

XII
E scorgendo, come sino dal 1865 il benemerito
Vincenzo Forcella aveva dato fuori, auspice il prin–
cipe Baldassare Boncompagni, scienziato, com'è noto,
e mecenate larghissimo qual sempre fu dei dotti, il
primo volume delle
IscrirJoni delle chiese ed altri
edifi{i di Roma, dal secolo XI fino ai Biomi nosin',
dieci anni dopo, io manifestava, alla torinese So–
cietà d'archeologia e belle arti, il disegno di com–
piere altrettanto per Torino, ben inteso nella persua–
sione di applicare la misura del pigmeo alle propor–
zioni del gigante, come avviene, allorquando si hanno
a tentar paragoni colla Metropoli, già signora delle
genti.
Tant'è, che da quell'anno al 1884, i volumi in
foglio di quella pubblicazione, salivano a ben quat–
tordici. La mia proposta veniva accettata da quel–
l' Istituto, il quale be,n potè allora persuadersi, che
non mal mi era apposto in quel mio disegno. Infatti,
tredici anni dopo, la Società storica lombarda, accet–
tando pure una consimile proposta, fattale dall'il–
lustre suo presidente Cesare Cantù, desideroso di
vedere raccolte le iscrizioni di Milano, tosto s'inca–
ricava di quell'opera. E nominata una giunta, pre·
sieduta dal chiaro nome di Cesare Vignati, dava
incarico dell'arduo lavoro, al poco fa lodato V. For–
cella. L'opera doveva comprendere, come comprese
infatti, le epigrafi delle chiese e degli altri edifici di
Milano, dal secolo VIII ai giorni nostri.
Il primo tomo vedeva la luce nel 1889, e pro–
seguiva sino al totale compimento, pubblicando così
J.
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