SCIENZIATI PIEMONTESI
Nei primi 7 volumi (solo col VI oomp«r« la prima
volta la qualificazione: R. Accademiadelle Scienze) e
ma preziosacollabo-
cioè sinoal 1786nonmancamai lai
razione, che diede lustro alla serie e i
di uomini come l'Eulero, il D*Alembert. H Monfe.
Tra la fine del 1763e il principio del 1714compie
un viaggio a Parigi, dova è foraggiato dai maggiori
matematici e presso quell'Accademia ch'egli ebbe
più tardi a proclamare c il
arino tribunato d'Europa
Der le Sdntta: nel ritorno è osella del Voltaire»
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ebbe a dire: «è par I»
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Il prestigio accresciutogli in patria
da quel viaggio non lo distoglie affatto
dalla sua attiviti scientifica: le sue me
morie magistrali si susseguono con
ritmo poderoso, spaziando nei più di
sparati campi delle matematiche pure
e applicate: è appunto una delle carat
teristiche geniali dell'opera sua l'avere
affrontato e risolto collo strumento
dell'analisi, formidabile nelle sue mani,
problemi ritenuti inaccessibili di fisica,
di meccanica generale e di meccanica
celeste; egli ebbe infatti a dichiarare di
«voler distruggere il pregiudizio di co
loro che dubitavano ancora se le mate
matiche potessero mai portar vera luce
nella fisica»; il Lagrangia è perciò uno
dei maggiori precursori della fisica ma
tematica, come è uno dei fondatori
della meccanica celeste.
Le sue conquiste teoriche nell'as
tronomia sono " ” ' r',rr*te dai premi
dell'Accademia acne juenze di Parigi:
nel 1764 al concorso sulla librazione
della luna; nel *66al concorsosui movi
menti dei satelliti di Giove; nel '72 al
concorso sulla teoria della luna (diviso
coll'Eulero); nel 74 per uno studiosul
l'equazione secolare della luna; nel *80
al concorso sulle comete: frattanto,
nel 72 la stessa Accademia lo eleggeva
fra i suoi otto soci stranieri.
Un lavoro cosi intenso doveva logo
rare la sua salute non robusta: fra il '69
e il 70 inflitti il Lagrangia si ammalò ed
egli ne incolpava in parte -
felix culpa
- la «coltivo
abitudine di rifare
spesso
le mie
memorie anche piò volte,
sincl è
che ne
sia passabilmente contento
».
Nell'autunno del
'66
il Lagrangia
aveva lasciato per sempre Torino e
l'Italia: se ciò costituisce un titolo di
gloria per lui e per la regione chegli
aveva dato i natali, si deve francamente
riconoscere che la posizionefattagli in
patria non era adeguata al eoo valore
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troppo ristretto per lui. L’Euiero,che teneva in Eu-
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