PIETRE DECORATIVE E SCULTURALI DEL PIEMONTE
ficio di quei Martiri venne dai vertici della Fede e salì
a quelli della Gloria.
Tutte pietre prese ai fianchi delle Montagne madri,
decorano l’erigendo Sacrario della Federazione Com
battenti torinesi:
verde Alpi,
di bruna tinta e lucen
tezza di vivo smeraldo, si congiunge in mirabile ac
cordo ai
cipollino di Valdieri
alabastroide, ricco di
riflessi dorati.
La storia dell'arte italiana ci rivela come parte
assai rilevante ebbero i marmi cristallini ossoiani
nella costruzione e decorazione di insigni monumenti
lombardi, nel tempo in cui il materiale era avviato
a Milano ed a Pavia per mezzo del Lago Maggiore e
del Ticino e approfittando poi dei canali (navigli),
o inviato
a
Pavia
direttamente seguendo il
Ticino,
con
scalo
in città o,
poco sopra, alla Ripa
di Santa
Sofia.
Le cave deil'Ossola,
allora particolarmente
attive
- e lo
sono tuttora
in
misura assai minore -
erano quelle di Candoglia, «a grana cristallina piut
tosto grossa e di delicatissima tinta roseo-camicina»
di proprietà della
fàbbrica
del Duomo di Milano,
e
quelle
di
Omavasso. di pietra bianca tendente al
roseo, macchiato di grigio, di proprietà detta
fàbbrica
dei Duomo di Pavia. L'industria dei marmi fior), in
Piemonte, specialmente nei secoli XIV e XV.
Risaliamo, con questi ricordi, al tempo in ari si
svolgevano i lavori della Capetti CoUeóni, in Ber
gamo, del Duomo di Milano, della
Certosa di Pavia, cooperatore e
direttore dei lavori il celebrato
G. Antonio Amadeo, pavese (1447-
1522), artista e caposcuola di cui
restano in Lombardia ed altrove
prove di squisita originalità (8).
Deil'Ossola ricordo pure il sacca-
roide di Crevola, che servì al
l’erezione e alla decorazione del-
l’Arco della Pace in Milano.
Altri tipi di marmi piemontesi
sono da citare a ricordo storico.
Il
calcare di Gassino
(Collina di
Torino), eocenico, bianco, man
dorlato, che fu largamente usato
in Piemonte come pietra deco
rativa nelle chiese, fra le altre la
Basilica di Superga; e nei palazzi
torinesi, come ha riferito il prof.
Sacco, il -
" ,n
fra i numerosi
esempi i riw i uu iI cavallo di mar
mo dello scalone nel Palazzo Reale.
Fu la facilità a sgretolarsi - data
la sua struttura a noduli
(nulli
pare)
- che fece trascurare questo
calcare come pietra ornamentale
per destinarlo, invece, a pietra da
calce.
Altro calcare, di cava ora esau
rita, è la lumachella rosso-giallo
gnola di Gozzano (Lago d’Orta),
simile alla
macchiavecchia
di Arzo
(Canton Ticino), pure di bella levigatura e già pre
giata, in Piemonte specialmente, per balaustre e
altre decorazioni nelle chiese e per vistose caminiere
Fra i
calcari teneri,
cioè di debole coesione e
porosi, che appena tolti dalla cava si lavorano con
facilità ed esposti all’aria induriscono - impropria
mente detti
tufi
-,
è da ricordare la
pietra da cantoni
di Rosignano Monferrato, pietra decorativa, però, di
secondaria importanza. Calcari concrezionati sono i
tufi del Monferrato,
di cui sono costituiti molti
dei
mo
numenti romanici e medioevali della regione: San Lo
renzo di Montiglio, Duomo
e
Cattedrale di Asti;
calcari di facile lavorazione e di ottima resistenza
purché non a contatto con l'umidità che
risale per
capillarità
dal
suolo.
Le
cave
sono ancora in uso. ma
per fere
conci
da muratura e
tavelbni
da forni.
Con
questi calcari teneri hanno affinità nel com
portamento come pietre decorative, le
arenarie cal
caree
tenere, note comunemente coi nomi di molaste
o molere.
Per la fecHe lavorabilità furono largamente
usate nelle costruzioni medioevali, particolarmente
nelle chiese - tipico ii
S.
Michele di Pavia -, nata
per il Piemonte la vetusta Abbazia di Vezaolano,
neiia LOitini, presso iorino* *lexrc senipivci» we
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(Casa Littoria - Torino)
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