Table of Contents Table of Contents
Previous Page  750 / 851 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 750 / 851 Next Page
Page Background

dagli inizi un rapporto quasi proprietario col fiume,

tanto da riuscire ad interferire con i criteri di scelta

del concorso per il ponte Umberto I.

Di questo fatto, interessa qui solo l'aspetto rela-

tivo agli insediamenti delle diverse società di baldi

canottieri, la costruzione di baracche prima, poi di

chalet ed infine di vere e proprie palazzine, cui si

aggiunsero in tempi più recenti di politica « sociale

i circoli dopolavoristici. Tutte queste costruzioni

non fanno tuttavia che confermare la già notata

capacità della tipologia del parco di assorbire in-

terventi disparati: di cui in fondo il maggior ef-

fetto sta nella privatizzazione o almeno nella circo-

scrizione dell'uso e dell'accesso di buona parte delle

sponde del Po; un analogo processo, sempre rivolto

allo svago, ha riguardato in tempi più recenti l'inse-

rimento lungofiume o nei giardini contigui di locali

di divertimento, sale da ballo, caffè, e del giardino

zoologico.

Per tutte queste successive aggiunte però si può

parlare di « uso funzionale del fiume » solo in un

senso più ampio e più mediato di quanto si è detto al

riguardo delle opere di ingegneria ottocentesche:

interventi strettamente tecnologici di tal genere non

sono mancati sino ad oggi, e vanno dalla costruzione

di ponti e passerelle, alle opere di presa dell'Acque-

dotto Municipale, al già citato sbarramento del-

l'AEM, alla grande viabilità delle tangenziali; con

una profonda differenza rispetto ai manufatti ed alla

filosofia da questi implicata di più antica origine: che

sta nel fatto che le opere più recenti seguono una

logica completamente ed esclusivamente interna,

sono indifferenti all'ambiente ed al territorio e si

calano su di esso in modo puramente giustapposto.

Basti considerare il distruttivo intervento delle tan-

genziali sul Sangone, o i modi caotici dello sviluppo

industriale lungo le rive della Stura: questi sono stati

i fiumi più tardi raggiunti e sorpassati dallo sviluppo

urbano, col risultato di passare senza stratificazione

storica direttamente dal paesaggio agricolo al de-

grado.

Recenti proposte sia di piano che progettuali

tendono ad occuparsi in modo complessivo dei fiumi

e delle loro aree nel contesto urbano; a questo ri-

guardo si possono avanzare due osservazioni, la

prima che, essendosi dimostrato già nel passato

impossibile un disegno architettonico unificatore

dell'ambiente fluviale, questo sia difficile da ripro-

porre, e che invece la peculiarità di quello torinese

sta proprio nella disomogeneità e nella differenzia-

zione della stratificazione storica, certamente poco

capace di sopportare volontà unificatrici, tanto più

quanto queste ultime si concretano in opere di picco-

lo respiro, come piste ciclabili o passeggiate. La

seconda che, come si

è

visto in qualche progetto,

fortunatamente ancora in discussione, la ripresa e

l'estensione di manufatti utilitari esistenti, al di là

della loro precisa giustificazione storica e funzionale

(come la progettata estensione dell'arginatura del-

l'Esposizione del 1911 a tutta la sponda destra) non

può che compromettere l'assetto attuale senza per

altro aggiungere decisivi elementi

di

qualificazione.

746