

Note introduttive al paesaggio delle fasce fluviali
Luciano RE e Augusto SISTRI
Gli scritti che seguono, pur trattando il « paesag-
gio» fluviale, non lo considerano tanto attraverso i
consueti strumenti di analisi «paesistica», e cioè
estetici, ecologici, funzionali, quanto attraverso
quegli strumenti che nel complesso di ricerche di
cui questo settore fa parte sono risultati specifici
per la generalità dei « beni culturali »
Tale orientamento è stato assunto per due ordini
di considerazioni.
In primo luogo, per la scelta metodologica,
comune a tutto il complesso della ricerca, per cui
non si può definire un « bene culturale» mediante
giudizi esclusivamente formali, o antiquari, o pratici
(che nell'ambito dei problemi di cui qui si tratta
finiscono talora per condurre alla suggestione poco
oggettivabile del « pittoresco », sia questo rinvenuto
nella situazione attuale o immaginato come conse-
guente quando non determinante a progetti in
apparenza esclusivamente «funzionali »). Il paesag-
gio è qui inteso — come d'altra parte l'ambiente
urbano — come il risultato di processi di trasforma-
zione che, prima di essere valutati, sono da esplici-
tare dal punto di vista storico.
In secondo luogo, tale orientamento di metodo è
confermato proprio dall'argomento, in quanto il
complesso delle fasce fluviali torinesi costituisce un
insieme molto differenziato per formazione, preesi-
stenze, manufatti, usi, dove un giudizio ambientale-
visibilistico/funzionale può comportare grossi equi-
voci: primo fra tutti quello di sovrapporre predile-
zioni o immaginazioni ai fatti, cancellandone incon-
sapevolmente altri.
Pertanto i due studi che seguono si articolano in
funzione dei due aspetti fondamentali in cui il rap-
porto tra la città e i fiumi può essere colto:
le reali determinazioni, i progetti e le ipotesi che
lo hanno storicamente delineato, prevalentemen-
te nella sua dimensione territoriale;
le progettazioni a scala architettonica o microur-
bana delle modificazioni fisiche delle sponde,
finalizzate a porre in atto la concezione di tale
rapporto.
Entrambi i contributi sviluppano gli aspetti di
carattere generale della questione, rimandando per
l'informazione su luoghi ed opere specifici alle rela-
zioni sulle aree fluviali ed alle schede dei singoli
manufatti.
La costruzione del paesaggio fluviale come opera
di architettura urbana
Luciano RE
Torino intesa ancora come struttura morfolo-
gica pianificata raggiunge i suoi fiumi nei primi
decenni dell'Ottocento, protendendo i tracciati rego-
lari che ne caratterizzano il nucleo centrale (quello
all'interno dell'ultima cerchia di fortificazioni) sor-
retti dall'allineamento degli assi storici d'ingresso
urbano, fino al Po e alla Dora; rinnovandone per
sito ed opere d'arte entrambi gli antichi attraver-
samenti, ed attestandosi sulle sponde opposte. Tanto
nei piani urbanistici inerenti alla ricostruzione del
ponte sul Po e alla rilocalizzazione di quello sulla
Dora, quanto nelle nuove parti edificate della città, è
evidente come l'estendimento della struttura urbana
fino ai fiumi sia stato concepito non come assimila-
zione del paesaggio fluviale del foraneo, ma come
sua sistematica sostituzione, senza mediazioni.
Pur alle soglie dell'epoca romantica, non soltan-
to la costruzione della città
è
realizzata secondo
modelli e procedure razionalistico-classiciste di ma-
trice essenzialmente riferibile all'urbanistica dell'il-
luminismo francese, seppure — per la predominan-
za degli elementi prospettici degli assi rettori —
ancor memori dei principi dell'urbanistica barocca;
ma il paesaggio «naturale» delle sponde dei fiumi, il
pittoresco delle borgate foranee, non sembrano su-
scitare alcuna commozione estetica nei responsabili
dei piani. Borgo del Moschino e il vecchio Borgo Po
vengono ritenuti soltanto ingombranti preesistenze,
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