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condo per gli studenti di Giurisprudenza. Nel 1825 essendo
stato chiamato alla vacante presidenza del Magistrato della
Riforma
il
marchese Brignole, dei Gesuiti più tenero an–
cora del Viotti, quegli fra altre agevolezze concedette loro
la somma di lire due mila annue a titolo di indennità per
le spese di riparazione dei fabbricati e dei mobili stati loro
affidati, e mercè sua, poterono alfine aprire gli altri due
Collegi, da tempo già decretati, uno per i giovani studenti
di Medicina e l'altro per quelli di Chirurgia, il primo nel
novembre del medesimo anno, il secondo nello stesso mese
dell'anno .seguente, con obbligo ai giovani che vi erano
ammessi di prestare per turno
il
servizio richiesto dai bi–
sogni dell'Ospedale di S. Giovanni Battista. In quell'epoca
venne anche consegnata al padre Roothan per i Collegi di
S. Francesco da Paola la biblioteca che aveva loro lasciato
per testamento l'abbate Giuseppe Biamonti, dottissimo filo–
logo, professore di Eloquenza nell'Ateneo Torinese, morto
in Milano nel
18U,
composta di opere di rare edizioni,
tredici delle quali preziosissime: e da Lui stesso appostillate.
Poco diverse da quelle ultimamente esistenti, erano in
quanto alla forma, le regole per gli esami di concorso ai
posti gratuiti.
Senonchè
dovevano i candidati alle qualità
prescritte per tutti indistintamente accoppiare una speciale
distinzione per assiduità, per ingegno e per lodevole, ir–
reprensibile condotta, aver fatto con lode due almeno dei
tre e ami di Magistero se intendevano percorrere gli studi
di Giurisprudenza, di Medicina o di Chirurgia; per la Teo–
logia , Filo sofia e Lettere bastava aver compiuto il corso
di Filosofia inferiore. Godeva sempre della preferenza quegli
che si' era
già
meglio distinto negli esami precedentemente
dati , ed a parità di merito il più povero. Se dopo
il
con–
corso vi rimanevano tuttavia dei posti disponibili, questi
erano provvisoriamente assegnati ai migliori fra gli stu–
denti dell'D
niversità.
Il beneficio del posto gratuito era
conservato (come generalmente lo fu sempre) sino a che
l'allievo che se ne era reso degno per concorso, avesse rag–
giunto il fine degli intrapresi studi universitari,
nè
poteva
esserne privato sotto qualsiasi motivo, anche di migliorata