

IX
rimaneva a metà interrotta, poichè le epigrafi rac–
colte, non mai venivano pubblicate.
E pur troppo la maggior parte di esse, gla lun–
gamente flagellata, non tanto dall'ala del tempo, che
vi squassa sopra l'oblio, quanto dalla mano dell'uomo,
va ognor più scomparendo. Basti il dire, in riguardo
di Torino stessa, sebbene moralmente tutelata da
uffizi e da giunte preposte alla conservazio e dei
monumenti antichi, tuttavia molte delle epi afi di
chiese, levate in occasione di recenti restauri,. più
non vennero ricollocate.
Ed è a temere che col tempo poche di esse ab–
biano ad essere inviolate, non senza notevol danno
degli studii storici. Il che già lamentavano ai loro
giorni il benemerito nostro storico Angiolo Paolo
Carena e l'illustre Luigi Cibrario. Avvertiva il primo
che " . . . sebbene gli epitafi non siano documenti
assai sicuri delle qualità morali delle persone in
essi lodate, che sogliono rappresentare maggiori del
vero, sono però irrefragabili testimoni delle dignità
e cariche sostenute, di alcuni fatti e delle date; e
sovente da essi soli furono conservate notizie impor–
tanti ... ".
Il secondo poi, cioè il Cibrario, già mezzo secolo
fa, nella sua
Storia di Torino, II,
p.
158, deplo–
rava che nei restauri delle chiese, venissero rimosse
varie iscrizioni, condannando altamente " . .. la
colpevole facilità con cui da taluni si manomette–
van.o quei monumenti con palese disobbedienza al
precetto de' sacri canoni, con lesione dell'interesse