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delle famiglie, e sovente con danno della storia ... ".
Ora, qual lamento manderebbero questi due nostri
benemeriti compaesani, ove scorgessero più non esi–
stere al giorno d'oggi parecchie delle iscrizioni stesse,
non soltanto dei loro tempi. ma persino alcuni marmi
visitati da me pochi mesi or sono!
(1).
Ed è notevole, che le profanazioni di avelli, di
epitafi ecc., il più delle volte provengono da coloro
che meritamente propugnano altrimenti la causa, a
pro della religione de' sepolcri!
Che se i cultori delle buone lettere, e specie del–
l'umanesimo, esaltano assai le epigrafi dell'aurea età
romana, per l'utile che ne viene alla storia, alla
filologia col pubblicarle, maggiore a noi pare questo
ridondi, salvando dalla dispersione, e facendo cono–
scere quelle che sono argomento di questo libro,
per quanto spettanti. all'età relativamente moderna.
È
vero che non ci avverrà pur troppo, d'imbat–
terci in dettati, non dirò di Ennio, di TuUio, di
Augusto, non del Bembo, del Sadoleto, del Mor–
celli, al certo, e di altri pochi, le cui epigrafi, per
la concisione loro, o per la novità del concetto, si
sogliono recare ad esempio. Il perchè se i cultori
delle buone lettere, poco o nulla potrebbero rim–
piangere dalla ignoranza
°
dalla mancanza di queste
(I)
Per lo meno molti di costoro ignorano
i
bei versi del Pindemonte:
Nè già conforto sol, ma scuola ancora
Sono a chi vive i monumenti tristi
Di chi disparve • . • . .
I Sepolcri