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rarsi di grande importanza è il patrimonio di ritro-

vamenti, talvolta significativi che si dispongono

lungo gli assi viari extraurbani.

Ci attestano la direttrice per le valli di Lanzo le

tombe rinvenute in zona Lucento

(

38

) e in località

Madonna di Campagna

(

39

) insieme ad altri ritrova-

menti di carattere funerario (a Caselle, Ciriè, Balan-

gero e Mathi)

(

40

) da collocarsi nel medesimo con-

testo.

Un asse viario verso

Eporedia

(Ivrea) è confer-

mato dai ritrovamenti di tombe in regione Stura

(41),

che suggeriscono d'altra parte l'esistenza di ville

rustiche e di insediamenti agricoli nelle vicinanze

della città, con continuità di vita di parecchi secoli e

sembrano costituire una limitata testimonianza della

presenza di strutture legate allo sfruttamento agrico-

lo del territorio gravitante intorno alla

Jtltia Augusta

Taurinorum.

Il decumano massimo della città trovava al di

fuori della porta la sua prosecuzione nell'antica via

delle Gallie (la medioevale via Franchigena) che

conduceva a

Segusium

(Susa) e, attraverso i valichi

del Monginevro e del Moncenisio, oltralpe. Questa

arteria rappresenta a partire dall'età romana una del-

le principali vie di comunicazione fra l'Italia e il

mondo transalpino. Uscita dalla

porta praetoria

(Segusina) procedeva verso ovest sulla destra oro-

grafica della Dora; nel suo tratto iniziale, fra Torino

e Avigliana (la

statio ad fines

che segna il confine

politico e doganale tra la

XI regio augustea

e la

provincia delle

Atpes Cottiae)

il suo andamento era

presumibilmente rettilineo. Le tombe

(

42

) che si at-

testano fra la Dora e lo stradale di Rivoli in prossimi-

tà della vecchia strada Torino-Collegno (in Collegno

si è identificata la prima stazione

ad quintum)

ne

indicano in maniera approssimativa il percorso

(

43

)

I ritrovamenti di tombe anche a distanza maggiore

da questa grande arteria di traffico

(

44

) suggeriscono

l'esistenza e il fiorire di insediamenti rurali gravitan-

ti intorno ad una viabilità minore ad essa collegata.

Dalla

porta principalis dextera

(Porta Marmo-

rea) partiva la direttrice di transito che conduceva

dall'area torinese alla pianura pedemontana sud-oc-

cidentale. Questa arteria doveva snodarsi parallela-

mente al corso del Po, ad una certa distanza da esso,

prima di aprirsi a ventaglio verso le più importanti

città della

Liguria.

Il percorso iniziale, dopo aver

superato l'area immediatamente adiacente alla cinta,

in cui si è ipotizzato un possibile ampliamento urba-

no, è suggerito, ancora una volta, dal ritrovamento

di tombe

(

45

). Inoltre la presenza di sepolture databi-

li alla fine VI-inizio VII sec. d.C.

(

46

) mostra il

persistere dell'uso anche in età altomedioevale di

questo asse viario, che doveva collegare Torino,

sede di ducato longobardo, con il ducato di Asti,

attraverso il centro di Testona

(

47

). Nel discostarsi

della strada dall'itinerario principale, che doveva

avvenire in corrispondenza di un passaggio sul Po,

la direttrice per

Caburrum-Forum Vibi

(Cavour) è

suggerita dal ritrovamento di un cippo miliare nei

pressi del Castello del Drosso

(48).

In mancanza di dati che testimonino la presenza

di un passaggio sul Po, tuttavia presumibile

(

49

),

collegato alla viabilità sulla destra del fiume lungo le

pendici o attraverso la collina, acquista particolare

interesse la segnalazione di una quantità relativa-

mente considerevole di mattoni romani reimpiegati

nella costruzione dell'antico campanile della parroc-

chiale di Sassi. Materiale laterizio che documenta,

in questa regione, la presenza di strutture di tipo

agricolo - residenziale in età romana

(

50

), mentre il

ritrovamento, sempre tra i materiali di reimpiego del

campanile, di un'epigrafe marmorea dedicatoria di

un centurione iscritto alla tribù

Potlia

(

51

),

ripropone

il problema dell'estensione del territorio dell'antica

Torino (iscritta alla tribù

Stettatina)

(

52

). Tuttavia i

ritrovamenti collinari, sia pure sporadici

(

53

), docu-

mentano la dislocazione di ville rustiche e di inse-

diamenti rurali, legati alla città e gravitanti su di

essa, e ne attestano la continuità dall'età preromana

all'età barbarica. Anche gli avanzi dispersi di una

necropoli, già anticamente distrutta, rinvenuti in

Regione Fioccardo

(

54

) sono da correlare con altri

ritrovamenti nel territorio di Moncalieri

(

55

), testi-

monianze oltre che di un probabile insediamento,

anche di una possibile direttrice di transito da indi-

viduarsi lungo la sponda destra del Po.

NOTE

(1) Così, ad esempio, l'area del Parco della Rimembranza,

in cui nuovi sondaggi potrebbero mettere in luce testimonianze

dell'insediamento umano fin dall'età preistorica. Ancor più, il

Teatro e le Porte Palatine, se collegate in un percorso musea-

le „ sia con il Museo di Antichità sia con il vicino Duomo, le cui

fasi più antiche, qualora rese leggibili attraverso i reperti qui

ritrovati, costituirebbero documento della Torino di età paleo-

cristiana e altomedioevale. Per il dibattito architettonico - urba-

nistico cfr. LUISA CARDUCCI, SILVIA TOMALINO,

Porte Palati-

ne,

in .< Studi Piemontesi», nov. 1975, pp. 296-306.

(2) Essa si snodava da nord: dalla torre angolare nord-ovest

presso la chiesa della Consolata lungo l'attuale via Giulio, piaz-

za Cesare Augusto con la

porta principalis sinistra.

Porta Pala-

tina, fino alla torre angolare nord-est inglobata nella manica

ottocentesca di Palazzo Reale; taglio a petto dei giardini reali;

lato est: piazza Castello con resti della

porta decumana

in Pa-

lazzo Madama. via Eleonora Duse, torre angolare sud-est inglo-

bata nel Palazzo dell'Accademia delle Scienze; lato sud: via

Maria Vittoria, via Santa Teresa, via Cernaia; lato ovest: corso

Siccardi, via della Consolata. (cfr. PIETRO BAROCELLI,

Nuove

notizie sulla cinta romana di Torino,

in <Atti SPABA , XVI,

1936, estratto fuori testo, pp. I -10).

(3) M. PAROLETTI, 1819, P. ler.

(4) C. PROMIS, 1869.

(5) Pianta di Torino con indicazione dei resti romani e

medioevati supposti e veduti da diversi autori e di quelli moder-

namente accertati,

Scala: I a 1000.

(6)

AA.VV

.,

Forma Urbana

1968, vol. I, A, fig. 25.

p. 355.

798