino e Beinasco. La fascia è delimitata dai

confini degli insediamenti storici (Castello del Dros-

so) o funzionali (aree industriali in fregio a Strada

del Drosso), e successivamente dalla strada del Ca-

stello di Mirafiori (ad esclusione di taluni insedia-

menti consolidati). A parte sporadici nuclei in corso

di allestimento a parco, la fascia

è

in parte degradata

da aree di depositi e discariche, e da fitti insediamen-

ti di orti urbani che rendono inaccessibile la sponda

(potenzialmente di notevole interesse).

La Dora, che corre generalmente incassata tra

alte ripe o incanalata tra murazzi e il cui corso nel

tratto urbano è stato dall'Ottocento in poi ingente-

mente modificato col taglio di larghe anse, entra in

Torino attraverso una zona agricola che testimonia,

con la sua rete irrigua, l'antico paesaggio agrario di

diretta pertinenza fluviale. Attraversa il Parco della

Pellerina la cui parte nord è compresa nella fascia

fluviale per la presenza di preesistenze come la Ca-

scina Marchesa a differenza della parte sud, il cui

disegno non pare strettamente correlato alla presen-

za del fiume, se non per quanto resta dell'imbocco

del canale, ed entra poi in un fitto tessuto urbano,

dove predominano gli insediamenti industriali, che

ne rende sovente impraticabili le sponde, largamente

degradate là dove non occupate dal costruito. In

questo tratto, che prosegue fino a Corso Principe

Oddone tuttavia non mancano episodi di notevole

interesse ambientale, e di auspicabile recupero: così

l'ansa del fiume dietro l'Ospedale Birago di Borga-

ro, caratterizzata dalle alte sponde selvagge, o il

tratto d'intersezione con i manufatti del Canale della

Ceronda, ampia area riscattabile a verde e collegabi-

le, riattivando i manufatti con l'opposta sponda di

Lucento.

A valle di Corso Principe Oddone, la Dora corre

incanalata tra argini e murazzi fino alla confluenza

del Po. Il tracciato è diviso in due tratti dalle rampe

di ascesa al Ponte Mosca; il tratto a monte è in parte

caratterizzato dalle preesistenze industriali in sponda

destra (connesse al tracciato del Canale dei Molassi;

il fiume era utilizzato solo come scarico); il tratto a

valle presenta su entrambe le sponde lungodora at-

trezzati continui, di notevole interesse ambientale.

La Stura, caratterizzata da un amplissimo greto,

entro il quale il torrente scorre con percorsi mutevo-

li, presenta in tutto il territorio comunale sponde non

attrezzate e quasi ovunque molto degradate da usi

impropri: casuali espansioni degli insediamenti in-

dustriali, cave di ghiaia, discariche hanno alterato la

morfologia dell'area fluviale, in abbandono e occu-

pata da orti abusivi. Solo in taluni tratti in sponda

sinistra, a monte, si riconoscono i tratti del paesag-

gio fluviale e del sistema agricolo preindustriale,

dove i limiti della fascia erano definibili nel tracciato

della Strada Bellacomba.

Formazione storica

Poiché la città non sorgeva sui fiumi del suo

territorio, ma li ha raggiunti e valicati solo nel suo

sviluppo moderno, negli ultimi due secoli, trasfor-

mando poi le fasce fluviali in modo pressoché totale,

le prime fonti sistematiche per un'analisi della for-

mazione storica dell'attuale assetto da prendere in

considerazione sono le rappresentazioni del territo-

rio torinese tra Settecento e Ottocento, risalendo a

notizie più antiche solo in corrispondenza di talune

emergenze documentate ancora riscontrabili (il Ca-

stello di Mirafiori, il Valentino, il Regio Parco).

La

Carta topografica detta Caccia,

[1762], inte-

grata dalla più approssimativa

CARTA COROGRA-

FICA DIMOSTRATIVA [...],

di Amedeo Grossi,

1791, e con molta maggior precisione il successivo

PLAN GEOMETRIQUE I de ta Commune de I TU-

RIN [...], 1805,

hanno costituito il quadro generale

di riferimento, dal quale si sono rilevate le caratteri-

stiche morfologiche generali del territorio (tracciati

e sponde dei fiumi, greti, isole, aree esondabili), gli

insediamenti e le destinazioni funzionali, le connes-

sioni ai fiumi delle aree attraversate dal loro corso.

Le trasformazioni avvenute nella prima metà

dell'Ottocento hanno trovato un riscontro sistemati-

co nella

Carta det R. Corpo di Stato Maggiore

[ 1854] e più dettagliatamente, ma solo negli inse-

diamenti e nella lottizzazione, nel

[Catasto RABBI-

NI],

1866.

Per il nostro secolo, i riferimenti fondamentali

sono stati costituiti dalla

PIANTA l DELLA I CITTÀ

DI TORINO I COLL'INDICAZIONE DEL PIANO

UNICO REGOLATORE E DI AMPLIAMENTO [...]

1907, in particolare nella sua variante, deliberata

dalla Giunta Municipale nel 1915, che ha interessato

in più punti le fasce fluviali con le destinazioni di

aree pubbliche a parchi, e le successive varianti fino

al 1935, mentre di minore utilità è stato It

Nuovo

Piano Regolatore di Torino,

del 1959, dove ormai

l'assetto del territorio (in gran parte già avviato e

confermato) è quello direttamente desumibile dallo

stato di fatto, eccetto che nelle inattuate previsioni

del parco fluviale lungo la Stura e in alcune previ-

sioni viabilistiche (come la prosecuzione in sponda

dell'arteria di scorrimento tra il Ponte Regina Mar-

gherita e il Ponte di Sassi).

L'indagine storica ha conferito i suoi apporti sia

alla delimitazione e alla definizione delle fasce flu-

viali, permettendo di riconoscere e localizzare l'as-

setto morfologico pre-urbano e la stratificazione del-

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