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PIETRE DECORATIVE E SCULTURALI DEL PIEMONTE

e interessanti in quanto testimoniano l'evoluzione

dell’arte verso il Rinascimento.

Non mancano in Piemonte altri tipi di pietre da

escludere dalla categoria da noi considerata, come i

calcari marnosi arenacei, siliciferi: ad esempio, la

pietra da coti

del M. Fenera e di Villa dei Boschi in

Val Sesia, il

calcare alberese, marnoso,

compatto, gial­

lastro di Ozzano e di altre località del Monferrato,

ottimo per cementi.

GESSI • ANIORITI

Rocce essenzialmente di deposito chimico per

evaporazione del solvente, rappresentanti depositi

marini, lagunari o lacustri. Il prodursi del solfato di

calcio idrato o anidro dipende dalla temperatura e

dalla composizione della soluzione dalla quale la

deposizione avviene. Varietà a struttura microcri­

stallina, saccaroide, hanno buon impiego per decora­

zione di ambienti al riparo degli agenti atmosferici:

se ne trovano, in Piemonte, in Val di Susa e in Val

d’Aosta, particolarmente pregiati i depositi di La

Thuile e Savoulx con varietà compatte, saccaroidi,

bianco-nivee, alabastrine -

alabastro gessoso

gia­

cimenti copiosi si trovano in Val del Gesso e del-

l'Orco e a Varzo nell'Ossola e frequentemente nella

parte superiore della serie miocenica nelle Colline

terziarie piemontesi, usati però come materiale ce­

mentante.

* * *

Fra gli

argilloscisti metamorfici,

nella serie d'ori­

gine sedimentare, è compreso un tipo per eccezione

a caratteri decorativi: la

pietra Roia o Roiaite,

del­

l’alta Valle omonima presso Tenda, lungo la strada

nazionale. Di essa il prof. Sacco ha riferito sul largo

e svariato uso che se ne fa in Torino, mentre

intorno ai suoi caratteri mineralogici in rapporto

anche ai requisiti applicativi, il prof. Roccati ha pub­

blicato una particolare nota (9). Il verde della Roia,

così detto dal color verde prevalente, più o meno

chiaro, passante al grigio e all'azzurrognolo, assume,

con la pulitura e lucidatura, gradevole e signorile

tinta verde-olivo scura: ne è prova l'elegante deco­

razione della facciata della Chiesa del S. Cuore di

Maria, la cui costruzione rappresenta l'ultima cura

e l'ultima fatica dell'architetto Ceppi.

G N E I S S

Sono rocce scistose, di composizione mineralo­

gica analoga a quella dei graniti, per l’associazione

di uno o più feldspati al quarzo e alle miche, con

grande copia di componenti accessori che ne possono

variare anche l’aspetto. Dei feldspati sono presenti

l’ortoclasio, il mkroclino e vari termini della serie

dei plagioclasi, dai più acidi ai più basici. Delle miche

soltanto una varietà di biotite o solo la muscovite,

più spesso l’una o l’altra insieme. La tessitura di

queste pietre, attribuibile al dinamometamorfismo,

può essere zonata, tabulare, con facile divisibilità in

lastre. Dato il loro aspetto, non si direbbero pietre

esteticamente ornamentali, ma non vi è dubbio che

esse contribuiscano ad attribuire particolari caratteri

decorativi di grandiosità e robustezza agli edifici.

Sono frequenti le varietà anfiboliche o pirosse-

niche, cloritiche, tormalinifere, ecc., coi passaggi

alle

granuliti,

povere o prive di miche, granatifere,

a grana più o meno fina (Val Sesia). In Valsavaranche

(Alpi Graie) e in Val Chisone (Alpi Cozie) hanno

particolare importanza geologica i

gneiss dioritici,

coi

gneiss anfibolici,

intercalati tra le masse scistose.

I così detti

gneiss centrali

dei massicci alpini (Gran

Paradiso. Monte Rosa) hanno frequentemente strut­

tura ghiandolare e porfiroide. Nei gneiss, come nei

micascisti, sono frequenti i filoni di pegmatiti (Val

Sesia, Ossola, Val Vigezzo).

Il volume del Barelli è pure ricco di dati sui gia­

cimenti dei gneiss e sulle cave di queste pietre da

taglio: così la pubblicazione Sacco contiene molte

indicazioni sull’impiego che se ne è fatto e se ne fa

a Torino.

Riassumerò quindi, le notizie sulle varietà più

notevoli.

La pietra di Luserna (Val Pellice, Valle del tor­

rente Luserna; Bagnolo, Barge, ecc.)

è

largamente

usata in Italia e all'estero con applicazioni svariatis­

sime: può dare lastre anche di soli due centimetri

di spessore e lastre di straordinaria lunghezza, fino

a otto metri, s’intende con maggior spessore. Per

queste caratteristiche ne prevalse l'uso in confronto

della

pietra di Cumiana

e della varietà granitoide di

Vayes, nella bassa Valle di Susa, probabilmente usata

già per lavori in epoca romana. Poco scistoso

è

anche

il gneiss chiaro di Borgone (detto anche

pietra di

Maometto)

pure assai noto in Torino, come quelli

di

San Giorgio

e di

Villarfocchiardo,

di

San Basilio

(Bussoleno). Si distingue poi per la sua composizione

e per la tinta scura, il

gneiss di Mnlanaggio

della bassa

Valle del Chisone: questo

gneiss anfibolia o dioritico,

lucidabile anche,

è

di impiego frequente e ne sono

campioni veramente distinti le gigantesche monoli­

tiche colonne del pronao del tempio della Gran

Madre di Dio.

Ricordo infine i gneiss tabulari dell'Ossola, noti

in particolare quelli delle cave di Beura. dal cui nome

si 4 derivare l'epiteto dialettale di bevala (piemontese­

lombardo)«attribuito ai lastroni.

•• •

Le M ASM TTI, largamentediffuse nelle Alpi occi­

dentali sono tipi di rocce scistose albitico-anfìbolico-

cloritico-epidotiche denominate complessivamente

« pietre verdi », derivanti da metamorfismo di rocce

gabbnche e dtabasiche. Per la loro frequente ele­

gante zonatura - a strisce di colore più chiaro e più