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SERVOLI NI

E LA S I L O G R A F I A

E ra il 1931.

Nel palazzo dei Montefeltro gli Editori ita­

liani si adunavano per la prima volta nel R. Isti­

tuto di Belle Arti per esaminare i saggi esposti nel

sereno ambiente urbinate dai futuri adornatori del

libro.

In rappresentanza del

Risorgimento grafico

e della

Gazzetta del Mezzogiorno,

giunsi a Pesaro la notte

precedente al Convegno, e fui l’unico viaggiatore.

Mi fermai un attimo sul piazzale della stazione

per rammentarmi il nome dell’albergo indicatomi,

quando un giovane, staccandosi deciso da una «guida

interna» vecchio modello:

— Perdoni, lei è diretto ad Urbino?

— Sì, per partecipare alla cerimonia di domani.

— Il Comitato ordinatore la prega di voler pro­

seguire.

Così conobbi di persona Luigi Servolini, del quale

già conoscevo l'attività letteraria e si-

lografica.

I numerosi articoli su giornali, ri­

viste, bollettini, la produzione senza

soste, l'attività di insegnante, di bi­

bliotecario me lo avevano fatto imma­

ginare meno giovane.

La macchina, rumorosamente ansi­

mando, si avviò sul fondovalle, ed io,

sotto il cielo piovoso della notte —

non potendo nulla ammirare del pa­

norama — ascoltavo con interesse il

parlare serrato del compagno di viag­

gio, e potetti così cogliere gli aspetti

molteplici della sya anima inquieta e

della sua semplice vita, attraverso ar­

gomenti trattati con parola colorita,

in tono polemico.

Ma il padre — sapendo come aspra e poco sicura

fosse la via dell'arte — volle che il figliolo si munisse

di un titolo accademico, e Luigi si laureò in lettere

alla R. Università di Pisa.

Per venire in aiuto degli amici, che non potevano

pagarsi il lusso di una zincotlpia, incise su una tavo­

letta l'arme e il motto del cenacolo livornese. Ottenne

un successo di ammirazione e di riconoscenza fra i

compagni, ma fu anche per lui la rivelazione di nuove

possibilità artistiche — poiché sino allora aveva

solamente dipinto: e, giovane nel nuovo secolo,

fece sue tutte le irrequietezze, le aspirazioni del

tempo.

E il tempo era propizio per coloro che si senti­

vano trascinati verso una in uizione silografìca: seb­

bene quest’arte, caduta nell'artigianato, rimasta

ancella del libro col compito di illustrarlo e deco­

rarlo, attendesse i suoi assertori e i suoi maestri.

Luigi Servolmi nacque in Livorno,

e vi frequentò gli studi classici. Figlio

di pittore, alternava le versioni latine

a disegni coloristici, finché si trovò a

far parte di un Cenacolo, nel quale

ebbe le prime giovanili affermazioni.

(orig. mm. 230x195)

Acquisto di S. M. il

Re

alla II Qmdritwnaii d'Arte Nazionale. Roma 1935