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« L 'Ita lia è sempre stata

la mèta degli s p iriti grandi

ed elevati »; così scrisse un

g io rn o Liszt. E all 'irre s is ti­

bile fascino d e ll’ Italia nostra

e alla suggestione maliosa

della m e rav ig liosa te rrade lla

bellezza, deN’armonia e de!

canto non poteva ce rto so t­

tra rs i la mente vasta e un i­

versale di Riccardo W agne r!

Il quale più e più vo lte scese

ne ll'incan tata nostra peni­

sola, facendovi spesso sog­

g io rn i assai lunghi e r ip o r ­

tandone sempre non solo

visioni di suprema bellezza,

ma anche teso ri di ispira­

zione musicale, che egli r i ­

versò poi in diverse de lle

sue maggiori ope re : dal

T ri­

stano

e

Isotta

al

Parsifal.

Fu appunto nel secondo

dei suoi viaggi in Italia, che

il W agne r ebbe occasione di

passare per la nostra c ittà ,

dove fece una breve sosta:

verso la fine d e ll’agosto de l­

l'anno 1853. Già ne ll'esta te de ll'anno precedente

dalla Svizzera — dove egli aveva cercato rifu g io

dopo i moti rivo lu z io na ri di Dresda del 1849 — era

sceso a Domodossola, aveva percorso la valle del

Toce ed era pe rvenu to alle incantevoli sponde del

Lago Maggiore, rimanendo entusiasticamente co l­

p ito dalla p itto resca visione dei paesaggi in d im e n ti­

cabili o ffe rti al sud sguardo.

L'anno successivo vo lle spingersi più a sud e

mercè l ’a iu to finanzia rio di L iszt — l ’amico suo

devo to , il suo bene fa tto re generoso e l ’apostolo fe r ­

vido della sua a rte , a llo ra ancora quasi del t u t t o

incompresa — in trap rese un nuovo viaggio: que llo

che appunto doveva p o rta rlo nella nostra c ittà . E

rimase quella l ’unica vo lta !

Del suo breve soggio rno a T o rin o il W agne r reca

d ire tta ed esplicita testimonianza in una sua le tte ra ,

inviata da Genova il 1° se ttem b re 1853 e ind irizza ta

alla moglie M inna Planer: modesta e um ile , incapace

di comprende re tu t t a la forza de l genio d e ll’ uomo

a cu i era legata, ma tene ra e affettuosa! N e ll’accen­

Mccwdo Wagner

Ritratto del 1853, pochi mesi prima della sua venuta a Torino

nata le tte ra il W agne r dice

« d ’aver g ira to pe r To rino

ben bene, d e n tro e f u o r i, am­

m irando s o p ra ttu tto la bella

posizione de lla c itt à » ; ma

poco tem po dopo , poiché

incominciava ad annoiarsi,

egli aveva lasciato la c ittà il

g io rno 30 agosto, anche per

po te r essere a Genova un

g io rno p rima d e ll’epoca sta­

b ilita . Ne lla stessa le tte ra —

una le tte ra assai lunga, dove

sono racco lti i più va ri ele­

menti — egli accenna ancora

d i essersi in c o n tra to a To­

rino col celebre pianista

tedesco Thalbe rg, co lu i che

doveva più ta rd i d iven ta re

il fonda to re di que lla g lo ­

riosa scuola pianistica napo­

letana, che si a ffermò g lo rio ­

samente nella seconda metà

d e ll'O tto c e n to ; e ne lle stessa

le tte ra ancora aggiunge: « A

T o rin o ho anche v is to il

Bar­

biere,

che mi ha d iv e r tito

assai ».

Le ragioni de lla breve permanenza de l W agne r

a T o rin o sono facilm en te spiegabili. Prima di t u t t o il

W agne r, venendo in Italia, anelava — come ogni uomo

del N o rd — al paesaggio tip icamen te m ed ite rraneo ,

quale solo nelle reg ion i più m e rid iona li si o ffre nei

suoi aspetti più tip ic i e ca ra tte ris tic i; in secondo

luogo, in quel pe riodo pa rtico la rm en te ag ita to e

to rm en toso de lla sua v ita , W agne r, coi suoi nervi

scossi e ammalati, non trovava qu ie te e pace in nessun

luogo. Basti una prova. Della c ittà d i Genova e del­

l ’ impressione* avutane scriveva: « lo non ho mai

v is to nulla come questa Genova! É qualche cosa di

indesc riv ib ilm en te be llo , grandioso, ca ra tte ris tico :

Parigi e Lond ra , al co n fron to d i questa d iv ina c ittà ,

scompaiono come semplici agglomeramenti d i case

e di strade senza alcuna fo rm a ... ». Una settimana

dopo W agne r già lasciava Genova pe r recarsi

alla

Spezia; fu dopo la burrasca a ttrave rsata pe r

mare,

che

all'immaginazione

de l

Wagner, immerso in uno

sta to

quasi di incoscienza letargica, apparve definito

alla sua mente il « tem a del Reno», col quale si

Wagner e l’arte wagneriana a Torino