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—« Madonna del Pilone - Barriera di

Casale'>,

21/1;

—« Borgo Po - Borgo

Crimea»,

22/1;

—« Borgata Pilonetto », 22/2

e l'antico nucleo collinare di Cavoretto,

22/3);

— piccoti nuctei

rurali (i cosiddetti « tetti », indivi-

duati in figura da tratteggi);

- complessi

di ville e casette con giardino o orto-

giardino (realizzati tra Otto e Novecento e loca-

lizzati nelle propaggini collinari ai bordi della

fascia urbanizzata pedecollinare, agli sbocchi

delle valli e ai margini di Cavoretto; individuati

in figura da tratteggi).

Nell'ambito della convenzione di ricerca Poli-

tecnico-Città di Torino, ciascuno degli ambiti urbani

predetti è stato descritto con una relazione; ciascuno

dei piccoli nuclei e dei complessi predetti è stato

illustrato con una scheda.

2.2.2. Boschi

Il sistema dei boschi (individuato nella fig. e6

con il color verde) presenta tuttora una configura-

zione globale simile a quella riscontrabile nelle più

antiche mappe corografiche disponibili (per esem-

pio, la

CARTE I DE LA MONTAGNE I DE TURIN

[ ... ] , [ 1694-1703]

e la

Carta topografica detta Cac-

cia

[17621).

E costituito da un corpo boscoso sommitale che

si estende lungo il culmine della catena collinare

(dal Monte Calvo, sopra Moncalieri e Cavoretto, a

Superga e poi ancora verso Bardassano e oltre) e da

un ventaglio di propaggini boscose che scendono

verso il Po nei versanti settentrionali, ombrosi e

spesso scoscesi, delle dorsali collinari (i versanti

bacii, i cosiddetti «inversi»).

Il

sistema dei boschi, per la sua estensione e la

sua conservazione, ha oggi per noi il valore paesisti-

co di un'ossatura diffusa di riferimento in rapporto

alla configurazione strutturale complessiva del si-

stema collinare, ora piuttosto discontinua ed etero-

genea.

2.2.3. Aree agricole costruite

Il sistema delle aree agricole costruite occupa

aree collinari privilegiate da accessibilità, posizione,

e soleggiamento, utilizzate da secoli per l'agricoltu-

ra e per l'insediamento residenziale.

Il sistema è stato ulteriormente scomposto in

cinque sottosistemi, costituenti complessi ambienta-

li diversamente caratterizzati (individuati in fig. e6

con le sigle «V»,

«T», «C», «P»,

«S» e con di-

versi colori); ciascun complesso è stato illustrato con

relazione.

2.2.3.1.

Sequenza dei versanti solivi

(«Vi»

«V8»),

detle medie vatti cottinari,

caratterizzati

da sistemi di « vigne » (indicati in fig. e6) con qua-

dretti, cerchi e triangoli), prevalentemente allacciati

a taluni percorsi che solcano i versanti (individuati

con linee a tratti).

Tali « vigne » costituivano, ad un tempo, sedi di

villeggiatura ed aziende agricole specializzate nella

viticoltura; erano state riorganizzate nelle colture e

costruite o rinnovate negli edifici tra Seicento ed

inizio Novecento, con notevoli apporti di capitale

esterno, prevalentemente ad opera di famiglie citta-

dine di un ampio spettro sociale (dalla famiglia rea-

le, alla nobiltà, ai ceti borghesi via via emergenti);

erano generalmente condotte da contadini « a mez-

zadria»

Ai margini dei complessi suddetti si riscontra

qualche piccolo nucleo rurale di « tetti » (individuati

in fig. e6 da tratteggi), associati a lembi del caratte-

ristico tessuto agricolo frazionato dei cosiddetti

«ronchi» (dei quali si parlerà poco più avanti, a

proposito dei complessi «T» e «P», caratterizzati

con maggiore frequenza da tali tipi di insediamento

e di tessuto agricolo).

Nel loro insieme, i versanti solivi a « vigne »

(« Vi» ± « Va») delle valli collinari scendenti al Po

costituisce una sequenza tuttora abbastanza regola-

re, alternata alla sequenza dei versanti bacii boscosi

delle valli stesse (i cosiddetti versanti «inversi »).

La sequenza dei versanti è ripresa e scandita dal-

la successione di edifici di una certa rilevanza fun-

zionale ed emblematica collocati intenzionalmente

sui crinali con il valore di volumi emergenti, stagliati

sullo sfondo del cielo o della campagna retrostante.

Si tratta, ad esempio, andando da est verso

ovest, del castello di Moncalieri, della parrocchiale

e del castello di Cavoretto, di San Vito, di Santa

Margherita, del Prié, di San Grato di Mongreno, di

Superga. Tali edifici, di varia natura e di varie epo-

che, hanno via via assunto nel loro insieme il valore

di riferimenti visuali in successione mnemonica, atti

ad individuare sinteticamente da lontano le dorsali

stesse entro l'immagine globale della collina, un

tempo condivisa, chiara e famigliare, da ogni torinese.

Nella cartografia elaborata, tali edifici sono stati

contrassegnati con asterischi per sottolinearne l'im-

portanza paesistica e l'esigenza primaria di tutela.

2.2.3.2.

Parte det territorio agricolo dell'anti-

co comune di Cavoretto («T

») caratterizzato da un

tessuto agricolo ed insediativo frazionato in proprie-

tà relativamente piccole, in parte strappate al bosco,

dissodate, terrazzate e messe a coltura in epoca rela-

tivamente recente, da metà Settecento all'Ottocento

(i cosiddetti «ronchi»).

La zona è costellata di « tetti » (piccoli aggregati

rurali, legati ai «ronchi», realizzati prevalentemente

da contadini locali piccolo proprietari, da ex mezza-

dri e da operai « lavoranti alla giornata»), di piccole

vigne » e di « casette » con orto-giardino (queste

ultime prevalentemente realizzate, tra Otto e Nove-

cento, da famiglie dei ceti piccolo borghese e popo-

lare di Torino o di Cavoretto stessa).

2.2.3.3.

Corona verde di poggi e piccole con-

che («

Ci» – «C7»),

dominanti sul Po,

caratterizza-

tasi come luogo di insediamento privilegiato per

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