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d) realizzazione di una casetta con orto-giardino,

isolata o aggregata in un complesso residenziale;

e) trasformazione « in civile», per residenza stabile

o per villeggiatura, di un edificio rurale, o di più

edifici rurali vicini, appartenenti ad un centro col-

linare (come Cavoretto, Reaglie, Revigliasco) o

ad un nucleo di «tetti» .

Da un lato, ciascuna iniziativa appare essere sta-

ta relativamente autonoma e singolare; d'altro lato,

le diverse iniziative (di una stessa categoria o di

categorie diverse) appaiono essersi mutuamente

condizionate ed influenzate e risultano spontanea-

mente legate tra loro costituendo sistemi, tessuti,

complessi.

A questo punto conviene inserire un breve chia-

rimento lessicale. Per una certa analogia biologica e

per consuetudine, può dirsi «cellula» colonizzativa

e/o insediativa, la singola unità elementare, origina-

riamente prodotto di un'iniziativa e di una vicenda

di colonizzazione e/o insediamento, generalmente

seguita da una sequenza di iniziative e di vicende di

trasformazione; può dirsi, inoltre, « tessuto » colo-

nizzativo e/o insediativo, il prodotto dell'organico

affiancarsi, collegarsi ed intrecciarsi di iniziative e

di vicende analoghe.

In conseguenza di quanto detto, il sistema colli-

nare ed i complessi ambientali che lo compongono

risultano prevalentemente costituiti da una varietà

relativamente limitata di tessuti raggruppabili

in

cinque categorie, rispondenti alle cinque categorie

di inziative testé elencate:

a) sistemi di «vigne«;

b) tessuti rurali di «ronchi» e «tetti» ;

c) complessi di ville con giardino;

d) complessi di casette con orto-giardino;

e)

tessuti residenziali di riplasmazione nei centri

collinari.

La scomposizione testé presentata del sistema

collinare può costituire un primo riferimento d'ap-

poggio per chi intenda riconoscerne la strutturazione

storica e coglierne il valore come bene culturale e

ambientale.

Tale scomposizione è stata effettuata, per così

dire, secondo le « naturali articolazioni » del siste-

ma, enucleando progressivamente parti via via più

piccole (sottosistemi, complessi ambientali, tessuti e

cellule), distinte tra loro dalle diverse caratterizza-

zioni morfologiche e dai relativamente intensi in-

trecci interni di legami strutturali.

A questo punto, diventa opportuno invertire la

direzione di prospettiva. Conviene passare da una

prospettiva prevalentemente analitica, di taglio co-

rografico, ad una prospettiva prevalentemente sinte-

tica di taglio storico-critico; in particolare, conviene

focalizzare il centro di attenzione sulle vicende di

progettazione e di realizzazione dei singoli interven-

ti di impianto o di trasformazione delle cellule colo-

nizzative e insediative.

Da una tale prospettiva, la ricostruzione e l'in-

terpretazione storico-critica della vicenda di struttu-

razione della singola cellula, in rapporto al suo con-

testo, consentono di cogliere, ad un tempo, lo svi-

luppo della singolare individualità della cellula stes-

sa e la costituzione dei singolari legami strutturali

che legarono la cellula al tessuto e all'ambiente.

Assumendo, sempre dalla stessa direzione, un

angolo di prospettiva più vasto, l'individuazione e

l'interpretazione delle ricorrenze nei modi di struttu-

rare e di collegare le diverse cellule con il tessuto e

l'ambiente, consentono di cogliere la genesi di im-

portanti caratterizzazioni strutturali del tessuto e del-

l'ambiente stesso.

3. VICENDE STRUTTURATIVE

E CARATTERIZZAZIONI DI TESSUTI

ED AMBIENTI

3.1.

Individuazione storica dei principati aspetti

dette vicende

Che cos'era la «vigna» o la «casa di collina»

per il torinese che la realizzò o la modificò?

Per secoli, le « vigne » e, in generale, le « case di

collina» dei torinesi, grandi o piccole, fastose o

modeste che fossero, venivano generalmente conce-

pite, ad un tempo:

a) come

«campagne »

(a seconda dei casi, come

cascine »

,

« vigne », « orti-frutteti »), beni agri-

coli atti a produrre un certo reddito o una certa

quantità di generi di diretto consumo familiare

(vino, frutta, ortaggi, pollame, legna);

b) come «

vitteggiature », «abitazioni

civili » (così

indicate nei catasti, per distinguerle dagli edifici

« rustici » o « rurali ») costituenti sistemi di spazi

edilizi e di giardino atti ad ospitare le funzioni

organizzate della vita di ogni giorno e del «rice-

vimento » , con « commodità » e con « decoro »

adeguati alle esigenze e al rango della famiglia;

c)

come «

case»

di una persona o di una famiglia,

strutturate, collocate e inserite nell'ambiente

come oggetti estetici significanti, offerti dai pro-

pric,ari alla contemplazione, per esservi ricono-

sciuti e per riconoscervisi.

Di conseguenza, chi progettava la realizzazione

o la trasformazione di una « vigna» o di una « casa di

collina» doveva di solito conseguire, in modo inte-

grato e contemporaneamente, le tre categorie predet-

te di obiettivi

(a, b, e),

strutturando o ristrutturando

efficacemente la cellula sotto

i

tre profili della pro-

duttività agricola, della funzionalità edilizia e del

valore estetico.

Tale modo integrato di concepire e di strutturare

le singole cellule ne improntò vividamente le struttu-

re oggi riconoscibili. Grazie a questo fatto, le analisi

e le interpretazioni di tali strutture, suffragate dai

documenti storici, consentono oggi di ricostruire il

modo singolare con cui ciascuna cellula venne strut-

turata o ristrutturata:

- in relazione

a

certi scopi, bisogni, intenzioni;

- nei vincoli di una certa situazione contestuale;

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