SCI ENZI ATI P I EMONTE S
G I AMB A T T I S T A BECC AR I A
Di questo illustre fìsico, professore della R. Università
(
Mondovì
,
1716-Torino, 1784) del quale saranno sempre
ricordate le esperienze e le conquiste nel campo dell'elettricità statica in generale e atmosferica in particolare e la
grande operazione astronomico-geodetica della misura dell'arco di meridiano piemontese è già stato abbastanza ampia
mente discorso nei numeri 9-1933, pag. 48 e 10-1934, pag. 41 di questa Rivista, rispettivamente dall'ing. G. Filoni
e dallo scrivente. Per le notizie relative allo scienziato monregalese si rimanda quindi a quegli articoli.
I
francesi considerano il Lagrangia come uno dei
loro, perchè il suo bisavolo era francese e capi
tano di Luigi XIV, perchè egli visse gli ultimi
cinque lustri della sua vita a Parigi e non nascose le
sue simpatie per la patria
de’ suoi avi ed infine perchè
scrisse tutte le sue memorie
in francese.
Ora questo bisavolo, pas
sato e rimasto in Piemonte
al servizio di Carlo Ema
nuele II, vi sposò una Conti
romana, della famiglia del
Papa Innocenzo XIII; avo e
padre del Lagrangia furono
alti impiegati dellacorte pie
montese e sposarono donne
piemontesi.
Nella chiesa di S. Filippo
in Torino si può vedere la
sua fede di battesimo colla
grafia italiana« Luigi Lagran
gia. figlio di Giuseppe Fran
cesco Ludovico Lagrangia».
Dunque je francesi fu
rono i suoi'avi. il Lagrangia
è nipote e figlio di italiani
ed italiano e tale si dichiara
allorquando, invitato dal
Lorgna nel 1781 a far parte
della Società Italiana delle
Scienze o Società dei XL.
gli risponde d’essere
ansioso di meritare questo onore
e
di
mostrarsi nello Aesso tempo buon
compatriota.
Oie poi egli scrivesse in francese, col latino lingua
ufficiale deirAccademia delle Scienze di Torino, e
scrivesse francese ooi a Berlino'e a Parici non è
A tto strano ocr ouei temei.
Nato il 25 gennaio 1736 a Torino, primogenito
di undici fratelli, di cui egli solo coll’ultimo soprav
visse. studiò legge per dissesti famigliari e per obbe
dienza al padre; intanto però G. B. Beccaria colla
parola e Gaetana Agnesi
colle sue celebri
istituzioni
analitiche
gli apersero gli
orizzonti matematici prede
stinati al suo genio.
A 17 anni aveva appro
fondito il Newton, l’Eulero,
il D’Alembert, i Bernoulli;
a 18 corrispondeva col Fa-
gnano e coll’Eulero, comu
nicando il primo risultato
nuovo de' suoi studi; a 19
esponeva, ancora all’Eulero.
i fondamenti di una nuova
teoria, ^he fu poi il calcolo
fecondo delle variazioni ed
insegnava già matematiche
alia Scuola d‘Artiglieria, più
giovane di molti suoi allievi.
L’Eulero, sincero ammira
tore di questogiovanemara-
viglioso. lo vorrebbe, ven
tenne. con sé a Berlino e lo
fa nominare membro ester
nodella austera Accademia,
protetta da Federico il
Grande.
In
unnobile
fervore
di rinnovamento scientifico
crii Conte di Saluzzo e
G.
F. Cigna, anatomista e
fisico, il
nd 1759 quella ^
privata
torinese», la
quale si trasformò poi nella
gloriosa R. Accademia detteSòenaee della quale il
c vb mente più ronc co ininuincci conic
sara poi
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primo presioenie onorano oeiia seconoa.
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