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nel 1759 le bolognesi, nel 1761 quelle del Piceno
e della Marca d'Ancona, nel 1766, pubblicava ancora
quelle de' piemontesi esistenti in
es~e.
E notisi, che questa non era che la parte minima
dell'immensa sua raccolta di tutte le iscrizioni delle
chiese di Roma, divise da lui per naZIOnI, ed
In
tanti volu'mi separati, a ciascuno de' quali aveva
data una classificazione, disponendone le memorie
per ordine cronologico.
per mezzo del suo ambasciatore; e nel 1757, comparivano le
Inscriptiones
venetae infimi aevi.
Venne indi Bologna, a richiesta dello stesso pontefice
Benedetto XIV, cosicchè nel 1759 il Galletti, operosissimo, già dava alla
fuce le
IlIScriptiones 'Bononimses.
Il magìstrato de' conservatori del popolo romano poscia, desideroso di
avere raccolti gli elogi degli illustri suoi cittadini, a spese della Camera
Capitolina, pubblicava in tre volumi, nel 1760, quelle epigrafi raccolte dal–
l'infaticabile Galletti. Nel 1761, per cura dello stesso indefesso erudito,
vedevano la luce le iscrizioni del
Piceno,
ossia
9,(arca Anconitana,
promo–
vendone l'edizione
il
caràinale Pallotta. Il Piemonte solo, che fu sempre
fra i meno solleciti a far conoscere i pregi dei suoi uomini illustri, non
promuoveva l'edizione delle epigrafi de' suoi nazionali sepolti a Roma.
Quindi maggior gratitudine dobbiamo al Galletti di non averci obliati;
e col mezzo del pur benemerito tipografo Salomoni, egli, nel 1768, poteva
pubblicare le
Inscriptiotles Pedemontanae itlfimi aevi
-
Romae extantes,
inti–
tolandole, non al Re di Sardegna Carlo Emanuele III, allor regnante, ma
bensl al piemontese monsignor Antonio Tomatis, che erasi almeno ado–
perato a lasciare scomparire i suoi compaesani di meno, comparativamente
agli italiani di altre province. Anche dall'estero giugnevano al Galletti
richieste di quel genere; ed
il
Galletti si adoprava di buon grado per tutti.
Nel 1763 egli veniva elevato alla dignità di abate dell'Ordine Benedettino
Cassinese, e dichiarato bibliotecario della BadIa di S. Paolo; ed infine, nel
1778, Pio VI nominavalo vescovo di Cirene
in partibus.
La famigliarità poi che aveva
il
Galletti coll'illustre nostro savoiardo
cardinale Sigismondo Gerdil, fece sI che questi lo eleggesse parimente pro–
tettore del Collegio ecclesiastico, istituito da Innocenzo XIII, per ritiro di
sacerdoti, determinati di vivere fra loro con vicendevoli teologiche confe–
renze, e per lo studio della morale. Aveva pur amicizia con altro nostro
piemontese erudito, cioè l'abate Eugenio De Levis, da Crescentino, che
pubblicò a quei dì varii opuscoli archeologici. Ma sovratutto fu onorato
)