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Nel 1872 si apriva un secondo ramo (destro) che

portava l'acqua, tramite un ponte canale situato al-

l'incirca presso Via G. Borsi, a defluire lungo le

attuali Via San Donato, Bonzanigo, Pinelli, Principe

Oddone, Corso Regina Margherita, Via Cottolengo,

Piazza Emanuele Filiberto, Via Fiochetto, nuova-

mente Corso Regina Margherita, Via Artisti, per

raggiungere il Po (

37

). Erano servite con diramazio-

ni, lungo il Borgo San Donato, le fabbriche di dol-

ciumi Caffarel (1872) e Talmone (1872), oltre alla

Conceria Martinolo (1872), alla birreria Metzger

(1878), e al fondo, in Via Artisti, la segheria per

legname Viallet-Farrault (1870), la fabbrica di dol-

ciumi Moriondo-Gariglio-Bruera (1872), il labora-

torio meccanico Bollito (1874).

I progetti di questi opifici (

38

), a firma tra gli altri

di Enrico Petitti (Viallet), Antonio Debernardi (Poc-

cardi, Moriondo-Gariglio), Pietro Carrera (Fiorio),

offrono in genere fabbricati semplici, dove i corpi di

fabbrica sono lunghi contenitori in muratura a due-

tre piani, ritmati da aperture regolari; raramente la

palazzina degli uffici emerge sui corpi-tettoia adibiti

alle lavorazioni, assumendo connotazioni «colte»,

improntate a motivi neo-rinascimentali (Fiorio) o si

sottolinea la volontà di reclamizzare la ditta con il

nome posto su un fastigio sovrastante l'ingresso

(Sperati, Caffarel); talvolta si punta sulla simmetria

d'impianto generale, dominata dall'avancorpo cen-

trale, coronato dal timpano classicheggiante (Gilar-

dini). È un'architettura industriale di transizione tra

la fabbrica settecentesca e quelle che saranno le

nuove soluzioni strutturali e decorative del Novecen-

to, permesse anche dall'introduzione di nuovi mate-

riali (

39

). Nel magazzino della conceria Martinolo

viene adottata una struttura portante in ferro, mentre

altrove il sistema è generalmente in muratura; talvol-

ta l'insieme non si discosta visivamente dalla sem-

plice presenza abitativa (Moriondo-Gariglio).

Se l'apertura del Canale Ceronda rafforzerà ulte-

riormente il peso industriale della zona settentrionale a

cavallo della prima cinta daziaria (dentro vi è compre-

so il ramo destro e fuori ne è quello sinistro), con il

decennio successivo, a causa della decisa spinta in

avanti portata dall'industria meccanica favorita dal-

l'introduzione dell'energia elettrica e dalle opportunità

create dallo sviluppo delle strade ferrate, la geografia

delle presenze industriali andrà gradatamente mutan-

do, svincolandosi dalla tradizionale dipendenza dal-

l'acqua per seguire altri criteri (40)

Sebbene i canali Pellerina-Martinetto, Ceronda,

Lucento offrissero ancora a molte aziende salti d'ac-

qua per azionare turbine, per raffreddare il ciclo di

lavorazione o per scaricarvi scorie (sulla Ceronda si

impianterà il primo nucleo della « Società Nazionale

Industrie di Savigliano» (1889), della Michele An-

saldi (1884), della fonderia Nebiolo (1878 c.), della

Paracchi (1880 c.); sulla Pellerina-Martinetto la

conceria «Durio» (1882 c.), la fabbrica di lime Lau-

renti, la cartiera San Cesario; sulla Nuova di Lusent

la CIR-Concerie Italiane Riunite - trasformando il

preesistente filatoio da seta Boyer-Campana) (

41

), se

ancora i sobborghi industriali « storici » risultavano

possedere caratteristiche favorevoli alla localizza-

zione di nuovi opifici (in Borgo Po la fabbrica del

Bianco Zinco (1870), le fonderie Polla e Fréjus

(1875), la tessitura Ghidini e l'industria di automo-

bili Diatto) (1880) (

42

)

,

nell'ultimo ventennio del

secolo si andrà facendo strada un deciso orientamen-

to verso la scelta di aree servite dalla ferrovia o più

esterne, racchiuse entro la cinta daziaria ma poste in

prossimità delle porte di essa.

Nel quartiere Valdocco, presso la Fabbrica

d'armi settecentesca, e a lato dello scalo merci verrà

aperto nel 1889 il « Cotonificio

Dora»,

terzo stabi-

limento della Società Valle Susa di Wild e Abegg, il

più grande opificio di Torino con 800 macchine e

1216 operai (

43

), presso la ferrovia, a sud di Porta

Nuova, la fabbrica di vetture Locati (1881), più

esterne la FIAT (1889) e la Itala (1905) di automobi-

li, talvolta aprendo la via ad un processo di polariz-

zazione edilizia sebbene con esiti lenti.

Esemplare nel rapporto tra industria e abitazione

indotta è la vicenda del Borgo San Paolo

(

44

)

dove

l'insediamento delle Officine Ferroviarie, pensate

fino dal 1882 e realizzate tra il 1884 e il '900 in

un'area all'interno della cinta daziaria, tangente alla

ferrovia per Milano e prossima ad un nucleo di edifi-

ci di servizio preesistenti (Carcere, Mattatoio, Mer-

cato del bestiame) indusse ben presto nuove presen-

ze industriali nei pressi (Officine Westinghouse che

producevano freni e segnali per locomotive e, a ca-

vallo del secolo, la Nebiolo ed il Ruotificio Italiano,

nonché, più avanti, la

FIP,

la SNIA-UTITA, la Lan-

cia). Ma soprattutto, al di fuori della barriera aper-

ta nella cinta daziaria, cominciò a prendere forma

un «borgo» operaio, Borgo San Paolo, connesso

fisicamente, solo dopo l'abbattimento della cinta

nel 1912, alle industrie che erano state la sua ori-

gine (

45

).

La cinta daziaria operò un ruolo non indifferente

nella nascita delle « barriere operaie», poiché il trac-

ciato di essa si pose come confine reale tra l'edifica-

zione urbana — risultata tuttavia molto lenta — ed il

suburbio che, potendo usufruire di esenzioni sui

materiali da costruzione, sulle merci, vide la nascita

semispontanea di agglomerati con abitazioni e bot-

teghe artigiane, sprovvisti per molto tempo di servi-

zi, laddove le porte della cinta permettevano di rag-

giungere le industrie interne ad essa.

Solo alla fine degli anni Ottanta la città raggiun-

se, fuori della cinta, i nuclei operai cresciuti rapida-

mente ed in modo non connesso alla forma urbana

interna ed una serie di provvedimenti per le borgate

Madonna di Campagna, Vittoria, Monte Bianco

(1889), Campidoglio, Francia, Cenisia, Mongine-

vro, San Paolo (1889-1901), tesero a disciplinare il

disordine urbanistico ed edilizio in vista di una giun-

zione con la città che si pensava non lontana (

46

).

Nell'aprile del 1908 il primo

Piano Regotatore Ge-

nerale

accolse le nuove realtà delle borgate e le rac-

cordò, con allineamenti stradali, al nocciolo entro la

cinta che si prevedeva ancora di allargare; avvenne

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